1. “Wait for good fortune with patience and vigilance.
When you encounter it, grab it by any means.
Grab it with your hands, or even with your feet,
but do not let go”

Il giorno 17 febbraio dell’anno corrente avremmo davvero voluto stringere con tenacia la ali di quell’aereo che ci avrebbe condotto verso la nostra meta, ma ci trovammo costretti a conquistare un piccolo spazio presso l’aeroporto di Monaco, dove avremmo dovuto trascorrere l’intera ed ormai iniziata notte….
Il giorno seguente, finalmente, anche se affaticata, a bordo di quell’aereo raggiunto correndo tra la confusione di Shangai, tutto mi sembrava irreale ma il Giappone era ormai vicino. Le mie emozioni erano piu forti della grande stanchezza e la notte trascorsa insonne quasi pareva propedeutica per i giorni futuri.

2. Il Dojo

Lo stesso profumo e la stessa atmosfera permeavano da ogni minimo spazio. Gli allenamenti iniziati fin da subito si sono fatti intensi e ricchi di stimoli tecnici e di profonda conoscenza tramandata con passione e grande spiritualità.

3. I dintorni
Momenti di vita in Giappone condivisi con amici ritrovati hanno sicuramente colorato lo spazio lasciato libero dalla pratica quotidiana così come le sere animate da una inaspettata e cosi viva Kawasaki. Immancabili mete, Kamakura, Seki ed il castello di Gifu hanno colmato il desiderio di rivivere quel Giappone sognato e sempre rivissuto con piacere e gioia.

4. Una lezione speciale

Il Maestro Kotaro, dopo i suoi infiniti, generosi nonché preziosi insegnamenti, una sera chiese a Morishima Sensei “potresti per favore spiegarle Ukenagashi?”.
Io non avevo quasi neanche compreso cosi bene che proprio a me avrebbe “regalato” con tanta pazienza gran parte del tempo per cercare di farmi comprendere in ogni sua parte il significato di tale forma.
Il corpo doveva essere frontale e gli esercizi di base suggeritimi in precedenza dal Maestro Kotaro venivano riproposti in tale occasione e ritornavano certamente fondamentali.
Io pensai “se solo riuscissi in minima parte a realizzare questa forma cosi come mi viene spiegata…” e con tanta ammirazione osservavo Morishima Sensei nell’esecuzione del kata, nel modo con cui impugnava la spada prima della sua estrazione e dopo aver portato il kissaki in alto verso destra. Nessuna esitazione, nessuna interruzione, ma solo fluidità e continuità unite a determinazione e precisione. Un esempio chiaro, concreto e quasi irreale per me.
Di li in poi provai, riprovai e riprovai ancora.
Il Maestro Kotaro osservava e tanti erano gli aspetti che ancora non andavano bene…, ma ciò che, invece, andava certamente “meglio”, pur non riguardando la forma nella sua esecuzione, era lo spirito con cui stavo provando.

Per tali ragioni, ringrazio di cuore chi ha saputo permettere che ciò accadesse:
Ringrazio Ishido Sensei e suo figlio Kotaro
Ringrazio Morishima Sensei
Ringrazio Danielle Borra Sensei
Ringrazio Claudio Zanoni

Stefania Battista – 5 dan

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