Un anno e mezzo fa conobbi una persona che mi fece conoscere questa parte dello Iaido, le gare.
Oramai praticavo da un anno, ma a parte allenarsi per migliorare sé stessi e prepararsi agli esami ero totalmente all’oscuro di questo mondo fatto di gare e medaglie.
Inizialmente non comprendevo l’utilità delle competizioni, mi sembravano inutili e non legate al concetto dello Iaido, ma dopo aver iniziato ad allenarmi nel dojo della S.G.T. Kiryoku ho iniziato a comprenderne il reale significato (almeno per me): mettersi in gioco per migliorare sé stessi e il proprio Iaido.
Domenica è stata la mia quarta gara da quando pratico Iaido e purtroppo la conclusione non è stata positiva e al mio collo non c’era una medaglia; ma mi sono sentita comunque vincitrice perché in qualche modo ho vinto anche io insieme ai miei compagni di dojo.
Sono entrata a far parte della S.G.T. Kiryoku l’anno scorso a settembre e, come è normale che fosse, l’integrazione in un gruppo già formato non è stata semplice. Ci sono tanti fattori che bloccano questo processo e non ci sono colpe o motivazioni personali, semplicemente è necessario un tempo fisiologico perché questo accada.

Non posso far altro che ringraziare la persona che mi ha presentato Sensei Zanoni e la Maestra Danielle perché mi ha mostrato un nuovo concetto di famiglia.
L’unione e la condivisione dell’attesa, la concentrazione nel guardare le gare tutti insieme, condividere pareri, “soffrire” insieme al proprio compagno che sta tirando, rimanere uniti come gruppo, mi ha fatto sentire di far parte di una famiglia un po’ allargata, ma molto unita.
Le gare sono una forma di integrazione e di unione e, pur sembrando un paradosso, permettono di consolidare amicizie perché sai che c’è sana rivalità e voglia di stare insieme, rivedere amici che fanno parte di altri dojo e condividere con loro emozioni e agitazione per la gara.
Non ho vinto una medaglia domenica, ma ho riscoperto i valori di amicizia e cooperazione, ho scoperto che non è importante vincere (per quello c’è sempre un’altra occasione), ma avere lo stimolo per praticare e migliorare sempre.
Questa volta non da sola, ma parte di un gruppo straordinario.

Ramona Paravano, 1 dan

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© La fotografia in copertina è stata scattata da Clara Saponati, quella nel corpo del testo da Alessio Rastrelli.

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