Nell’ultimo periodo, complice anche la forzata e dovuta assenza di pratica in dojo, mi sono ritrovato a ragionare su come la musica, che per la maggior parte delle persone riveste un aspetto importante se non fondamentale della propria vita, possa esser in qualche modo legata alla percezione di relax o di sentirsi carichi nello Iaido, in particolar modo nella preparazione di una competizione o di un esame.
Tale ragionamento arriva da innumerevoli osservazioni che ho fatto durante i tanti campionati a cui ho partecipato e dalla consapevolezza di quanto la musica sia importante anche in alcune pratiche psicologiche e non, come il training autogeno, lo yoga, la mindfulness e la musicoterapia, per citarne alcune.
Senza andare nello specifico teorico di ciascun metodo, vorrei fornire solamente uno spunto su cui ognuno di noi possa riflettere, poiché come ogni cosa che riguarda la nostra mente e le nostre parti più profonde, è necessario adattare e personalizzare l’approccio su se stessi, a seconda di come ci fa sentire e percepire il mondo.
Spero quindi che questo breve e semplicistico articolo possa aiutare a essere maggiormente consapevoli di un’abitudine, che forse a volte diamo per scontata. Non ho la pretesa di esporre in maniera scientifica o con prove alla mano che quello di cui andrò a parlarvi funzioni, ma tentar non nuoce.
Spesso, durante i momenti immediatamente precedenti ad una prova da sostenere nel dojo, si vedono molti praticanti con le cuffie nelle orecchie che si concentrano sugli aspetti più disparati della loro prossima performance (scusate il termine troppo sportivo), che sia una gara o un esame. Questo è uno dei momenti che preferisco prima di questi eventi, perché trovo affascinante poter assistere dal vivo alla preparazione mentale di ogni singolo iaidoka, vedere lo sguardo che immagina i movimenti, i muscoli che si scaldano e la mente focalizzata verso un obiettivo. Mi ha sempre incuriosito e credo continuerà a farlo.
Nel corso degli anni, dunque, mi è capitato spesso di chiedere, forse per curiosità clinica, che tipo di musica ascoltassero i vari compagni, sia italiani che stranieri.
La quasi totalità delle volte, a parte rarissime eccezioni, come forse qualcuno dei lettori immaginerà, la risposta era orientata ad un genere strong: metal, rock, punk con tutte le varie sfaccettature.
Una musica quindi, se così si può dire, forte, potente, che trasmette indubbiamente carica, adrenalina, immagini di grandiosità e vittoria, emozioni calde, di pancia… insomma, tutte quelle sensazioni, credo, che ci fanno sentire pronti per uno scontro, che attivano in noi il sistema più agonistico.
E cosa succede dopo?
Vorrei portare la mia personale esperienza, sperando possa dare un altro punto di vista alla questione.
Durante tutti questi anni di pratica e di esami da affrontare, ho radicalmente cambiato approccio: se dapprima anche io ascoltavo tali canzoni (sono sempre stato un grande appassionato del punk rock), ed effettivamente sentivo la carica crescere in me prima di entrare in uno shiai-jo, ad esempio, passando il tempo mi sono accorto (forse perché sto invecchiando anche io, e la ormai assenza di capelli ne è una prova inconfutabile) che tale approccio non funzionava più come prima, ossia non mi dava quella ulteriore tranquillità di cui avevo bisogno.
Mi sono chiesto allora cosa potesse aiutarmi ancora di più a prepararmi prima di una gara o di un esame. Fortunatamente, sono sempre riuscito ad esser relativamente sciolto e fluido nella pratica, peccando sicuramente in presenza, in zanshin e nella capacità di far vedere un avversario; ma come dicono spesso i nostri Maestri, giapponesi e non, uno degli aspetti più importanti nello Iaido è sicuramente avere fluidità nei movimenti, nell’interezza del nostro corpo.
Come molti ormai sanno, una volta entrati nello shiai-jo, di solito, succede invece l’esatto contrario: ci si irrigidisce, i nostri movimenti risultano a scatti e non si riesce a mantenere quel moto continuo, come un’onda del mare, che magari nel nostro dojo riusciamo ad avere.
E allora mi pongo una domanda: e se, a volte, forse, magari, un pochino c’entrasse anche la musica che ascoltiamo subito prima di iniziare?
Non eccediamo forse nel volerci “caricare”, nel volere entrare in tensione, quasi dovessimo affrontare una partita di football americano?
Se ci si pensa, fare Iaido implica proprio l’opposto.
Per questo, personalmente, ho abbandonato ormai da anni la musica di cui parlavo prima, per orientarmi su altri tipi di melodie, più morbide, rilassanti, che portano la mia mente a immagini rassicuranti, a paesaggi verdi e caldi, al rumore del mare o al suono del vento. Che, sostanzialmente, è la stessa cosa che si fa durante le pratiche di meditazione o rilassamento che accennavo all’inizio.
Non sentirete mai di un training autogeno sulle note degli AC/DC o dei Metallica!
Tali melodie, aiutano a concentrarsi e a rilassare i miei muscoli, a non entrare in tensione (che implicitamente già è presente per la prova che si andrà a sostenere) più del necessario, e ad avere il più possibile la mente sgombra e libera.
Quindi, perché non provare un metodo alternativo? Se il problema risiede, tra le mille cose che avremo da migliorare per tutta la vita nella Via, anche nella rigidità muscolare, cosa si può fare per cambiare?
Questa riflessione non vuole apparire come un consiglio, ognuno ha le proprie caratteristiche ed è giusto che segua le proprie inclinazioni e gusti.
Vuole, forse, essere un punto di domanda, un’idea su come, a volte, provare a cambiare piccole cose, semplici, fuori dalle nostre abitudini, possa aiutarci a comprendere maggiormente il nostro corpo e le nostre sensazioni, considerando, appunto, che la rigidità dei movimenti è uno dei punti su cui perennemente i Sensei insistono molto.
A voi provare, se volete e se l’idea vi stuzzica, e se pensate possa aiutarvi in qualche modo.
P.s.: per chi vuole, consiglio, ad esempio, un ottimo gruppo che ormai è diventato il mio punto di riferimento in queste situazioni: i Sigur Ros.
Alla prossima!