Il 19 e 20 febbraio si sono svolti a Castenaso (Bo) i Campionati Italiani di Iaido 2022.
Stefano Teani – che ringraziamo per l’ottimo lavoro e per la collaborazione con la redazione del blog Kiryoku – ha intervistato per noi alcuni tra i protagonisti di questi campionati:
- Kevin Di Vozzo
- Ilaria Mencaroni
- Carlo Cardani
- Andrea Cauda
Kevin Di Vozzo (Muganokai Livorno)
1° classificato categoria Nidan e 1° classificato competizione a squadre.
Cosa pensi della competizione nello iaido? Perché fare una gara?
Per mettersi alla prova e verificare se stessi, anche se non è un combattimento diretto metto alla prova me stesso. Serve per analizzarsi sotto stress, in condizioni che in dojo non ci possono essere. È l’occasione per osare qualcosa in più e così, da esercizio, diventa un test, in cui la percezione della mente e del corpo è diversa.
In che modo cambia l’allenamento in vista di una competizione?
Non cambia molto rispetto alla quotidianità, la gara è una tappa intermedia fra la pratica normale e l’ideale punto di arrivo, si tratta di una verifica. Essendo un laureando in scienze motorie, se c’è molto tempo prima della gara analizzo tutto in maniera più scientifica, mentre più mi avvicino alla gara più cerco di enfatizzare quello che comunemente si chiama fighting. Un esercizio che faccio spesso è immaginare me stesso di fronte, al posto dell’avversario; conoscendomi bene, se riesco a battere il me che ho davanti significa che sono stato più bravo, quindi il nuovo Kevin è migliore di quello appena sconfitto.
Come vivi il rapporto con gli altri praticanti?
L’aspetto corale è molto importante, ho conosciuto una vera e propria famiglia nello iaido. Apprezzo molto lo spirito di gruppo fra le persone, che crescono insieme, si confrontano con gli altri e si arricchiscono reciprocamente.
Preferisci la gara individuale o a squadra?
Ci sono pro e contro in entrambe. L’approccio è diverso, nell’individuale non bisogna strafare, in quella a squadre invece mi sento più libero e tranquillo, perché se combatto con un grado più basso devo solo fare il mio, se ho di fronte un grado più alto posso tentare di azzardare un po’, perché partendo svantaggiato ho solo da guadagnarci. Sono più distaccato mentalmente e riesco così a godermi il momento.
Percepisci lo shiai più contro te stesso o contro l’avversario?
Rispetto all’allenamento in palestra, in gara l’attenzione si sposta su altro: devo visualizzare un avversario. Ecco che è una prestazione al limite, perché da una parte immagino comunque me stesso, come dicevo poco fa, dall’altra la concentrazione non è più tesa a superarmi in maniera oggettiva ma assoluta.
Quali sono gli insegnamenti che trai da una gara?
Innanzitutto la gestione dello stress, penso che soprattutto per chi fa arti marziali sia importante, perché oltre alla perfezione della forma bisogna saper gestire la tensione. Poi si tratta di un momento di controllo, utile a capire se si sta migliorando o meno, se si sta andando nella direzione giusta o se si deve cambiare qualcosa.
Come ti senti di fronte alla prima gara dopo un passaggio di grado?
Non la vivo con ansia, dipende da come ci si allena. Io cerco di praticare come un atleta di grado superiore, quindi se sono secondo dan cerco di mettere in pratica gli insegnamenti su cui so che lavorano i terzi. Forse questo mi ha aiutato a non soffrire troppo l’ansia, anche perché credo che il grado sia solo una formalità, io sono lo stesso del giorno prima dell’esame, il mio laido cambia quotidianamente con la pratica, non in quel momento quando mi viene assegnato un nuovo numero.
Hai dei riti scaramantici?
Non sono superstizioso ma ho preso l’abitudine di dare una sorta bacio alla spada, avvicino la tsuka alla bocca ed espiro sul mekugi. Mi deriva da quando, dopo gli ultimi campionati europei, mi si è spezzata la lama in mano. Facendo questa operazione tengo meglio l’impugnatura e sento che mi scivola meno. L’altra cosa è sedersi in seiza in un angolo e ripetere a memoria tutti i kata che dovrò eseguire, visualizzando ogni passaggio.
Ti aiuta ascoltare musica?
No, al momento non lo faccio mai, anche se ho letto in molti articoli che aiuta. Per ora non ci ho provato.
clicca qui sotto per leggere le altre interviste