di Cristina Gioanetti – 3° Dan Iaido
29 marzo 2016
Ogni anno all’inizio della primavera si tiene il tradizionale appuntamento della S.G.T Kiryoku di Torino con lo stage dedicato allo studio di Muso Shinden Ryu condotto dal maestro René Van Amersfoort.
E’ una scadenza importante quella di marzo a La Loggia, perché il tempo che dedichiamo all’approfondimento della scuola antica non è mai abbastanza, ed ogni anno ce ne rendiamo conto.
I kata delle tre serie sono tantissimi, i movimenti diversi per molti versi da quelli che richiede seitei, gli scenari più complessi e l’impegno fisico decisamente più intenso rispetto ai 12 kata di base.
E’ vero – come ha ricordato il sensei – che i kata di Muso Shinden che ognuno di noi deve sapere veramente bene in quanto richiesti per gli esami sono solo tre o quattro, ma conoscere la sorgente dello iaido che pratichiamo normalmente è importante sia per la nostra cultura sia per capire davvero fino in fondo il motivo di tutti i dettagli presenti in seitei.
La cosa che ogni volta personalmente provo durante lo stage interamente dedicato al koryu è la ricchezza di possibilità che offre l’uso della spada.
Tanto seitei è stretto in termini espressivi, quanto koryu è invece ampio.
Forse, quando si ha iniziato da poco la pratica, si viene investiti da tutti questi nuovi kata di cui si fa fatica a memorizzare i nomi e le sequenze, il che è incredibilmente frustrante, e questo aspetto si coglie poco.
Ma con il passare del tempo, nonostante si tratti di un lavoro molto lungo, diventa sempre più ricco di spunti e perfino divertente; il fatto che le regole siano un po’ meno restrittive e che addirittura siano permesse versioni differenti dello stesso kata, ha un che di liberatorio…
Un altro elemento fondamentale nello studio della scuola antica, che ha poi una ricaduta positiva in seitei – come ha più volte sottolineato il maestro – è che richiedendo un impegno fisico maggiore, ci fa capire quanto sia importante il controllo del corpo per mantenere la centralità.
L’uso del corpo nel muoversi nello spazio e nella realizzazione del taglio è la chiave di volta dello iaido: solo con una postura stabile, bilanciata e corretta è possibile ottenere movimenti efficaci che provengono “dal di dentro”.
La mancanza di ciò rende i kata antichi totalmente ridicoli e quelli di seitei artificiosi e meccanici.
La difficoltà del controllo continuo sulla centralità della figura in Muso Shinden, con scenari più articolati e movimenti più impegnativi, dovrebbe far sì che tornando ai kata di base portiamo un po’ più di realismo e di energia.
Ovviamente tale energia non va confusa né con la velocità né con la forza: il concetto di morbidezza e rilassamento che il maestro René ricorda in ogni suo stage, vale anche nella pratica di koryu.
Per eseguire un taglio potente ed efficace, il segreto non è la forza, ma esattamente lo scaricarla dalle braccia; la non-rigidità consente un’elasticità che riesce a seguire il cambiamento continuo della posizione dei polsi e delle dita.
Questo si vede benissimo, ad esempio, in kata della terza serie in tachi-waza come Yukitsure o Rentatsu; si tratta di kata apparentemente semplici, ma dove solo il movimento fluido nello spazio e questa morbidezza delle braccia, fanno sì che l’azione appaia effettivamente sorprendente verso i due avversari che prima ci camminano a fianco e che i tagli scaturiscano pieni e vigorosi in un moto senza interruzioni.
Quindi, si può dire che il vecchio caro “moving without stopping” e l’altro adagio “slow, smooth and sharp” vanno applicati sempre, in seitei come in koryu, sebbene nel secondo siamo tentati di intensificare e irrigidire i movimenti e nel primo rischiamo di diventare scolastici.
Ma iaido significa in realtà essere pronti ad ogni evenienza qualunque cosa stiamo facendo o in qualunque luogo ci troviamo (“Tsune ni ite, kyu ni awasu”) e l’unico modo di fare ciò è di mettere in pratica quello che insegna il sensei, muoversi senza stop e rilassarsi prima di tagliare.
Si tratta, dunque, di allenare costantemente i kihon e portarli in modo visibile nei kata così da avere un movimento fluido e una postura stabile, che ci facciano mantenere il seme e trovare il giusto jo-ha-kyu; e tutto questo lavoro applicato a koryu riversarlo di conseguenza in seitei, dove è più facile perdere l’avversario e risultare un po’ automatici.
Abbiamo davanti un altro anno di pratica per mettere in atto ciò che ci è stato trasmesso durante il seminario e imparare qualcosa in più sui kata di scuola antica: fino alla prossima full-immersion di muso shinden c’è un sacco di lavoro che ognuno di noi può fare per cercare di migliorarsi incessantemente.