26 Gennaio 2018
Era molto tempo che non avevo ispirazioni particolari a scrivere qualcosa su un pezzo della mia vita quale è lo Iaido.
Lo spunto me lo ha dato il seminario della Kinomoto Sensei non tanto per il seminario in se che ho trovato magnifico ma per le reazioni delle persone. Per quanto riguarda il seminario non mi aspettavo nulla di meno, ho la fortuna di aver visto già alcune volte la Sensei nelle sue dimostrazioni al kyoto taikai e di aver conosciuto, tramite Ishido Sensei, sia lei che Matsuoka Sensei, due persone splendide.
Quello che mi ha fatto veramente meravigliare è la reazione delle persone che hanno partecipato, tutte reazioni positive, ma mi sorprende a dismisura che la CONDIVISIONE sia una cosa che meraviglia le persone così tanto. Per quello a cui sono abituato io in Giappone la condivisione è normale: la condivisione di esperienze di vita, la condivisione delle conoscenze apprese durante una vita spesa a seguire una via di cui si è innamorati e quindi la capacità e la volontà di far apprezzare e di far amare allo stesso modo agli altri quello che è parte integrante della nostra vita.
A questo punto mi considero un uomo fortunato, ho incontrato Ishido sensei sul mio cammino e grazie a lui ho iniziato a seguire un gruppo Europeo legato a lui tramite Renè Sensei che, come si definisce lui, è un pazzo per Iado e Jodo e kendo , ma abituato dall’esempio del Sensei a condividere costantemente le sue conoscenze, che continuano a crescere , perché lui stesso continua il suo percorso di apprendimento e questa sua costanza e determinazione lo ha portato ad essere il primo 8° Dan in Europa ( e nel Mondo fuori dal Giappone). Questo percorso di condivisioni con Ishido sensei, con Renè sensei e con tutte le altre persone incontrate sul percorso mi ha portato a conseguire il 6° dan e a crescere nella mia pratica, questo per l’amore che provo per la pratica e non per dimostrare qualcosa a chicchessia come ha ben spiegato la Maestra Kinomoto.
Amore per la pratica che vuol dire CONDIVISIONE, vuol dire trasmettere, vuol dire mettersi sullo stesso piano, la differenza data dai gradi dovrebbe essere una differenza di tempo di pratica e quindi di esperienza e non la dimostrazione di potere ottenuto. Questo è quello che mi succede tutte le volte che mi trovo a praticare in Europa con questo gruppo oppure in Giappone nel dojo di Ishido Sensei, che passa il suo tempo ad insegnare sia ad un 2° dan che ad un settimo con lo stesso impegno e lo stesso sorriso.
Kinomoto Sensei ha dato una dimostrazione eclatante di quali siano i principi della ZEN Nippon Kendo Renmei, principi che spesso si perdono durante la pratica.
La Kinomoto Sensei ha donato tantissimo a chi ha partecipato a questo seminario e mi spiace per tutti gli alti gradi Italiani che avendo un occasione del genere in Italia non ne hanno approfittato. La Kinomoto Sensei ha tantissimo altro da donare e nello spirito che contraddistingue la Maestra è pronta a meravigliarci ancora con i suoi insegnamenti. N on vedo l’ora di reincontrarla. Fortunatamente la prossima settimana potrò di nuovo praticare con lei ad Utrecht insieme al mio Maestro Renè, con il Maestro Ishido e con tutti quelli che vorranno prendere un po’ di quello che i maestri ci metteranno a disposizione con la loro condivisione.
Grazie Kinomoto Sensei, grazie grazie grazie! Non solo per le questioni tecniche che ci hai lasciato, ma soprattutto per le qualità umane che ci hai trasmesso, se anche solo uno dei praticanti presenti allo stage, non importa se woman or man, riuscirà ad aprire gli occhi, sarà un altro piccolo mattoncino verso una pratica libera e felice.
di Claudio Zanoni – 6° Dan Iaido
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Nei giorni 20 e 21 gennaio 2018, presso il Villaggio Azzurro di Novarello, ha avuto luogo quella che si spera sia la prima di molte edizioni del seminario Women in Iaido. Per l’occasione, la nostra maestra Danielle Borra (che non finiremo mai di ringraziare) si è adoperata allo scopo di portare in Italia Kinomoto Miyuki sensei, ottavo dan kyoshi e studente del maestro Matsuoka per quanto riguarda zenkenren iai. Lo scopo? Offrire uno spaccato di iaido d’alto livello “al femminile”, presentare un modello più vicino a quella che nel mondo marziale sta uscendo pian piano dal ruolo di netta minoranza.
Quando ho deciso di organizzare questo stage “al femminile” ho subito pensato di invitare Kinomoto Sensei.
Ho visto il suo esame da 8° dan in Giappone e molte delle sue esibizioni al Kyoto taikai e considero la Maestra un esempio di quello che può essere un eccellente iaido.
La Maestra Kinomoto mi ha chiesto più volte cosa volessi ottenere da questo stage e cosa volevo che insegnasse. Le ho spiegato che nella mia esperienza di insegnante ed arbitro vedo spesso uno iaido molto bello praticato dalle donne italiane nei gradi bassi: sono precise, fluide, attente e realizzano un movimento tendenzialmente migliore dei loro compagni di pratica. La cosa però si inverte attorno a 3°-4° dan, quel passaggio è difficile e spesso lo iaido femminile dei gradi intermedi manca di efficacia, non è convincente, kasoteki non c’è, manca una vera e propria espressione marziale. Ovviamente non per tutte è così ma questo passaggio sembra per molte difficile da realizzare. La premessa a questi due giorni era quindi aiutarci a realizzare uno iaido efficace anche per i gradi intermedi o più alti.
[Danielle Borra, 7 dan kyoshi]
Le kodansha e le yudansha dell’SGT Kiryoku non potevano mancare: nella giornata di sabato si è registrata una buona affluenza di atlete provenienti da Belgio, Francia, Grecia, Italia, Olanda e Spagna; domenica si sono aggiunti al gruppo diversi istruttori, compresi il nostro sensei René Van Amersfoort e il nostro insegnante Claudio Zanoni.
Kinomoto sensei ha visibilmente impressionato tutti noi, non solo per le sue qualità tecniche ma per l’estrema profondità della sua pratica, che è emersa in un ritratto limpido ed energico della sua concezione della vita. Sabato mattina Kinomoto sensei ci ha raccontato di come abbia iniziato a praticare iaido, quasi per caso: era il suo primo anno di università e non era interessata alla spada, ma l’ateneo avrebbe offerto un viaggio per partecipare ad un noto matsuri a chi avesse preso parte al taikai di iaido. Spinta dal desiderio di viaggiare, Kinomoto sensei ha stretto fra le dita il suo primo bokken, scoprendo di amare molto qualcosa che non si aspettava di sentire come proprio. Combinazione, ora che è diventata ottavo dan, lo iaido continua a realizzare il suo sogno iniziale di farle vedere il mondo…!
Sabato pomeriggio abbiamo allenato i primi sei kata di zenkenren iai, preparandoci all’esecuzione di ciascuno attraverso un mirato kihon propedeutico a quello che Kinomoto sensei identificava come punto più critico. Ad esempio, in preparazione a mae e ushiro, abbiamo eseguito dei movimenti continui avanti e indietro (badando al ki ken tai) alternando nukitsuke e kirioroshi; prima di ukenagashi abbiamo allenato questo tipo di parata e tagli su kesa sia a destra che a sinistra con cambio gamba; ci siamo soffermate sulla corretta esecuzione dello tsuki di tsukaate e prima di cimentarci in kesagiri abbiamo allenato la continuità del taglio e il corretto tenouchi provando due do continui come quelli di kasumi immediatamente seguiti dal taglio del quinto kata. Domenica mattina abbiamo terminato di studiare i dodici kata di zenkenren iai, quindi ci siamo concentrati sui kihon. In seguito, è stato aperto uno spazio di discussione all’interno del quale gli istruttori hanno ricevuto chiarimenti dalla maestra Kinomoto circa le problematiche dell’insegnamento dello iaido ad esponenti di sesso femminile.
Mi è piaciuto che Kinomoto sensei abbia precisato che la diversità della donna non deve mai essere una scusa, né per chi le insegna né per la praticante stessa: ci sono differenze da imparare a conoscere, come la necessità di legare l’obi più in alto – con ciò che ne consegue – o il dover variare la spiegazione del sayabiki, ma entrambi i sessi possono ambire a uno iaido corretto attraverso una corretta pratica. Ancor più mi è piaciuto che sia Zanoni che Van Amersfoort sensei abbiano esposto i loro dubbi e ascoltato con interesse. Nel dojo di Torino ci sono molte donne, in proporzione a quante se ne vedano agli eventi ufficiali in altre palestre. La presenza della linea maschile dei nostri insegnanti ha avuto un peso, che per me si è tradotto in una manifestazione della loro volontà di raggiungere un livello, una possibilità di applicazione della loro esperienza a tutto tondo. Credo sia qualcosa di cui tutte noi praticanti donne del Kiryoku dovremmo sentirci fiere e grate.
Vorrei concludere con un paio di considerazioni personali. La prima è che non è per niente facile scrivere un articolo del genere scongiurando del tutto i fraintendimenti. Quello che mi preme è che si ammetta e riconosca in modo paritario l’esistenza di uno iaido femminile, che esattamente come lo iaido maschile è un sentiero che può condurre a una meta comune, lo iaido corretto (che poi sia completamente raggiungibile o solo avvicinabile, per entrambi i sessi, è un altro discorso). La seconda rimanda a uno degli episodi della vita di Kinomoto sensei che ci sono stati raccontati. Kinomoto sensei ha rivelato di essersi resa conto di cosa potesse rappresentare il kasoteki seduta in un cinema, davanti a uno dei film di Terminator (ターミネーター “Tāminātā”, in giapponese). Nella sua mente, da allora, il kasoteki è stato qualcosa di mutevole e in trasformazione, che cresceva con lei lungo la via dello iaido e di cui ha sempre, fermamente tenuto considerazione. Molte volte, prima dell’inizio del kata, ci ha consigliato di iniziare ad estrarre la spada solo quando fossimo riuscite davvero a visualizzarlo. Gli inviti a considerare il kasoteki sono stati molto più numerosi dei richiami per le imprecisioni tecniche, nella giornata di sabato, il che mi ha fatto ripensare a come dal racconto della vita di Kinomoto sensei si evinca che essa sia stata strettamente legata alla pratica, anche se raramente dentro il dojo. Dobbiamo sempre ricordare cosa stiamo facendo, e soprattutto perché: lo scopo è proteggere la vita e non c’è niente di più prezioso al mondo, per questo una volta eliminato il nostro kasoteki dobbiamo coltivare dentro di noi la compassione, e mentre rinfoderiamo la spada che ha posto fine alla sua esistenza per nostra mano, nella nostra attenzione non deve mancare un profondo pensiero per il peso dell’azione che abbiamo appena compiuto.
Kinomoto sensei ha colpito tutte noi per la qualità del suo iaido, ma anche per il suo spessore umano, un’umanità di cui il racconto del suo percorso è stato intriso. Come donna e agonista, quando penserò a lei, non la assocerò solo a Terminator, ma anche a Frankenstein Junior, per la precisione alla scena in cui Gene Wilder alza lo sguardo verso la telecamera e grida “si può fare!!”.
Al termine di questo seminario, è ciò che ho deciso fermamente di credere anche io.
di Chiara Bonacina – 3° Dan Iaido