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Tra storia ed evoluzione, attraverso le interviste dedicate alle figure storiche del Budo, vi presentiamo un altro grande protagonista del Budo europeo. Con i suoi riconoscimenti in patria e all’estero ha contribuito enormemente allo sviluppo e alla crescita delle arti della spada con una carriera iniziata nel 1962: praticante, atleta agonistico nazionale, allenatore, organizzatore, arbitro internazionale, Victor Charles Cook, praticante di Kendo, Iaido e Jodo, ci racconta la sua storia.
Cook Sensei, grazie per aver accolto con gentilezza e disponibilità la nostra proposta per poterla conoscere meglio e poter illustrare ai nostri lettori la storia dietro ad una figura di spicco del Budo come lei.
Partiamo subito con le generalità: quando e dove è nato?
Sono nato a Gosport, vicino alla base navale di Portsmout, nell’Hampshire, l’ 8 Giugno del 1943.
Comprendo che lei ha avuto una carriera molto lunga nel Budo e il suo curriculum conferma semplicemente tutto questo. Ma per favore, ci può raccontare come e quando tutto questo ha avuto inizio? Quali dan ha ottenuto e come ha capito che il Budo era un impegno per la vita?
Nel 1962, quando sono stato mandato al London College of Printing dalla mia azienda per studiare grafica e aspetti tecnici della tipografia e della stampa, ho incontrato R. M. Knutson che mi chiese se fossi stato interessato a praticare Kendo. Le lezioni si tenevano alla London Judo Society ed è qui che ho incontrato per la prima volta Jock Hopson Sensei.
Circa 20 anni dopo sono riuscito ad infortunarmi a causa di una pessima postura utilizzando il computer per ore al lavoro, il che mi ha danneggiato il disco sotto la settima vertebra, cosa che alla fine ha indotto un neurochirurgo a consigliarmi vivamente di smettere di praticare il Kendo o avrebbe dovuto saldare le vertebre insieme, cosa che non mi entusiasmava. È stato allora che mi sono concentrato su Iaido e Jodo, discipline nelle quali si può controllare la propria pratica, ed è stato in questo periodo che sono arrivato alla comprensione che non potevo, e non volevo, abbandonare la pratica del Budo.
I gradi che ho conseguito sono Iaido Nanadan Kyoshi, Jodo Godan e Kendo Yondan.
Mi spiace apprendere dell’infortunio, e se posso permettermi, è comunque un esempio positivo di dedizione e perseveranza, a dimostrazione di quanti e quali risultati si possano ottenere con la pratica costante. Ma quando ha iniziato immagino la situazione fosse ben diversa da quella attuale: qual era lo scenario tipico dei dojo di Iaido dei suoi inizi?
Non c’erano dojo specifici per la pratica di Iai nel Regno Unito, tuttavia diversi membri di spicco del BKA occasionalmente si esercitavano come meglio potevano sfruttando le visite occasionale dei Sensei giapponese di Kendo. Naturalmente, persone come Hopson Sensei sono riusciti a incontrare insegnanti come Ishido Sensei mentre risiedevano in Giappone. Tuttavia, durante la prima visita di Ishido Sensei in Inghilterra abbiamo partecipato a diverse sessioni che ho trovato decisamente entusiasmanti, ma un inferno per le mie ginocchia: dopo aver assistito alle dimostrazioni del Sensei mi sono reso conto che qualunque cosa avessi osservato in passato dello Iai, non era ciò a cui avevo assistito durante la visita del Sensei.
Adoro sentire parlare di storie così pionieristiche, offrono davvero un’ottima visione degli enormi risultati che Sensei come lei hanno ottenuto a partire da quando quasi nulla esisteva davvero. Rimanendo ai suoi primi tempi, chi è il suo Sensei, cosa ha fatto Ryu, come è entrato in contatto con lui?
Il mio maestro è Ishido Shizufumi, Hachi Dan Hanshi.
All’inizio dell’estate del 1979 ricevetti una telefonata dal Giappone da Hopson Sensei che mi chiedeva se avessi potuto o voluto ospitare un giovane Sensei di Iai che voleva visitare l’Inghilterra nel mese di agosto e studiare l’interesse per lo Iaido nel Regno Unito. Dato che il mio dojo a Brighton era uno dei pochi aperti durante il periodo delle vacanze estive e dopo aver accettato di prendermi cura di lui, il dado fu tratto così com’era.
Quando il Sensei visitò per la prima volta il mio dojo, notò che appeso al muro c’era il kanji dello Shin Bu Kan e pensò fosse l’omaggio del mio dojo in onore della sua visita nel Regno Unito. Fu alquanto difficile spiegare che il kanji era il nome del mio dojo………Karma!
Posso solo immaginare la situazione e l’imbarazzo diplomatico, forse anche amplificate dalle diverse culture. Ma dopo questo primo approccio, come è iniziato e come è evoluto il rapporto con il suo Sensei?
È una strana sensazione per me, personalmente: in primo luogo lo rispetto pienamente come mio insegnante di Iai poiché ha condiviso tutto della sua conoscenza del Budo e poi devo dire grazie alla sua pazienza e cordialità. C’è stato un momento in cui sono stato molto fortunato ad avere il suo pieno sostegno, in un momento in cui la mia vita personale ebbe bisogno di aiuto senza doverlo chiedere, e quando ebbi bisogno di un vero amico, lui mi diede il suo sostegno e la sua generosità di spirito nel momento giusto. Le sue azioni mi hanno portato a sviluppare un forte sentimento di amicizia e gratitudine.
Quindi, grazie a questa profonda amicizia, immagino che lei lo abbia frequentato anche in Giappone. Quando le è capitato di andare in Giappone per la prima volta? Presumo anche che quei tempi abbiano offerto sentimenti contrastanti sull’essere uno straniero nel loro dojo. C’è qualche esperienza memorabile che vorrebbe condividere? Si allena ancora regolarmente in Giappone?
Nel 1981 ho avuto la fortuna di essere invitato per tre settimane in Giappone con Jock Hopson Sensei per approfondire il nostro studio di Iai presso il dojo di Ishido Sensei. A causa della mia carriera professionale e degli impegni familiari non ho mai avuto il tempo di frequentare corsi a blocchi in Giappone per studiare, ma ho viaggiato avanti e indietro per vari eventi e, naturalmente, per sostenere gli esami di dan, che di solito richiedevano dalle tre alle quattro settimane di formazione ogni volta. Durante una di queste visite, ho chiesto al Sensei se avesse potuto guidarmi da un rivenditore che potesse realizzare Mon e simili, da utilizzare nel mio dojo, partendo da illustrazioni che avevo preso da un testo dedicato ai Mon. Per quanto ci avessi provato, non ebbi fortuna perché il disegno che avevo mostrato esisteva davvero ma era usato molto raramente. Quella sera, il padre di Ishido Sensei entrò nel dojo e mi diede l’autorizzazione, dato che ero uno studente personale di suo figlio, di poter indossare e utilizzare il mon di famiglia. Un onore incredibile che non mi sarei mai aspettato.
Per quanto riguarda le sensazioni di risentimento nell’essere un ospite, devo ammettere che non le percepivo affatto.
C’è stata un’esperienza memorabile, anche se non intenzionale, ovvero quando ho chiesto al Sensei un appuntamento da un barbiere locale, perché dopo tre settimane senza radermi o potermi regolare la barba folta, avevo bisogno di sistemarmi un po’. In quel giorno particolare ha suscitato un po’ di scalpore osservare un gaijin radersi i peli del viso, di orecchie, naso e sopracciglia, con un rasoio affilatissimo, deve essere stato il momento clou del divertimento della settimana.
Mi pare di capire che la relazione con il suo Sensei è decisamente solida e di lunga data. Molto quindi avrà potuto apprendere anche sui metodi di insegnamento: qual è secondo lei, la differenza tra l’insegnamento giapponese (quello del suo sensei verso di lei) e quello occidentale (il suo verso i suoi studenti)?
La risposta breve è che non c’è alcuna differenza.
L’iniziare sotto la guida di Ishido Sensei mi ha dato la possibilità di fare esperienza innanzi tutto con la sua pazienza, non c’erano urla o spacconate, nessun istruttore del tipo di quelli che urlano o ridono o che rivolgono osservazioni sprezzanti al praticante, cosa che aumenta il livello di paura nello studente e distrugge la fiducia in se stessi facendo perdere il senso del divertimento.
Spiego personalmente a tutti gli assistenti istruttori di non dimenticare mai che una volta erano loro stessi dei principianti, di non fare il prepotente o di sminuire gli altri, in questo modo non si ottiene nulla.
Quando ha pensato all’insegnamento e quando ha iniziato a insegnare? Ha qualche preferenza particolare verso una classe specifica, o ai loro requisiti unici (bambini, concorrenti, adulti) e l’insegnamento che sta offrendo?
Per me non c’era alternativa valida che insegnare agli altri se volevo continuare a praticare. Poiché sono stato richiamato a casa da Londra dalla mia azienda e poiché a quel punto ero completamente assorbito dal kendo, è stata una situazione per la quale dover trovare altre persone interessate ad avviare un dojo. Nel 1963 c’erano pochissime persone che sapevano dell’esistenza del Kendo nel Regno Unito, per non parlare addirittura di praticarlo. Si trattava di cercare membri che avrebbero dovuto essere matti quanto lo ero io. La pubblicità su una rivista nazionale di Judo del tempo permise di ragguppare diversi studenti che aprirono il primo club. Il resto, come si suol dire, è storia.
Mi ricordo del momento in cui mi sono confrontato per la prima volta con una classe: c’era una massima che avevo assorbito e che dice: insegna ciò di cui hai più bisogno per imparare. Questo è ciò che mi ha portato sulla strada dell’essere un insegnante anche se semplice shodan!
Per quanto riguarda il modo in cui ci si prepara a insegnare, tendo a usare il mio istinto, ma mantenere le basi è qualcosa di cui non vergognarsi perché la ripetizione corretta non può essere evitata se si vuole migliorare la propria tecnica. È raro per me aver affrontato una lezione per i bambini, ma in quei rari momenti in cui l’ho fatto, mi è stato presto chiaro che bisogna farli divertire poiché il loro intervallo di concentrazione è relativamente breve, ma può essere comuque un’esperienza divertente.
Per quanto riguarda gli adulti, affronto sempre la situazione trattando i principianti e gli studenti avanzati con uguale rispetto e pazienza, siano essi giovani, forti e desiderosi di competizione, ai quali riporto l’adagio per il quale se desideri essere sul podio del vincitore, puoi competere solo nel modo in cui ti alleni. Per quanto riguarda il praticante medio o lo studente di mezza età che cerca solo un hobby, bisogno incoraggiarlo, a qualsiasi età, che qualunque cosa faccia dovrebbe essere divertente, sarebbe inutile sia per lo studente che per l’insegnante se non lo facessero.
Queste massime sono così acute e profonde, fanno passare la propria formazione e disciplina oltre i confini della relazione tra insegnante e studente, una questione di influenza reciproca per migliorare insieme. Miglioramento del proprio io e della pratica che devono passare attraverso il modo in cui contribuiscono tutti insieme alla formazione dell’individuale. In che modo lei pensa che Kendo, Iaido e Jodo e la loro relazione incrociata abbiano influenzato il suo sviluppo generale del budo?
Dato che tutte e tre le discipline riguardano l’uso della spada, questo ovviamente dà un’idea di come la spada possa essere usata in situazioni diverse. Ritengo che sia difficile comprendere appieno l’arte della spada per chi pratica solo una di queste discipline. Pertanto, la mia carriera così com’è mi ha dato una migliore comprensione del budo.
E insieme a una migliore comprensione si dovrebbe anche arrivare a rendersi conto di come lo Iaido sia cambiato nel corso degli anni, giusto?
Non solo è cambiato, è costantemente in fase di sviluppo. Basti guardare i vecchi filmati dei Dai (grandi) sensei di cinquanta o sessanta anni fa. Questi enbu non rispecchiano i canoni di giudizio moderni e probabilmente avrebbero difficoltà a superare il 3° o 4° dan. Personalmente credo che lo Iaido sia diventato sempre più estetico e tecnico, mettendo in secondo piano il senso del Budo, così che si fa fatica a percepire la sensazione di pericolo dall’enbu di un praticante.
Quindi anche l’insegnamento è verosimilmente cambiato: tornando ancora su questo tema, come si svolge una sua tipica lezione di Iaido?
Innanzitutto si parte con una prima fase di riscaldaldamento con esercizi adeguati, seguiti da tecniche di taglio, chiburi, noto e altri vari esercizi. Sempre per riscaldamento, di solito poi guido la classe in Seitei Iai almeno per tre volte. Successivamente prendo in analisi singoli kata di Seitei Iai e ne spiego a fondo i punti principali e i punti che i giudici o gli esaminatori guardano maggiormente. A questo segue una fase di pratica libera, o di studio del Koryu, ed infine una sessione di defaticamento muscolare e, se c’è tempo, rispondo a qualche domanda.
Lei ha sottolineato la differenza tra estetica e tecnica da una parte e Budo dall’altra. Pensa che gli studenti non giapponesi possano veramente comprendere la cultura e la filosofia dietro lo Iaido?
Ad essere onesti, dipende interamente dall’individuo: alcune persone vanno a vivere in Giappone, imparano la lingua e generalmente si fondono in quella che è una società diversa. Anche allora, con alcune persone che ho incontrato, ovviamente, hanno carpito ciò che più gli piaceva e hanno ignorato tutto il resto, ma nonostante ciò affermano di comprendere a fondo la cultura giapponese. Altre persone hanno davvero cercato di assorbire il più possibile, e credono davvero di avere un’idea di ciò che è il Giappone, ma loro stessi ammettono di aver solo scalfito la superficie. In breve, personalmente penso di non essere giapponese e non lo sarò mai, ma cerco di assorbire al meglio la loro cultura.
Tra cultura e sviluppo, come vede il futuro dello Iaido europeo?
Se seguiamo gli insegnanti giapponesi e permettiamo loro di darci una guida, penso che avremo la possibilità di avvicinarci un po’ a loro sia nella tecnica che nella comprensione del Budo. Quello che temo di più è che ora abbiamo un buon numero di 7° Dan, alcuni con l’atteggiamento del “non abbiamo più bisogno dei giapponesi”. L’ho visto nel Karate, nel Judo, nell’Aikido e in altre discipline giapponesi. Una volta ho chiesto a un Karateka “esperto” perché non invitasse un insegnante di giapponese per i seminari della sua associazione – La sua risposta è stata “tutto ciò che vogliono fare è tornare ai fondamentali, il che è noioso, in più facendo così mi tengo tutte le quote, non dovendo pagare le loro spese”. Spero vivamente che le conoscenze tradizionali non si dissipino e che la cosiddetta “professionalità” egoistica e mediocre non prenda il sopravvento.
Quindi, a quanto pare, un atteggiamento interdisciplinare che potrebbe rovinare le future classi di insegnanti e studenti. Ma abbiamo molti esempi eccezionali come il suo, da seguire: qual è allora un insegnamento del budo che le piace particolarmente trasmettere?
L’umiltà!
Quando ero un adolescente negli anni ’50 mio padre mi disse – “Non importa quanto bravo o abile tu possa diventare in qualunque materia, non dimenticare mai che ci sarà sempre qualcuno migliore di te”.
Come sempre, il tempo vola quando ci si attarda con qualcosa di piacevole. Le sue illuminanti parole e le sue massime ci ancorano al terreno del miglioramento continuo e per la creazione delle migliori basi su cui costruire il futuro delle nostre discipline, non solo dal lato tecnico. Ha parlato anche di piacere della pratica e di divertimento, ed è nostra consuetudine terminare queste chiacchierate scavando anche nei ricordi meno seri della storia del budo europeo. C’è qualche aneddoto divertente sullo Iaido che le piace ricordare?
A parte le solite storie di principianti che cercano di vestirsi con l’hakama finendo per mettere due gambe in un lato dei pantaloni, ecc., ricordo una volta in passato quando in un giorno d’estate, in un seminario, venne organizzato un Taikai. Dato che faceva abbastanza caldo, le porte del dojo furono lasciate aperte, il che fu visto come un invito per uno sciame di vespe: fu molto divertente osservare i tentativi disperati di un arbitro che cercava di apparire calmo e composto osservando i combattenti, ma fallendo miseramente usando le sue bandiere per scacciare via gli insetti che gli ronzavano intorno alla testa.
Biografia di Victor Charles Cook Sensei
KENDO
Ho iniziato gli studi di Kendo nel settembre del 1962 a Londra.
Ho conseguito il 4° dan Kendo ZNKR ai Campionati Europei di Kendo di Berlino del 1981.
Nel periodo 1968-1974 ho vinto la Japan Airlines Cup in tre edizioni e mi sono classificato due volte.
Ho vinto il Sir Frank Bowden Taikai nel 1970.
Ho rappresentato la Gran Bretagna ai Campionati Europei di Kendo Berlino nel 1981.
Mi sono ritirato dal Kendo nel 1985 a causa di una lesione alla colonna vertebrale superiore sul posto di lavoro.
IAIDO
Ho ricominciato a studiare Muso Shinden Ryu Iai sotto Ishido Shizufumi Hachidan Hanshi nel 1979.
Ho ottenuto il riconoscimento Renshi dallo Zen Nippon Kendo Renmei nel 1996.
Ho conseguito il grado Nanadan ZNKR nel 1999 a Tokyo.
Eletto funzionario esecutivo di Iai Bu nel periodo 1986-1998.
Eletto per la carica di Iaido Bucho nel periodo 1998-2010
Nominato allenatore e allenatore della nazionale britannica di Iaido dal 1997 al 2001 (durante questo periodo la squadra ha ottenuto medaglie di bronzo, argento e oro).
Organizzatore tutti i seminari e le valutazioni della BKA dal 1998 al 2010.
Organizzatore del 7° Campionato Europeo di Iaido nel 1999, presso la Sussex University.
Nominato arbitro internazionale e relatore di valutazione nel 1986.
Insegnante principale al seminario di primavera BKA dal 1998.
Principale organizzatore del BKA National Iaido/Jodo Taikai nel periodo 1998-2010.
Nominato arbitro e giurato di tutti i campionati europei di Iaido dall’inizio della competizione ad eccezione dell’edizione Svezia 2004.
Ritirato dalla carica di arbitro all’età di 70 anni, dopo i Campionati Europei Iai 2013 di Meze France.
JODO
Ho iniziato lo studio di Muso Ryu Jodo sotto Hiroi Sensei Kudan Hanshi e Ishido Sensei nel 1981.
Eletto per la carica di Jodo Bucho nel periodo 1983-1986.
Ho conseguito il grado Godan ad Amsterdam nel 1996.
Nominato arbitro internazionale e relatore di valutazione nel 1996.
1° posto al National Taikai categoria Sandan al seminario estivo BKA di Ipswich 1986.
1° posto al Taikai categoria Godan al seminario estivo BKA Warwick 1997.
SVILUPPO DEL BUDO IN GRAN BRETAGNA
Fondazione Portsmouth Kendo dojo nel 1963 (ora Shin Bu Kan Portsmouth).
Fondazione dojo a Liverpool 1965 e a Llangollen, North Wales, 1967.
Fondazione dello Shin Bu Kan dojo a Brighton nl 1977, e anche grazie ad allievi personali apertura dojo a Rochester, Guildford e Southampton.
SVILUPPO INTERNAZIONALE DEL BUDO
Sono stato invitato a insegnare, valutare e arbitrare in Sud Africa, Italia, Olanda, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Incaricato per lo sviluppo di Iaido e Jodo nella Repubblica Ceca nel 1995, da allora ha visitato entrambi i paesi almeno una volta all’anno.
Premiato come membro onorario a vita nel 2001 dalla Czech Kendo Federation per i servizi allo sviluppo di Iaido e Jodo nella Repubblica Ceca.
Nel 2000 sono stato insignito dell’iscrizione onoraria a vita alla Federazione Slovacca di Kendo, per i servizi resi alla Repubblica Slovacca nello sviluppo di Iaido e Jodo.
Incaricato per lo sviluppo dello Iaido e l’introduzione del Jodo dalla Federazione Ungherese di Kendo attraverso gli uffici di Abe Sensei e Ishido Sensei nel 1999 e da allora ho visitato regolarmente l’Ungheria. Fino al Covid