In questo weekend passato (ndr: 23/24 febbraio) ho avuto l’occasione e soprattutto la fortuna di partecipare al seminario “Women in Iaido”.
Per me era una seconda esperienza avendo partecipato anche l’anno scorso, ma sarà stata la più chiara traduzione in italiano (fatta da Anna Rosolini il sabato e da Sensei Zanoni la domenica) sarà stato che io ero più concentrata e presente nell’assimilare e comprendere meglio i concetti della Sensei giapponese ottavo dan Miyuki Kinomoto, ad avermi portato a scrivere un breve pensiero sull’esperienza vissuta.
Sono solo un secondo dan nella pratica dello Iaido, mi ritengo ancora una principiante e per questo non mi soffermerò molto sulle tecniche, per me comunque essenziali per una buona pratica (e non solo per le donne), ma su un concetto in particolare che mi ha davvero colpito.
Sensei Kanto nella traduzione dal giapponese l’ha definito weakness, debolezze.
La Sensei Kinomoto ha spiegato più volte che non esiste uno Iaido per donne, ma un unico Iaido (nato per essere praticato da uomini) con dei punti ben definiti nel manuale della Znkr, per questo abbiamo bisogno di comprendere quali sono le “debolezze” che noi donne abbiamo per riuscire a praticare un buon Iaido.
Per fare questo la Sensei ci ha mostrato una tecnica (kihon) per ogni kata, di modo da imparare ad eseguire correttamente i movimenti e poter dunque eseguire in modo corretto tutto il kata.

Guardare la Sensei Kinomoto praticare mi ha stimolato a fare sempre meglio e la mia attenzione era rivolta ad ogni movimento fatto.
Ho iniziato a sentire il mio corpo, la respirazione, le mie mani.
Nel kihon del decimo, ad esempio, aumentando la velocità della pratica mi rendevo conto di come le mie mani fossero rigide e per nulla morbide.
Eppure la Sensei aveva detto che bisognava tenere le mani leggere sulla tsuka per praticare l’esercizio. Perché io invece tenevo la presa stretta e conseguentemente non riuscivo a tagliare correttamente?
Ed è lì che ho capito (per me) il concetto di debolezza che spiegava la Sensei giapponese.
La vera pratica non sta nel copiare un altro, oppure nel pensare a come essere superiore ad un uomo, non dobbiamo cercare di sconfiggere gli uomini, ma cercare e comprendere come sconfiggere quella parte di noi che non ci permette di fare un buon Iaido.

Kinomoto sensei

La Sensei ha spiegato che il corpo femminile è effettivamente differente rispetto a quello maschile e in particolare mi ha “illuminato” la sua spiegazione in merito le anche.
Noi donne, a causa della conformazione delle anche, tendiamo a chiudere il piede durante l’avanzamento nel kata e per questo alla fine ci ritroviamo sbilanciate.
Portare a notare questi punti, insieme ad altri spiegati, mi ha fatto comprendere un po’ meglio le mie difficoltà.
E’ vero, abbiamo un fisico diverso rispetto ai giapponesi, ma possiamo capire come utilizzarlo al meglio per fare dei corretti movimenti.
E l’unico modo, l’unica via è ascoltare sé stessi.
La costanza nel praticare la tecnica, ascoltare il proprio corpo ed il proprio respiro ci porta a migliorarci, nello Iaido e nella vita.
Mi sento davvero grata ad aver avuto nuovamente l’opportunità di seguire un seminario della Sensei Kinomoto, per me è stato davvero di grande aiuto e chiarezza.
Grazie a chi ha permesso che questo avvenisse in Italia, due volte.
Ricordo perfettamente il momento in cui me ne fu parlato la prima volta, ero su un treno direzione Roma oramai due anni fa. Allora dissi alla Maestra Danielle che mi interessava soprattutto capire come vestirsi (visto che me lo aveva spiegato un uomo la prima volta), ma ora ho capito che la Sensei Kinomoto aveva molto di più da donarci.
Grazie ancora per aver permesso tutto questo.

Ramona Paravano, 2 dan

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