“La verità ci rende liberi
Peccato che la verità non sia oggettiva”
An.

Ultimamente, forse perché ho perso un po’ dello spirito che ci spinge a trasmettere agli altri quanto sappiamo, sono più sensibile ad un aspetto per me come insegnante difficile e demotivante: la presa visione netta di come le persone (me compreso ovviamente) siano sorprendenti nella loro capacità di mentire a sé stessi.
Sicuramente è un comportamento che troviamo in qualsiasi ambito e ha sempre effetti sorprendenti se guardato con occhi il più possibile privi di giudizio. Nell’ambito dello Iaido sono un paio di anni che guardo diverse manifestazioni del fenomeno di cui sto parlando, ma fino ad oggi non ero mai riuscito a dargli una connotazione precisa.

Ultimamente mi colpisce molto il fatto che mi capiti spesso di ripetere decine e decine di volte le stesse cose, magari agli stessi interlocutori che, per aggiungere un lato ironico, riescono anche a stupirsi di quanto dico come se fosse una grande novità. Questa capacità di essere totalmente impermeabili alle indicazioni che vengono fornite nel passato mi ha spesso sconcertato, non ne capivo la ragione e comunque davo la colpa al fatto che cambiare comporta sempre uno sforzo non indifferente , comporta un impegno che si deve diluire nel tempo perché ci sono molti ostacoli fra cui le nostre abitudini, la nostra zona di comfort ecc.
Pensavo questa cosa e continuavo a desiderare di portare tutti ad essere bravi nello iaido, per questo insegno in maniera dettagliata e cerco di introdurre dei cambiamenti nella pratica delle persone in modo che maturi e acquisisca profondità.

Una delle affermazioni del mio maestro René, che mi è sempre piaciuta, è: il risultato più importante non sono i successi personali ma i successi che si riesce a far realizzare ai propri allievi.
Questo spirito mi ha sempre spinto a provare ad ottenere il massimo dalle persone che si allenano nel nostro dojo, diventando molte volte insistente o sfiorando l’antipatia. Inoltre la mia voglia di far progredire tutti verso un livello più alto mi ha sempre spinto ad impegnarmi al massimo nella mia pratica in modo da poter essere un esempio positivo per tutti gli allievi perché

l’esempio è la più grande forma di insegnamento (G. Marchesi)

Ma qualche tempo fa è arrivata quella che considero una svolta, iniziata lo scorso anno con il seminario della Kinomoto Sensei, mi ha fatto cambiare la mia percezione, confermata nell’anno successivo.
Mentiamo a noi stessi spesso senza rendercene conto! Partecipiamo agli eventi o alle lezioni e non assimiliamo veramente le cose che ci vengono dette, la nostra mente non riesce a vedere e recepire veramente quello che succede. Non mettiamo in pratica quello che ci viene detto, non ci proviamo neppure perché fondamentalmente non lo recepiamo e non lo ricordiamo. In questo senso mentiamo a noi stessi lasciando che quello che noi pensiamo o proviamo prevalga su quanto ci viene detto: per esempio mi dicono che il mio saluto non va bene ed io continuo a tenerlo così senza impegnarmi per nulla nel cercare di migliorarlo. Andiamo in palestra a fare una cosa che forse non ci interessa veramente ma ci fa passare del tempo, ci rassicura facendoci reiterare i comportamenti e i movimenti che troviamo confortevoli. In fondo il progresso e il cambiamento non ci interessano veramente, siamo lì solo per presenzialismo, solo perché in qualche modo essere lì ci mette in pace con la nostra coscienza: partecipo e questo basta. Resto esattamente allo stesso punto, non cambio veramente ma in fondo non è importante.

Insegnare iaido

Quando impareremo a dirci le cose come stanno? Se non ci mettiamo la testa in quello che facciamo, se non ripensiamo nella vita quotidiana a quello che i maestri ci hanno insegnato, che senso ha? Se non mettiamo la nostra attenzione focalizzata con determinazione sul migliorarci che senso ha spendere soldi, tempo ed energia, vedere il tal maestro o il tal altro?

Bisognerebbe smettere di mentire a noi stessi sulla nostra disponibilità al cambiamento e sul nostro reale impegno o interesse per il budo, che purtroppo deve essere vivo e profondo per determinare dei cambiamenti.

Claudio Zanoni, 6 dan renshi

2 COMMENTS

    • Hello Dean,
      thanks for your comment.
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      Claudio Zanoni

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