Il 2024 è stato un anno impegnativo da molti punti di vista.

Claudio ed io siamo andati in giro per l’Europa facendo parte di molte commissioni d’esame. E’ stata un’esperienza interessante che ci ha anche permesso di vedere ed apprezzare stili diversi di organizzazione e di pratica.

Altri esami si avvicinano e, come sempre, sto cercando di prepararmi riflettendo su quali sono le cose importanti e cosa bisognerebbe riuscire a valutare.

Ho già scritto alcuni commenti sull’articolo 20 della FIK (pubblicato anche sul sito CIK) ma vorrei riprendere alcuni punti.

La tecnica è sicuramente importante e diamo tutti per scontato che per gli esami di grado più elevato la tecnica sia acquisita. Il che non vuol dire non fare degli errori. Tutti facciamo degli errori e, entro certi limiti, non è questo quello che conta. Tendiamo alla perfezione ma non la raggiungeremo mai, gli errori ci stanno (non troppi appunto). Ci sono però altre cose che diventano importanti.

Il Maestro Sato Shinobu, Hanshi 8° dan, a Budapest allo stage alti gradi ha chiaramente detto che quello che lui si aspetta dagli alti gradi è un corretto atteggiamento. E’ un concetto profondo e complicato come tutte le cose del mondo giapponese che frequentiamo. Il corretto atteggiamento parte da prima dell’esame: da come stiamo seduti in attesa, per esempio, da come entriamo nell’area, da come facciamo il Reiho, da come usciamo ecc. Il Mastro Sato ha chiaramente detto che molti degli europei non prestavano attenzione a questi aspetti ma solo all’esecuzione del kata. Ad un certo livello questo non basta.

Un’altra cosa importante è la capacità di esprimere un ritmo con Kankyuu-Kyoujaku (lento-veloce forte-piano) e Jo-Ha-Kyu, in un movimento fluido dall’inizio alla fine. Spesso si vedono kata eseguiti in modo spezzettato, con interruzioni di ritmo e di attenzione che diminuiscono nettamente la qualità dell’esecuzione.

Inoltre, sempre secondo Sato Sensei, tutta la performance deve essere collegata, il nostro spirito deve essere attivo e consapevole da prima di cominciare fino a dopo che siamo usciti. Dobbiamo tenere gli occhi, la mente e il cuore sull’avversario per tutto il tempo in cui facciamo l’esame. In questo modo riusciremo ad esprimere veramente zanshin e a mostrare Hingaku, Fukaku e Kigurai e il kata assumerà un Riai corretto. Tutto questo si vede guardando un esame e cambia completamente la percezione della qualità e dell’emozione che trasmette una determinata esecuzione.

Come è possibile allenarsi per affrontare esami di grado più elevato? Non ci sono regole e ogni persona ha approcci diversi. Intanto, banalmente, bisogna allenarsi, possibilmente seguiti da un insegnante in grado di correggere la tecnica ma anche l’approccio mentale e spirituale del candidato.

Il nostro corpo deve imparare come muoversi nel profondo e la nostra mente deve avere la tranquillità che solo un costante e continuo lavoro può dare. Dato per scontato questo gli approcci a completamento della pratica possono essere molto diversi.

Il nostro psicologo Andrea Cauda suggerisce sempre di provare a visualizzare i nostri movimenti con la mente, provare a vederci nel momento in cui stiamo dando l’esame. Questa pratica di visualizzazione con la mente è particolarmente efficace perché il nostro corpo impara anche in questo modo e la ripetizione, anche fittizia della situazione, calma la nostra emotività.

Questa pratica permette anche di allenare il riai del kata perché possiamo cercare di visualizzare l’avversario con la mente e vedere come reagisce ai nostri movimenti.

Un modo che ho usato spesso prima dei miei esami è allenarmi a casa, tutti i giorni, senza la spada ma facendo tutti i movimenti del kata. In questo modo il corpo si mantiene in allenamento e, non essendoci la spada che a volte ci trascina, si abitua a muoversi senza oscillazioni avanti e indietro e mantenendo un corretto iaigoshi e una corretta postura.

Un altro modo per allenare l’intensità necessaria è provare a praticare più kata di quanti richiesti dall’esame cercando di mantenere la concentrazione focalizzata sull’avversario, “tenere gli occhi e il cuore sull’avversario” dall’inizio alla fine dell’esecuzione. Se riusciamo a farlo per esempio su 12 kata sarà semplice farlo per sei kata.

Nessuno di questi sistemi può sostituire l’allenamento in dojo ma sono modi con cui si può integrare la propria preparazione.

Come ho detto ogni persona è diversa e usa strategie diverse. Se ne avete voglia potreste raccontarcele contribuendo così al processo di condivisione che questo blog porta avanti da tempo.

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