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Mostri Giapponesi
immagine da https://www.pointblank.it/recensione-film/masaki-kobayashi/kwaidan

Oyoso no oinaru mono mina osorubeshi / Iwanya amanyo no hoshiakari ni / kane wo kuroguro to tsuketaru onna no kubi wo  / osoroshi nantomo orokaya.

Tutti temono le cose enormi / a maggior ragione, nel chiarore delle stelle di una notte piovosa / la testa della donna con i denti anneriti / inutile dire che fa paura.

Era la fine degli anni settanta, quando sono brutalmente passato dai gommossimi, ma mai dimenticati e apprezzati oggi più che allora, cartoni animati degli anni ’30/’40 a quelli in stile Hanna & Barbera, ai classici Disney, e quando il mondo dell’animazione mi pareva ormai consolidato, ecco arrivare robe come Goldrake, e poi Jeeg e Mazinga. E con loro, tutta una serie di mostri spaziali che solo decadi dopo compresi far parte di quella cultura nipponica che avrebbe pervaso il mondo, dai fumetti all’animazione alla cinematografia, contribuendo a creare un tipico genere horror che avrebbe avuto presa sul pubblico di tutti i continenti.

Mostri Giapponesi
immagine da https://docmanhattan.blogspot.com/2010/10/goldrake-i-20-migliori-mostri-lanciati.html

Non che mostri giapponesi non ne avessi già visti: come non ricordare Godzilla, frutto di radiazioni non meno del più americano King Kong, e quindi anche lui appartenente alla categoria dei Kaiju, i mostri misteriosi tanto cari ai giapponesi. Ma il gorillone era qualcosa di più vicino alla mia fantasia, qualcosa di più note seppure in un fantascientifico formato gigante, e forse per questo, meno spaventoso.

I mostri dei cartoni animati invece erano sempre nuovi, ogni giorno qualcosa di orrendo veniva lanciato contro l’umanità, caratterizzati da forme, dimensioni e caratteristiche fisiche che facevano leva su qualche paura inconscia. E da quelle prime esperienze con i mostri, i “contatti” sono continuati, attraverso manga e anime, sempre più terrificanti e cupi, sempre più affondati nelle radici di una cultura che non conoscevo, e forse anche per questo, che solleticavano la mia fantasia horror, fino ad arrivare ai tempi attuali, in cui soprattutto la cinematografia giapponese, e asiatica in genere, ha creato mostri e incubi facendo leva sulle nostre paure. Per quanto mostri e demoni abbiamo caratterizzato qualsiasi cultura, e illustri scrittori abbiano anticipato le produzioni cinematografiche, ma non solo, contemporanee, tra paura e orrore, folklore ed educazione morale, il Giappone non è certo secondo a nessuno in quanto a materiale di cui poter parlare, tornando indietro nel tempo della sua lunga storia che affonda le radici qualche decina di migliaia di anni fa, passando attraverso i fini racconti di Koizumi Yakumo, forse più noto con il suo nome occidentale Lafcadio Hearn, trasferito come giornalista nelle Indie Occidentali, e che ha vissuto intensamente il Giappone, tanto da sposare la figlia di un samurai ed essere naturalizzato giapponese, tanto aveva amato quella terra.

Mostri Giapponesi

L’orrore e i mostri giapponesi hanno una profondità e una vastità che supera di gran lunga le aspettative di un appassionato del genere, d’altronde da una terra come il Giappone, caratterizzata da un panteon di dei immenso, non può stupire che anche la pletora dei mostri sia una vera infinità anche se, in fin dei conti, neanche tutti poi tutti cattivi, come il buon genere horror richiederebbe.

La paura è una delle emozioni primarie, come individuate dal professor Paul Ekman nel 1972, e nel complesso rettiliano, struttura encefalica arcaica condivisa da tutti i vertebrati superiori, sono localizate tutte le funzioni essenziali non solo per reagire ad un attacco ma anche per riconoscere un pericolo. Il meccanismo è antico ma tanto perfetto nella sua efficienza che anche in noi umani subentra al pensiero concettuale e razionale, e si sostituisce ad esso nelle situazioni di pericolo incombente. (…) La paura è conseguente alla consapevolezza di inferiorità e vulnerabilità, induce alla prudenza e alla ricerca di una via di fuga, dell’immobilizzazione,  di un’opportunità occultamento, è proporzionale al rischio a cui si sia consapevoli di essere esposti, e quando l’entità del rischio sia sconosciuta, la paura è massima. La paura, quindi, è lo stato mentale suscitato dalla consapevolezza di essere minacciati da un pericolo ben individuato nella sua natura ed entità, circoscritto e circostanziato nella spazio e nel tempo. 

Possiamo quindi immaginare cosa possa succedere nel nostro inconscio quando il pericolo sia anche sconosciuto, come sconosciuto l’essere che lo rappresenta: ed ecco che si passa quindi alla leggenda, alla paura tramandata di generazione in generazione, diventanto un folklore tipico di una certa zona forse anche a causa di ridotta mobilità della popolazione nelle epoche remote, oltretutto sicuramente meno colta, quando queste storie di mostri, paure, colpe e vendette hanno preso forma, integrando paure più ataviche come quella del buio, nel cui spazio si annidano più frequentemente i mostri e dal quale escono per le loro comparsate nel mondo umano, per terrorizzare e spesso uccidere il malcapitato di turno.

La parola mostro deriva dal latino mostrum, che significa prodigio, portento; a sua volta monstrum trova origine nel verbo monere, che significa indicare qualche cosa, ammonire. Per gli antichi quindi, i monstra, erano quelle stranezze, questi fenomemi fuori dalla norma che, opportunamente interpretati, potevano indicare agli essere umani la volontà divina. Komatsu Kastuhiko, nel suo  Oni ga tsukutta kuni Niho, sostiene che dal VII secolo fino all’epoca Edo l’autorità degli imperatori e degli shogun si è basata non solo sulla sconfitta di nemici reali ma anche e soprattutto sul controllo di nemici demoniaci, e a riprova della propria teoria mostra come i periodi di massima diffusione di credenze irrazionali siano corrisposti a momenti di crisi sociale e politica, quando nessuna autorità poteva garantire  la sicurezza. 

Da un punto di vista psicologico le caratteristiche più interessanti presentate dai mostri sono il gigantismo, le straordinarie dimensioni delle fauci e l’ibridismo. All’opposto dei Kami, termine usato nello shintosimo per indicare qualsiasi entità dotata di particolare forza o caratterizzata da una peculiarità, si trovano gli Yokai, traducibile con demoni, ma termine che di fatto si riferisce ad una miriade di esseri i quali sembrano molto più propensi a fare scherzi burloni che a nuocere seriamente. Come sostiene Komatsu Kastuhiko, il punto è che Kami e Yokai hanno la stessa sostanza, si tratta di entità dotate di una qualsiasi forma di potere, ma, come spesso illustrato dalle diverse dottrine orientali, niente e nulla è completamente buono o completamenente malvagio, e non esiste nulla che incarni il bene o il male assoluti.

Mostri Giapponesi

Il mondo della creature malvagie giapponese è variegato, popolato da entità molto diverse tra loro, e Marta Berzieri li suddivide in quattro grandi famiglie:

– Yokai, letteralmente mistero inquietante e sinonimo di mononoke, essere del mistero, veri e propri esseri viventi che nascono già sotto tale forma, suddivisi in svariatissime specie, alcune antropomorfe, altre animalesche, altre ancora semplicemente assurde.

– Bakemono: letteralemnte cosa che è cambiata o, nella sua forma più rispettosa, obake, e corrisponde a qualcosa che ha cambiato il proprio stato o la propria natura, sono spesso mutaforma e ingannano gli uomini con visioni per succhiare la loro energia vitale causandone la morte.

– Oni: sono quanto di più simile ai demoni occidentali, antropomorfi, grandi, muscolosi, dotati di corna, e risiedono nell’inferno buddhista, tormentando i dannati nei modi più atroci.

– Yurei: ovvero i fantasmi, esseri in prevalenza femminili, indossano una leggera veste bianca, hanno i capelli lunghi e scarmigliati e non presentano piedi, anime che non riescono a  proseguire il viaggio verso la reincarnazione a causa di legami non ancora sciolti, situazioni rimaste in sospeso ancora da risolvere.

Mostri Giapponesi
immagine da https://it.wikipedia.org/wiki/Oni_(folclore)

In un paese nel quale le fobie riescono a prendere le più strane forme, che stridono spesso con quelle occidentali, questo tipo di mostri riesce ad avere una presa eccezionale: una caratteristica fobia giapponese è la taijin kyofusho che si differenzia dall’occidentale sociofobia, in cui si ha paura causa dell’imbarazzarsi in presenza di altri, per verificarsi esattamente al contrario, ovvero come paura di imbarazzare gli altri a causa della propria presenza, e che in un sottotipo specifico, definito shubo-kyofu, la paura è quella che incute un corpo deforme. E’ un attimo sfondare la sottile parete del panico quando poteri sovrannaturali, deformità, sensi di colpa si sommano in un’unica apparizione paurosa dalle intenzioni spesso omicide. E quando un paladino o un eroe riesce a sconfiggerli, entra anche lui nella leggenda, contribuendone ad accrescere il potere.

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immagine da https://www.giapponeinpillole.com/blog/tengu-%E5%A4%A9%E7%8B%97/

Tra i praticanti della spada potrebbero essere molto noti i Tengu (v. anche http://linchiostroelaspada.blogspot.com/2018/06/tengu-waza-tra-mitologia-e-storia.html), demoni importati dalla Cina e introdotti in Giappone dai primi buddhisti nel VI-VII secolo, e successicamente fusi con gli spiriti indigeni dello Shinto. Creature alate che abitano le foreste, spiriti delle montagne, esseri antropomorfi rappresentati come uomini-uccello e spesso raffigurati con la faccia rossa, il naso lungo o il becco, orgogliosi, vendicativi, facili all’ira, particolarmente intolleranti verso gli arroganti, i blasfemi e coloro che abusano del loro potere e della loro conoscenza per tornaconto personale, ma maestri particolarmente esperti nell’arte della spada e, più in generale, della guerra: si dice infatti che abbiano trasmesso le teorie di tattica e strategia ai bushi (guerrieri) di più alta levatura, insegnamenti e maestria che spesso decisero le sorti dei guerrieri stessi o dei loro clan su quei campi di battaglia che hanno fatto la storia del periodo Muromachi (o Ashikaga, 1336-1573), caratterizzando in questo modo non solo il folklore e la mitologia, ma anche le arti marziali e la storia sociale e militare del Giappone.

Approfondire il tema dei mostri giapponesi richiederebbe una produzione di voci pressochè infinita e piuttosto che soffermarmi su quelli più classici come Kitsune, le volpi animali-strega, Tanuki, cani procioni che in realtà si divertono più a fare scherzi che non a fare del male anche se possono influenzare o possedere le persone, Kappa, rane o tartaruge antropomorfe che assaltano le persone perlopiù sott’acqua o Yuki Onna, spiriti noti come donna delle nevi (uno dei mostri di un celebre racconto del già citato Lafcadio Hearn), vorrei soffermarmi, non senza il dovuto rispetto, su alcuni di quelli che, nella cultura occidentale del XXI secolo ormai avezza a qualsiasi tipo di mostro, riescono quasi a strappare un sorriso di tenerezza.

Mostri Giapponesi

Sono state pubblicati diversi volumi sui mostri e spettri giapponesi, raccolte, vere e proprie piccole enciclopedie, corredate da stampe e disegni, riproduzioni e ukiyo-e, e da queste trarrò spunto per addentrarmi tra alcune curiosità dell’occulto nipponico, cercando di evitare entità rappresentate anche nell’immaginario occidentale seppure legate a leggende evidentemente diverse. Leggende e mostruosità che sembrano più affondare le radici in motivazioni educative, mostri e spettri di ogni origine forma e natura che potrebbero essere spiegati da fenomeni naturali reali, per quanto poco comuni, come da volontà di insegnare cosa sia sbagliato nella vita e contro gli altri, a prezzo di quello che con le moderne teorie psicologiche potrebbe essere catalogato come punizione dettata dal rimorso.

E’ sempre notte quando si manifestano questi mostri, è sempre il buio che li nasconde e li protegge e permette loro di attaccarci quando siamo più vulnerabili, navigando tra i flutti, percorrendo isolati sentieri di campagna e perfino tra le nostre sicure mura domestiche, per farci pagare qualcosa di cui abbiamo colpa, o renderci ignare vittime che debbano soffire le stesse pene di coloro che vogliono solo vendicarsi di quanto subito. In fondo, sono quasi umani. 

Mostri Giapponesi

Accendo il mio lumino per rischiarare la via sulla tastiera e affronto paure, vizi e mostri che li caratterizzano.

– Anmo : nella prefettura di Iwate si dice che nelli notti invernali appaiano macchie violacee e luminose sugli stinchi di quei ragazzotti pigri che se ne stanno sempre appiccicati all’irori. Si tratta dell’Anmo, uno Yokai che terrorizza i pigri ma contemporaneamente pare che aiuti i più deboli.

– Boroboroton : si dice che a causa dell’uso quotidiano gli abiti possano impregnarsi delle osessioni dell’individuo che li indossa. E’ l’entità di qualcuno che ha preso possesso di un vecchio abito, tramutandosi in Yokai.

– Gedo : conosciuto nell’area di Sannin, durante l’autunno e il tempo della mietitura un uomo rubò qualche manciata di riso dopodiché perse la ragione e cominciò a dire frasi strampalate e ad avere comportamenti folli e irrazionali, nel tentativo di sfuggire al Gedo, un essere grosso quanto un gatto, dal pelo marrone nerastro, che ovviamente solo lui riusciva a vedere.

– Hikimoren : nelle acque di Ise Shima c’è un’area nella quale durante le notti umide si nota una massa tremolante e fosforescente, luce emanata dallo spettro di qualche morto affogato che tenta di attirare i vivi per incrementare la sua lugubre compagnia. I pescatori, consapevoli del pericolo, usano battere furiosamente i piedi sulle assi del ponte: se si trattasse di un banco di pesci il bagliore sparirebbe all’istante ma se fosse lo Hikimoren allora sarebbe necessario smettere immediatamente di fare rumore.

– Isogashi :  chi ne viene stregato  finisce a sfacchinare senza sosta, poiché fermandosi proverebbe un insostenibile senso di colpa, quasi stesse facendo qualcosa di malvagio.

– Kihatsu : si indicano con questo nome gli spiriti che sono in grado di stregare i capelli delle donne, che si dice nascondano qualcosa di inquietante. Di giorno la capigliatura cresce e continua a farlo nonostante i tagli continui, dotata di volontà propria e arrivando perfino a compiere azioni sinistre. 

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– Domokomo : conosciuto nei distretti di Ishikawa e Nagano, è lo spettro di due medici, Domo e Komo, ognuno dei quali si vantava di essere il migliore luminare di tutto il Giappone. Sfidatisi a singolar tenzone usando le proprie arti, continuarono a ferirsi per dimostrare le loro abilità curative, ma senza riuscie a prevalere l’uno sull’altro. Arrivarono quindi alla sfida suprema, ovvero strapparsi la testa entrambi nello stesso momento e vedere chi fosse riuscito ad attacarsela meglio. Ovviamente morirono entrambi dando vita alla creatura il cui nome significa né questo né quello.

– Kumobi : il fuoco del ragno, noto nel distretto di Shiki, a Nara. Si presenta come uno sciame infuocato formato da centinaia di ragni e che si libra nell’aria. Chi avesse la sfortuna di venirne travolto morirebbe all’istante. 

– Manekute : quando di notte si è presi da un impellente bisogno di andare in bagno, può capitare che una mano misteriosa sbuchi dall’altra parte della  parete e faccia cenno di seguirla. Tuttavia una volta raggiunta l’altra stanza ci si accorgerebbe che non c’è nessuno: la mano appartiene al rei di un individuo deceduto in quella stanza.

– Menreiki : è una vecchia maschera che si è trasformata in Yokai. Quella che di giorno è una semplice maschera decorativa, di notte si stacca dalla parete e comincia ad aggirarsi per casa. E’ quello che succede quando si abbandona una vecchia maschera. Nonostante non arrechi danni, permane una lugubre sensazione per tutta la casa.

– Nigawarai : ha un volto caratterizzato da un bocca deformata che pare un ghigno e da uno sguardo irritato e ributtante. Appare quando la gente è maldisposta, disgustata e disinterssata, o in presenza di persone che si strapazzano al punto da non riuscire più a sorridere e che ingannano loro stesse facendolo forzatamente, o quando qualcuno si comporta in modo da offendere i sentimenti altrui. E’ dotato di zampe e unghie entrambe impregnate di sostanze altamente velenose.

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immagine da https://tattoonicorn.tumblr.com/post/120138284873/%C5%8Dkubi-appear-as-enormous-severed-heads-which-fly

– Okubi : spirito dotato solo di una grande testa e di uno scurissimo kane, l’inchiostro che le donne maritate usavo per tingersi i denti (v. filastrocca iniziale)

– Gashodokuro : quando si accumulano i rancori della gente morta di stenti e di fatica nei campi, o anche di morte violenta, i deceduti si concretizzano in questo enorme mostro, che di notte cammina facendo rumore e aggredisce gli uomini che incontra.

– Hari Onago : mostro della zona di Uwoshima. Letteralmente significa donna degli aghi, a causa delle suoi capelli disordinati e provvisti di uncini con cui catturava gli uomini e li trascinava via con sè. Una volta catturato, anche un uomo di grande forza non avrebbe avuto speranza di potersi liberare.

– Hosode : è una mano sottile e nodosa che assomiglia ad un rampicante, che appare nelle case per preannunciare grandi cambiamenti, anche se prevalentemente è considerato presagio di sfortuna.

– Hakume : un mostro il cui corpo è ricoperto interamente di occhi, per cui preferisce aggirarsi di notte per non essere abbagliato dalla luce notturna. Quando incontra un uomo, uno dei suoi cento occhi schizza fuori ed inizia a seguirlo. Mostro nato dalla superstizione popolare secondo la quale ogni volta che un ladro ruba qualcosa, gli appare un occhio sul corpo.

– Jinmenjiu : l’albero delle facce umane, una strana pianta appesi a cui rami ci sono fiori simili a volti umani che non parlano ma che sogghignano in continuazione, e che cadono al suolo quando ridono troppo fragorosamente.

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immagine da https://www.watabi.it/blog/cultura-giapponese/demoni-giapponesi/

– Kasha : mostro che appare durante i funerali provocando improvvise tempeste talmente forti da far cadere a terra i partecipanti e far scoperchiare le bare. Il Kasha viene direttamente dall’inferno per prendere un morto a causa dei numerosi peccati commessi in vita.

– Kowai : mostro tanto avido quanto ingordo che appare in qualsiasi posto e mangia qualsiasi cosa, persino i cadaveri. Da vivo mangia tutto cio che appartiene al prossimo, mentre dopo la morte, non potendo rinunciare alle cose terrene, si trasforma in un essere privo di peso e va contro tutte le regole del buddismo.

– Shami Choro : Yokai che si impossessò di un ossessionato suonatore di shamisen, il quale finì per assumere le sembianze del suo strumento, consegnado l’anima al demone e mutando la propria forma.

– Teoihebi : gettare via un serpente dopo averlo tagliato in due significava incorrere nella sua vendetta. Durante la notte l’animale si sarebbe trasformato in teoihebi, serpe ferita, e  avrebbe fatto visita al suo uccisore. Si sarebbe potuto impedire l’entrata con una zanzariera ma il giorno seguente sarebbe gocciolato sangue per tutta la casa.

Shin nurikabe : spirito “moderno” (shin significa nuovo) derivato dal più popolare e antico nurikabe che appariva sui sentieri di montagna, questo si manifesta invece all’interno delle abitazioni e appare in cucina davanti al frigorifero. Spirito che si irrita per l’uso rude che gli esseri umani fanno del frigo nei periodi estivi riempiendolo di cibo e sbattendo la porta. Quando il malcapitato si avvicina alla porta, lo shin appare, e lo inghiotte attraverso la porta stessa.

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imagine da https://it.ign.com/ni-oh/121361/video/nioh-lo-scontro-con-il-primo-yokai

lele bo

FONTI

  • On training, Diana Nardacchione, Edizione Libreria Militare
  • La paura in Giappone, Marta Berzieri, Caravaggio editore.
  • Enciclopedia dei mostri giapponesi, Shigeru Mizuki, Kappa
  • Enciclopedia degli spiriti giapponesi, Shigeru Mizuki, Kappalab, Bolognalab, Bologna

IMMAGINI (quando non diversamente indicato)

  • The Bakemono Zukushi “Monster” Scroll (18th–19th century)

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