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Hopson Sensei, è un piacere poter cominciare un ciclo di interviste ai massimi gradi europei con uno dei pochi che abbiano ottenuto il settimo dan in tre diverse discipline, Kendo, Iaido e Jodo. Abbiamo davanti una figura fondamentale per lo Iaido europeo e cominciamo quindi con l’usuale domanda di rito: quando è nato e dove?

Sono nato a Northampton Town, nell’East Midland (UK), il 21 maggio 1944.

Sono passati molti anni da quando ha iniziato il suo percorso nel Budo: quando e come ha iniziato, che gradi ha raggiunto e quando si è reso conto che era diventato un impegno totale per lei?

Ho iniziato a praticare Kendo nel 1961 all’età di 17 anni, sotto la guida di Roald M Knutsen presso lo Shinto Ryu Dojo di Vauxhall, nel sud di Londra.

Prima di allora praticavo un po’ di Judo con un club locale nel sud di Londra, ma non ho mai superato la cintura gialla.

Nel periodo in cui praticavo Kendo a Vauxhall ho anche praticato Judo e Aikido con Senta Yamada Sensei, ma ben presto ho fatto del Kendo la mia unica area di studio.

Qual era lo scenario tipico dei dojo di Iaido quando ha iniziato a praticare?

Sebbene Roald Knutsen praticasse lo Iaido per conto proprio, a quel tempo avevo pochissimo interesse per la sua disciplina. A quel tempo la British Kendo Association, fondata nel 1962 da Roald Knutsen stesso, era appena agli inizi ed era in competizione con i suoi rappresentanti e la sua influenza con il British Judo Council, fondato nel 1958. La sezione Kendo e Iaido, gestita da uno dei fratelli Otani, Tomio, figlio dell’influente insegnante di Judo Matsutaro “Pops” Otani, operava sotto la guida di Kenshiro Abe sensei, diplomato prima della guerra presso il Budo Senmon Gakko (Università di Specializzazione nel Budo).

Per quanto ne sappia, questo era il solo scenario relativo allo Iaido nel Regno Unito a quel tempo.

jock hopson iaido sensei
Basic Iaido with a shinken aged 17  (no Iaito available)

Rimanendo nell’ambito dello Iaido, chi è il suo sensei di riferimento, a quale ryu appartiene e come è entrato in contatto con il suo maestro?

Il mio Sensei di Iaido è ovviamente Ishido Sensei, dalla mia prima lezione fino ad ora. Mi ha insegnato quel poco che so di Muso Shinden Ryu e Muso Shinden Jushin Ryu.

Entriamo nel cuore dell’intervista e cominciamo allora a parlare di questa disciplina. Cosa è lo Iaido per lei, qual è il suo significato e cosa le offre questa disciplina?

Lo Iaido, per me, è utile come contrappeso al Kendo (sei chu do e do chu sei). Francamente non riesco a comprendere chi faccia l’uno e non l’altro. Tuttavia, è stato solo quando ho raggiunto il quinto dan di Kendo che ho incontrato Ishido Sensei e ho iniziato ad apprezzare ciò che lo Iaido poteva aggiungere.

jock hopson iaido sensei
1979 Aug, Ishido sensei and Jock in Edinburgh

Andando un po’ più nel dettaglio, ci può parlare del suo rapporto con Ishido Sensei? Ad esempio, come è iniziato e come è evoluto?

Nel 1979 ho avuto la possibilità di usufruire in uso gratuito di un appartamento di proprietà di un medico giapponese che avevo incontrato nel Regno Unito per un “tour conoscitivo” sul Kendo e lo Iaido europei. Con l’aumentare della  calura estiva e dell’umidità, il mio entusiasmo per il keiko di Kendo diminuì. La grande crisi arrivò però un giorno di giugno, quando il dottor Hatakeyama mi invitò per un “bel keiko amichevole” presso il dojo della polizia locale, nel quale stavano facendo il loro Shochu geiko, il tipico allenamento con il caldo, e non riuscii a pensare ad un modo per potermi sottrarre all’invito. Ma poi arrivò una frase benedetta: “beh, se non vuoi fare Kendo, potremmo sempre andare in un dojo Iai, con l’aria condizionata” – che offerta!

Da quando Roald Knutsen praticava lo Iai nei primi anni ’60, avevo sempre considerato la pratica dello Iaido come un’attività lenta e noiosa, adatta solo per i praticanti più anziani, ma quando siamo arrivati ​​al dojo di Ishido Sensei, lo Shinbukan di Kawasaki, e ho visto lo Iaido del Sensei potendo sperimentare il suo metodo di insegnamento chiaro, conciso e logico, ho pensato “sì, questo fa per me”. Per la prima volta, sotto la tutela di Ishido Sensei, i tagli e le spinte dello Iai cominciavano ad avere un senso, e in quel momento, avendo già passato diciotto anni con la pratica del Kendo, era tutto abbastanza semplice da mettere in pratica. Ero preoccupato di come avrebbero potuto convivere gli allenamenti con l’insegnamento dell’inglese alla sera, ma il Sensei mi spiegò che avendo pagato la quota mensile, il dojo era lì a disposizione per me, e che se fosse stato libero quando mi fossi presentato durante il giorno, allora avrei ottenuto una lezione individuale. Un affare incredibile! 

Insieme a quasi tutti gli altri praticanti dello Shinbukan dojo, fui iscritto al Kanagawa Ken Summer Taikai e, con mio grande stupore, tornai a casa con un primo posto nella divisione Mudan. Intendiamoci, non credo che ci siano mai più di una manciata di persone a Kanagawa a livello Mudan in un qualsiasi momento, ma comunque è stata una bella esperienza.

jock hopson iaido sensei
1979 Iaido Mudan Taikai, Kanagawa

E’ sempre affascinante ripercorre le fasi storiche di un’evoluzione con i ricordi di chi li ha vissute e mi piacerebbe approfondire ancora un po’ la sua esperienza giapponese: come l’ha vissuta in quanto straniero e in particolar modo come uno dei primi stranieri ad allenarsi allo Shinbukan dojo di Ishido Sensei? Ha qualche esperienza memorabile che vorrebbe raccontarci?

In realtà la mia prima esperienza in un dojo giapponese fu nel 1965, quando trascorsi diversi mesi in un dojo di Kendo a Fukuoka, diretto da Oura Yoshihiko Sensei. L’allenamento quotidiano fu fisicamente duro per me, ma ovviamente normale per i ragazzi giapponesi, e considerando che avevo allora 21 anni ed essendo lontano da casa per un lungo periodo già come prima volta, fu un’esperienza particolarmente dura anche mentalmente. A quell’epoca non avevo alcuna conoscenza del giapponese e nemmeno un biglietto di ritorno per il Regno Unito! A quel tempo gli stranieri erano piuttosto rari nelle zone rurali di Fukuoka e dovetti sopportare molti sguardi e commenti ogni volta che uscivo.

jock hopson iaido sensei
1965 Oura sensei and family, Fukuoka

Sicuramente un’esperienza dura, ma è stato l’inizio di un viaggio che l’ha portata ad essere uno dei pochissimi tripli settimi dan europei: come pensa che la relazione tra Kendo, Iaido e Jodo abbiano influenzato il suo sviluppo complessivo del Budo?

Credo che al momento siamo solo Louis Vitalis e io ad aver raggiunto il settimo dan in tutte e tre le discipline, ma è difficile giudicare come mi abbiano influenzato. Una cosa che mi viene in mente è che per quanto bravi possiamo pensare di essere in qualsiasi disciplina, ci saranno sempre migliaia e migliaia di budoka che sono anche migliori. Quando vedo la postura e l’autoesaltazione delle persone nei dojo e su Facebook mi chiedo piuttosto che cosa abbiano effettivamente imparato dal Budo, oltre a un sacco di tecniche. Mi è persino capitato di sentire un sesto dan di Iaido lamentarsi dicendo “Ancora una volta non ho ricevuto il mio settimo dan, penso che per la prossima volta imparerò un altro Koryu ” – DOH!

Per noi non è certo facile apprendere a fondo i concetti del Budo, ma a questo punto quale ritiene essere la differenza tra l’insegnamento giapponese, da Ishido Sensei a lei, e l’insegnamento occidentale, ad esempio il suo verso i suoi studenti?

Penso che la differenza non sia da ricercarsi tra gli insegnanti quanto piuttosto tra gli studenti. A noi europei piace progredire velocemente e aggiungere quante più tecniche il più velocemente possibile, mentre i giapponesi sono forse più capaci di perseverare ed imparare lentamente, ma con maggiore profondità. Quando sono arrivato per la prima volta nel Regno Unito accompagnato da Ishido Sensei, ci siamo resi conto rapidamente che culture diverse potevano facilmente portare a enormi malintesi, e ci siamo promessi reciprocamente di parlare liberamente e apertamente per evitare che sorgessero tali problemi. Ishido Sensei e il mio garante per la residenza in Giappone, il dottor Ohmura, sono tra le pochissime persone che si sono prese il tempo e la fatica di spiegarmi in dettaglio come e perché le relazioni vengono stabilite, o interrotte, secondo la società giapponese e le sue regole. Quanto a me, a differenza del modo in cui insegnavo da giovane, cerco di insegnare in modo che gli studenti siano felici, anche se stanno lavorando duramente per fare progressi costanti (gei ni asobu).

Il tema dell’insegnamento è fondamentale per progredire e per tramandare la cultura alle generazioni future: ancora su questo tema e su questa responsabilità, quando ha iniziato a pensare all’insegnamento e quando ha effettivamente iniziato a insegnare? Ha qualche preferenza riguardo ad una classe specifica e ai requisiti unici dei praticanti, ad esempio bambini, competitori, o adulti, e riguardo all’insegnamento che sta impartendo?

Come avrai visto dal mio curriculum sono un insegnante qualificato, anche se la mia esperienza effettiva nelle scuole è stata molto breve. Al contrario, ho insegnato prima Kendo, poi Iaido e quindi Jodo, fin dal mio ritorno nel Regno Unito, nel 1965, con il grado di secondo dan di Kendo. Avendo iniziato praticamente al piano terra del Budo nel Regno Unito, ho sentito che era mia responsabilità trasmettere tutto ciò che avevo imparato nel modo più aperto e responsabile possibile. La mia preferenza personale per l’insegnamento è verso i principianti assoluti e per quegli studenti che trovano difficile imparare. I principianti perché una buona comprensione delle basi fa molto per il successo finale e gli studenti con difficoltà di apprendimento perché tendono seriamente a valutare i progressi che fanno, specialmente quando si sono impegnati così tanto per arrivarci. Ho poca ammirazione per chiunque trovi il Budo così facile da cambiare disciplina in un batter d’occhio e per chi abbia praticato diverse arti marziali per non più di un mese o due al massimo. La mia scelta personale riguarda un insegnamento non finalizzato a fare soldi, fondamentalmente perché vedo il Budo come un dono, non qualcosa da vendere. Questo mi dà anche la libertà di non insegnare a persone che non mi piacciono o che non mi ispirano fiducia dopo averle conosciute.

Ci può descrivere una sua tipica lezione di Iaido?

Cerco, ma non sempre ci riesco, di rendere le lezioni divertenti e allo stesso tempo faticose. Sono molto severo riguardo all’etichetta del dojo e al rispetto dovuto al dojo, ai compagni di pratica e agli istruttori.

jock hopson iaido sensei
1965 Yubukan Dojo, Fukuoka

A proposito di esperienza e cambiamenti, ritiene che lo Iaido sia cambiato nel corso degli anni, e come?

Senza dubbio. Partendo da un livello piuttosto amatoriale, quando l’attrezzatura era praticamente irraggiungibile e i praticanti si creavano la propria hakama e keikogi (negli anni ’60 gli studenti si facevano persino la propria armatura di Kendo) siamo arrivati agli atleti dei Taikai europei, di Kendo, Iai o Jodo, con allenatori, manager, tute della squadra ecc., per non parlare anche di quei molti praticanti esperti più in là con gli anni che hanno raggiunto un’ottima conoscenza della lingua giapponese, scritta e parlata. Ora vengono praticati così tanti ryu-ha diversi in Europa come in America, con uno studio approfondito di vari Koryu, regolari viaggi di formazione in Giappone, persino partecipanti europei al Kyoto Taikai e che provano a passare le prove per l’ottavo dan – è davvero incredibile. L’aver raggiunto un livello nella storia del Budo europeo tale per cui ora ci sono alcuni insegnanti di Budo professionisti a tempo pieno al di fuori delle più comuni discipline come Karate e Judo, indica la popolarità delle arti marziali giapponesi. Sfortunatamente, però, le cose sono anche peggiorate nella misura in cui diversi studenti europei non sono riusciti a comprendere la storia del Budo e la cultura giapponese, ad un punto tale da venire allontanati seppure a malincuore, dai loro Shisho (maestri) giapponesi. Un enorme imbarazzo per i budoka europei.

Quindi ci sono delle differenze importanti imputabili alle diverse culture: pensa che uno iaidoka non giapponese possa intimamente comprendere la cultura e la filosofia dietro lo Iaido?

Sì, ci sono alcune differenze, ma ovviamente dipendono dal singolo individuo. Ritengo essenziale avere un Sensei giapponese preparato ad insegnare il “perché” e il “come” del Budo. Ricordo molto bene il compianto Namitome Sensei all’EJC di Bologna quando ci disse che da giovane credeva che gli stranieri non avrebbero mai potuto comprendere il Budo. Dopo la guerra vide lo spirito del Budo della sua giovinezza diluirsi gradualmente e cominciare a svanire: tuttavia, lo spirito che ha visto durante le gare lo aveva reso così felice nel vedere che lo spirito del Budo della sua giovinezza poteva ancora essere visto in Europa.

Attraverso la sua esperienza abbiamo percorso il passato e il presente dell’arte della spada, dentro e fuori dal Giappone: cosa ne pensa invece del futuro dello Iaido europeo?

Ritengo sia molto incerto. Lo Iaido sarà sempre un’attività minoritaria rispetto al tennis, alla pesca, o altro. Il numero di persone che vogliono iniziare lo Iai, Jodo o Kendo sarà sempre relativamente piccolo. Quando gli iaidoka più avanzati iniziano a competere per la stabilità finanziaria con un numero limitato di studenti, posso immaginare lo Iaido diventare come i gruppi professionisti di Karate, Kung Fu, MMA visti in America e in Europa. I gradi dan diventeranno sempre più facili da ottenere, lo iaito sarà venduto dagli istruttori ai principianti per profitto: se non staremo molto attenti, la formazione di grandi “imperi del Budo” potrà eventualmente portare alla commercializzazione totale dello Iaido.

Cosa consiglierebbe quindi ad un giovane iaidoka principiante?

Molto semplicemente, di trovare un istruttore esperto e gentile, qualcuno che gli piaccia come persona, senza lasciarsi influenzare da quanti dojo gestisca o da quanti ryu-ha possa conoscere. La tecnica è qualcosa che si può imparare attraverso l’allenamento, ma se il suo istruttore è il tipo di persona che gli faccia venir voglia di rinunciare, allora dovrebbe cercarsi un altro istruttore.

Siamo ormai al termine dell’intervista. Grazie per aver condiviso con noi tutte queste esperienze e per averci illustrato l’evoluzione di queste discipline. Per chiudere, come riassumerebbe in due parole un precetto particolare del Budo che le piace trasmettere?

鬼手佛心

Ki-Shu-Bu-Shin. L’abilità di un demone e il cuore di un Buddha.

Biografia di Jock Hopson Sensei

Anthony Patrick (Jock) Hopson è nato a Northampton Town (East Midland, Regno Unito) il 21 maggio 1944.

Dopo una formazione che ha attraversato diverse discipline come Lingua Inglese, Matematica, Fisica, ha iniziato la sua carriera di insegnante dopo aver frequentato il Goldsmith College presso l’Università di Londra, ottenendo nel 1967 l’Attestato di Formazione per Insegnanti presso il Dipartimento di Educazione e Scienza: durante un anno sabbatico ha viaggiato in Giappone, dove ha studiato “Lo sviluppo e la fabbricazione delle armature giapponesi” e si è impegnato quotidianamento con l’allenamento di Kendo.

Appassionato di modellazione, design di mobili e artigianato, nel 1969 Hopson ha conseguito diversi diplomi per la produzione e il design di mobili presso il London College of Furniture, dove ha ricevuto anche l’Horatio Meyer Design Prize.

Gli anni Settanta hanno caratterizzato l’occupazione come insegnante sia nel Regno Unito che in Giappone, dove ha ottenuto l’Intermediate Certificate per lingua giapponese presso la Waseda University. Tornato nel Regno Unito, le sue passioni lo hanno portato a ottenere un Higher Certificate Post Diploma Studies in Carving and Gilding Certificate and Heraldry, lavorando come Conservation Officer per il Framing Department presso la National Gallery di Londra. Alla fine degli anni Ottanta ha fondato la Jock Hopson Conservation Service, specializzata in cornici e specchi intagliati e dorati.

La sua carriera nel Budo non è meno densa della sua vita professionale, partendo come Kendo Ikkyu nel 1962 e fino a Nanadan nel 1994 attraverso esami di grado in Gran Bretagna, Giappone e Francia, è stato nominato Renshi nel 1979 quando era Godan e Kyoshi nel 1987 quando era Rokudan, entrambi i riconoscimenti conseguiti a Kanagawa, in Giappone.

In diversi anni dal 1977 al 1995 è stato Assistant Coach, Coach, Senior Coach e Coach Tutor per la British Kendo Association (BKA). Come competitore di Kendo la sua carriera non è stata meno brillante, frequentando Taikai in tutta Europa e Giappone, salendo più volte sul gradino più alto del podio in competizioni nazionali e internazionali, oltre ad essere selezionato come Arbitro per i Campionati Europei e Mondiali di Kendo fino al 1995.

È stato Istruttore Senior di Kendo al London Kendo Club dal 1965 al 1971 e all’Eishinkan Dojo dal 1982 ad oggi, mentre ha ricoperto ruoli anche presso la BKA come presidente e vicepresidente.

Nel 1979 è stato riconosciuto Iaido Ikkyu, sotto la guida del suo Sensei, Ishido Shizufumi, giungendo infine al Nanadan nel 1998; è stato nominato Renshi nel 1992 quando era Rokudan e poi Kyoshi nel 1998 quando era Nanadan, tutti gradi dan e shogo ottenuti in Giappone, a parte Yondan in Francia. Il suo primo successo competitivo nello Iaido risale al 1979 in Giappone, quando ha ottenuto il primo posto nella categoria Mudan al Kanagawa Ken Summer Taikai, iniziando una carriera che lo ha portato ad essere Istruttore Senior di Iaido all’Eishinkan Dojo dal 1982, oltre ad essere stato selezionato come arbitro in più occasioni ai Campionati Europei di Iaido.

La carriera nello Jodo di Hopson è iniziata con il grado Ikkyu nel 1981 in Giappone, sotto la guida di Hiroi Tsunetsugu Sensei, raggiungendo il livello Yondan nel 1986 guidato da Ishido Shizufumi Sensei e fino a Nanadan nel 2000; è stato riconosciuto Renshi nel 1994 quando era Rokudan e Kyoshi nel 2015 quando era Nanadan, tutti i gradi ottenuti in Giappone a parte Nidan, Sandan e Kyoshi nel Regno Unito. Dal 1982 è anche Istruttore Senior di Jodo all’Eishinkan Dojo.

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