Riprendo dallo scorso articolo sul seminario tenuto da Danielle Borra e Claudio Zanoni, organizzato dagli amici dell’Akitsukai di Lucca nel fine settimana del 4 e 5 gennaio. Principali temi trattati sono stati postura e taglio con annesi corollari. Della postura ho parlato nel precedente articolo, è ora la volta del taglio.
IL TAGLIO
“Soft, smooth and sharp”, è ciò che maestri europei ci hanno trasmesso in questi anni. “Morbido, fluido e tagliente” sono alcune delle principali caratteristiche che un buon taglio deve possedere.
In relazione allo sharp occorrerà la consapevolezza che lo si otterrà solo attraverso la “morbidezza” del corpo, intesa come eliminazione delle rigidità muscolari, e conseguente fluidità di movimento.
Come realizzarlo comporta tutta una serie di azioni che concorrono alla realizzazione del taglio.
Prima di tutto è importante la postura corretta: schiena dritta, energia concentrata nella parte bassa del corpo, leggera contrazione dei glutei e degli addominali, totale rilassatezza della parte alta del corpo. Mantenimento della centralità evitando oscillazioni nelle tre dimensioni dello spazio. Se si mantiene dritta la schiena e si è rilassati nella parte alta del corpo difficilmente oscilleremo in avanti/dietro o a destra/sinistra, ma particolare attenzione sarà da mettere nell’alto/basso mantenendo un corretto iaigoshi in tutti i movimenti.
Se già questi due punti richiedono impegno e pratica per essere realizzati correttamente, il prossimo punto è quello principe. Parliamo del corretto tenouchi.

Punto di partenza una corretta impugnatura con gli avambracci che formano un angolo di circa 45 gradi con la tsuka.

Un corretto furikaburi condotto con la spalla senza interessare polsi o gomiti e al termine del quale l’angolo tra avambraccio e tsuka sia dell’ordine dei 90 gradi con le dita morbide ma chiuse e i palmi aperti.

Un efficace inizio del taglio con la chiusura delle dita mignolo ed anulare in coerenza con lo spostamento del corpo in modo che da quest’ultimo sia condotto il taglio e non dalla muscolatura di spalle e/o braccia.
Una chiusura delle mani in modo che i muscoli alla base del mignolo, eminenza ipotenar, sormontino la tsuka e, unitamente all’anello pollice indice, ne controllino il blocco a fine taglio e la ricostituzione di quell’angolo di circa 45 gradi tra avambracci e tsuka.
Con questa azione si ricostruisce quella kirite, la mano che taglia, come anni fa, in un seminario, ci aveva spiegato il Maestro Yamazaki Hanshi Hachidan.
Come per le problematiche legate alla postura anche quelle legate al taglio, e forse ancor di più, necessitano di una pratica basata su uno studio consapevole e attento di tutta la motilità che dal kamae porta al taglio passando dal furikaburi.
Come per la postura: facile a dirsi, difficile da realizzare, ma non impossibile. L’importante è comprendere il problema, verificare la nostra posizione e ricercare quel cambiamento, quasi sempre scomodo, che ci avvia verso la correzione dei nostri errori.
Buona pratica!