Ricominciare è sempre un po’ difficile in particolare dopo una interruzione di tre settimane per le vacanze natalizie, vacanze si fa per dire ovviamente poiché, visto che lavorando nella logistica, sono oramai quasi 40 anni che questo periodo corrisponde per me con l’inventario.
La palestra però è rimasta chiusa e quindi non avevo l’impegno serale. Tre settimane passano in fretta ma ci si abitua anche molto in fretta alla nuova routine, quindi ieri sera, quando mi preparavo per andare in palestra, ho sentito un po’ di amarezza. Dover lasciare i miei bimbi a casa ed uscire per andare in palestra devo essere sincero mi è pesato un po’ soprattutto perché Keiko mi ha guardato con un’aria molto triste.
Sinceramente mi sento, da un po’ di tempo, a corto di stimoli soprattutto nell’insegnamento e per mitigare questa sensazione ieri sera mi sono dedicato alla pratica, cosa che mi aiuta sempre a ritrovare un po’ di equilibrio.
Vagando tra i miei pensieri mi sono reso conto di quanto mi manchi in questo periodo il mio viaggio abituale in Giappone, quanto mi manchi praticare nel Dojo del Maestro, sentire i suoi consigli, le sue correzioni, i suoi sorrisi quando proprio non riusciamo a cambiare come vorrebbe lui.
Ma mi manca anche la parte ludica del Giappone: i ristoranti, il cibo, la passeggiata nella galleria di kawasaki a non cercare nulla o tutto, entrare nei negozi più strani e curiosare in un mondo che è diverso dal nostro.
Mi manca entrare in un ristorante che non ho mai provato e assaggiare i piatti più diversi, oppure tornare al solito ristorante nella galleria della stazione e mangiare i migliori Takoyaki abbia mai mangiato senza salsa ma solo con il sale, oppure distruggermi con una mangiata di sushi e sashimi come solo in Giappone riesco a fare.
Ecco una delle cose di cui questa pandemia mi ha sicuramente privato è questa ricarica che il Giappone mi da ogni anno: vedere i Sensei, praticare con loro, camminare per le strade, prendere il treno o la metro, vivere quei 7/10 giorni in un mondo che mi affascina e che allo stesso tempo non vorrei fosse il mio (per sempre) riuscire a visitare qualche tempio, respirare l’aria della storia giapponese così diversa dalla nostra.
Ma sono fiducioso, sono sicuro che nel 2023 tornerò in Giappone, ricomincerò a vivere tutte quelle sensazioni che mi mancano e che fanno parte della mia pratica. Sono sicuro che il Maestro mi striglierà talmente tanto, dopo tutto questo tempo, che mi vergognerò della mia pratica e della mia incapacità, ma sono anche sicuro che la pratica nel dojo mi ridarà la carica necessaria.
Giappone aspettaci, torniamo presto.