Nei giorni 13 e 14 ottobre 2018, a Savona, si è svolta la decima edizione del seminario di Seitei Iai e Muso Shinden diretta da René Van Amersfoort sensei (7 dan kyoshi) con la collaborazione dei maestri Danielle Borra (7 dan kyoshi) e Claudio Zanoni (6 dan renshi). Un traguardo importante per la nostra linea di pratica, ma piccino se paragonato ad esempio al quarantacinquesimo anniversario dei campionati di Jodo in Giappone: questo può farci riflettere sull’importanza di portare avanti un’opera di diffusione delle arti marziali giapponesi in Italia e può ricordarci di preservare un cuore modesto, dinanzi ad una competenza le cui radici sono vecchie centinaia di anni.
La giornata di sabato si è aperta con un discorso introduttivo del sensei Van Amersfoort sul concetto di reiho, e sulle varie difficoltà cui si può andare incontro quando alcuni dettami imposti dall’etichetta giapponese risultano molto distanti dalle nostre abitudini culturali. Il sensei ci ha invitati a fare del nostro meglio per essere sempre rispettosi nella nostra pratica, e a comportarci con correttezza in ogni occasione, facendo sempre riferimento ai nostri sensei. In seguito ci siamo concentrati sui kihon, cui è stata dedicata tutta la mattinata: abbiamo lavorato molto sul taglio, in particolare su come eseguirlo utilizzando il corpo. Per cercare di avvicinarci alla corretta sensazione che dovremmo provare quando tagliamo, il sensei ha fatto ricorso a tanti esercizi diversi, che hanno coinvolto in maniera differente arti superiori e inferiori.

In seguito, abbiamo enunciato i requisiti fondamentali per superare i primi tre esami yudansha (reiho, saho, nukitsuke, kirioroshi, chiburi e noto) e il quarto (atteggiamento calmo, metsuke, fighting spirit e ki ken tai corretto). Vista l’alta presenza di esami kodansha imminenti, il sensei Van Amersfoort ha anche rimarcato cosa venga richiesto di cambiare ad un quinto, un sesto e un settimo dan. Il discorso è scivolato naturalmente sui quaranta chakuganten di zenkenren iai, quindi ci siamo concentrati su quelli riguardanti mae e ushiro. Particolare attenzione è stata posta sul passaggio fra il termine del nukitsuke e il termine del furikaburi, poiché l’uso del corpo che facciamo in questo frangente è spesso poco corretto; sul passaggio fra caricamento e taglio, che non dovrebbe presentare interruzioni, e sulla differenza fra fumikomi e fumikae. Ci siamo quindi spostati su due kata in piedi, kesagiri e morotetsuki. Riguardo il quinto kata, è stata sottolineata l’importanza di eseguire un primo taglio davvero efficace in entrambe le direzioni, andando a colpire l’anca senza abbassarsi e raggiungendo la posizione correttamente segnalata dal chakuganten, con la mano destra sopra la spalla, senza un’apertura eccessiva cui tutti facilmente tendiamo e senza accorciare troppo il taglio, dando dimostrazione di non avere una corretta percezione del maai e della posizione in cui si trova il kasoteki (o delle sue proporzioni).

La domenica è stata interessata dalla pratica di kihon, zenkenren iai e koryu. Abbiamo di nuovo iniziato la giornata lavorando sull’uso del corpo nel taglio, quindi abbiamo mutuato dal kendo alcuni concetti preziosi, come ichigan (capacità nell’uso degli occhi), nisoku (capacità nell’uso dei piedi), santan (capacità di utilizzare il tanden) e shiriki (capacità di attingere alla “potenza”, intesa come energia interiore e non come forza bruta). Il sensei ha insistito molto su questo aspetto della pratica, rimarcandone l’importanza durante tutto l’allenamento dei kata di Muso Shinden: senza un corretto uso dei piedi, che è alla base -in modo figurativo e non- dell’uso del corpo, i movimenti della spada non possono essere efficaci né corretti sul piano tecnico. Ci siamo dedicati allo studio di sato, con concentrazione appunto sul lavoro dei piedi, su ryuto, sempre per dimostrare come sia importante costruire un kata passando attraverso le versioni semplici per principianti, con attenzione per i fondamentali e per i movimenti del corpo, che deve saper creare, riempire e mantenere la distanza dall’avversario. Abbiamo allenato seichuto, ponendo molta attenzione a come proteggersi e avanzare senza esitazione: circa questo ultimo punto, il sensei Van Amersfoort ha toccato un argomento a mio parere molto interessante, col quale avevo già avuto occasione di confrontarmi da adolescente quando iniziavo a cimentarmi nelle acrobazie richieste ai praticanti di wushu e mi scontravo con un timore che non sfiorava minimamente lo spirito dei miei compagni di pratica più giovani. Crescendo accumuliamo esperienze negative e fallimenti, che ci fanno fare esperienza e coltivare senso del pericolo, prudenza, qualcosa che ai bambini piccoli è ignoto. Si appendono ovunque, ponendo le mani con naturalezza, non hanno paura di cadere, non considerano neanche la possibilità che accada – perchè, di fatto, non vi si sono mai imbattuti. La nostra mancanza di esitazione con la spada in mano dovrebbe essere simile. Forse anche questo è uno dei significati della raccomandazione “mantieni un cuore da principiante”: abbi fiducia, affronta la situazione con sicurezza, appunto non avere esitazioni.

La giornata di domenica è terminata con una sessione di dodici kata di zenkenren iai, eseguiti dopo aver enumerato per ciascuno di essi i chakuganten corrispondenti su cui concentrarsi. Anche in questa occasione è stata ribadita l’importanza della gestione del peso sui piedi: dovremmo riuscire ad arrivare a muoverci senza perdere il centro, destabilizzandoci in avanti o indietro senza possibilità di reagire nel modo più conveniente a seconda della situazione.
In vista dei campionati Europei ormai alle porte, ma anche a causa del particolare momento che sto vivendo all’interno del mio percorso nello iaido, ho trovato questo seminario illuminante, piacevole e preziosissimo. Incontrare amici vecchi e nuovi fa bene al cuore, avere qualcuno che mi guidi nella crescita tecnica e “spirituale” nello iaido è qualcosa di cui non smetterò mai di essere grata. L’incontro con un sensei non è mai qualcosa che serva solo a scaldare i muscoli. Ci sono tanti contenuti importanti che possiamo accogliere e portare con noi, uno fra tanti quello di heijoshin, un concetto complesso attorno al quale orbitano da tempo le mie riflessioni: cos’è la tranquillità quotidiana nella pratica? Cos’è davvero la tranquillità quotidiana? A volte faticare a trovare delle risposte può generare ansia. In questi frangenti può essere molto utile ricordare che non stiamo percorrendo un sentiero isolato, ma abbiamo dei maestri che hanno convissuto con queste stesse incognite più di noi e possono illuminare la nostra strada, se ci fidiamo di loro abbastanza da lasciarglielo fare.

Chiara Bonacina, 3 dan

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© La fotografia del sensei Van Amersfoort è stata scattata da Stefania Cannella.

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