Conosco Sandro Donadio come praticante di Jodo e quando ho saputo che praticava anche Shodo, l’ho rincorso per un anno intero per ottenere questa intervista.

shodo la via della scrittura

Ciao Sandro, grazie per averci concesso questa intervista. Prima di cominciare, raccontaci qualcosa di te, chi sei, cosa pratichi e da quanto tempo?

Ciao a te e a tutti i lettori del vostro Blog. Sono nato a Roma, classe ‘63. Fin da ragazzo mi sono interessato alla cultura orientale e, più in particolare, a quella giapponese.

Attraverso molteplici letture ho iniziato un percorso di approfondimento che mi ha portato, nel 2009, ad iscrivermi ai corsi di Shodo e Jodo promossi dall’Aikizen No Kai di Roma.

Il Jodo lo conosciamo, raccontaci allora cos’è lo Shodo?

Lo Shodo 書道, letteralmente “Via della scrittura”, è l’arte giapponese della calligrafia.

Sho = scrittura
Do = Via

“Chi scrive con le dita, è inferiore
Chi scrive con il braccio, è superiore
Ma non si possono paragonare a chi scrive con il cuore”

shodo calligrafia giapponese

Che materiali servono per praticare lo Shodo?

Si pratica attraverso l’uso di un pennello, di cui esistono moltissimi tipi a secondo della misura delle setole, sia in lunghezza che in quantità, e della loro origine animale (di tasso, di bue, di cavallo, …) oppure anche fatte con miscele di setole diverse per ottenere delle proprietà particolari di durezza / elasticità, di trattenuta e rilascio dell’inchiostro e così via per ciascuna esigenza tecnica / artistica.

Il pennello (Fude) viene intinto nell’inchiostro (Sumi) che si può trovare sia in barrette solide da sfregare su una apposita pietra / recipiente (Suzuri) sciogliendolo con l’aggiunta di acqua oppure bottigliette di inchiostri “industriali” già pronti all’uso o da diluire con acqua.

C’è da dire che la preparazione dell’inchiostro naturale attraverso lo sfregamento con acqua nel Suzuri richiede del tempo a secondo della quantità e della densità che si vuole ottenere. Un tempo utile allo Shodoka per immergersi nel progetto dell’opera calligrafica che ha intenzione di realizzare: un kanji particolare, una poesia, un motto, una preghiera. Potremmo dire che questo tempo sia il “mokuso” dello Shodoka. Una opportunità importante per avere un primo contatto fra se stessi e l’opera.

Dopo il Fude (pennello), il Sumi (barretta di inchiostro), il Suzuri (pietra da inchiostro), il quarto “tesoro del calligrafo” è la carta (Washi).

Molte sono le varietà prodotte. Volgarmente detta “carta di riso” in realtà è prodotta utilizzando le fibre vegetali del celso da carta o di altre piante. Di solito si usano fogli con misure standardizzate ed il calligrafo sceglierà quella più congeniale all’opera finita sia come dimensioni sia come fattura della carta.

Lo Shodo è assimilabile ad un’arte marziale?

Come nelle arti marziali, anche in questa arte calligrafica il suffisso è dō – via, percorso. Anche qui c’è tecnica, nulla è lasciato al caso, i tratti dello shodō devono essere eseguiti con fluidità, naturalezza e armonia. Ogni calligrafia è diversa dall’altra e più si va avanti nella Via, più si cerca di migliorare, non solo nell’estetica della singola opera ma, e soprattutto, nell’essenza spirituale.

L’avanzamento nello studio è scandito dal conseguimento dei gradi dal primo livello di 5° kyu arrivando al 1° kyu e proseguendo poi dallo shodan fino ai successivi dan più alti.

E naturalmente anche nello Shodo ci sono i kamae, i kata e i kihon.

  • Kamae: ingresso / uscita del pennello
  • Kata: insieme di movimenti passanti per i kamae e componenti l’opera
  • Kihon: i tratti fondamentali (circa 50)
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Quindi anche per lo Shodo ci saranno delle scuole e dei maestri. Chi è il tuo sensei?

Pratico Shodo sotto la guida del maestro Norio Nagayama che ha fondato in Italia l’associazione Bokushin (Boku = inchiostro; Shin = cuore / mente) ed è esaminatore della J.E.C.F. (Japan Educational Calligraphy Federation) con sede a Tokyo.

L’associazione Bokushin ha gruppi di praticanti a Lugano ed in tutta Italia (Roma, Napoli, Bologna, Livorno, Milano, Genova, Cosenza, Padova). Per tutto l’anno accademico il Maestro si sposta da un gruppo all’altro una volta al mese per un giorno intero verificando il grado di avanzamento dei praticanti. Inoltre, vengono organizzati seminari di più giorni.

I principali percorsi di studio della nostra scuola (JECF) sono due: Kanji e Kana. Il percorso d’esami Kanji (lett. caratteri cinesi) prevede lo studio dei 5 stili calligrafici Kaisho (stampatello), Gyosho (semi corsivo), Sosho (corsivo o stile dell’erba), Reisho (Stile dei funzionari cinesi), Tensho (stile antico o sigillare).

Il percorso Kana prevede lo studio della scrittura giapponese.

Nelle prove di esame si affianca a questi due percorsi (che possono essere praticati anche contemporaneamente) lo studio dello Hannyashingyo (sutra del cuore) caratterizzato da uno stile calligrafico di particolare interesse a metà fra il Kaisho e il Gyosho.

Prima hai accennato agli esami ottenendo i gradi Kyū e Dan. Ma in cosa consistono questi esami?

Le prove di esame sono commisurate al grado da superare e vengono convalidate, in prima istanza, dal nostro sensei, e poi spedite in Giappone alla sede centrale, per essere certificate (se effettivamente valevoli). Un diploma della sede centrale certificherà il grado raggiunto.

Le prove d’esame consistono nella copiatura di classici calligrafici cinesi o giapponesi, aumentando ad ogni livello il numero delle copiature, gli stili presentati, il numero delle prove, con l’aggiunta, nei gradi superiori, anche di opere “libere” che attestino la preparazione del praticante.

Tutto molto interessante, ma la pratica è adatta a tutti? Si può imparare lo Shodo a qualsiasi età?

Chiunque può cimentarsi nell’arte della calligrafia. Potrei aggiungere “chiunque abbia voglia di incontrare se stesso”. Il pennello è come un sismografo sensibilissimo che lascerà traccia di noi e del nostro stato d’animo nella nostra opera, nero su bianco.

Tutto ciò che siamo, in quel tempo, si riversa nella nostra composizione calligrafica, il ritmo, le pause, tutto sarà scritto e quindi leggibile. Non ci sono correzioni possibili.

Ti ringraziamo tantissimo per questa breve intervista. L’argomento è tanto interessante quanto vasto. Speriamo in futuro di poterne riparlare. Chiuderei con un’ultima curiosità: ci sono posizioni particolari da assumere per creare una scrittura?

Si calligrafa in seiza oppure da seduti su una sedia (con alcune accortezze). Nelle opere su fogli (o teli) di grande formato, il corpo “entra” nell’opera stessa, da in piedi o inginocchiati scorrendo sul foglio.

La corretta “posizione” del corpo consente di svolgere un’attività fisica nel migliore dei modi, cioè con minore spreco di risorse e con minore conseguenza negativa per il nostro corpo. Come per ogni disciplina che si fonda sull’equilibrio del sé, la postura è importante anche nello shodo.

Sandro Donadio
https://www.facebook.com/sandro.donadio
sandrodonadio@gmail.com

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