Il primo pensiero è stato: “Ora mi prendo un po’ di tempo per festeggiare!”
Il secondo è stato: “Devo avvertire i miei del dojo che mercoledì si ricomincia a lavorare per il taikai, che siano più presenti possibile.”
La sensazione dominante è stata proprio questa, passare dal percepire il 6° dan come un traguardo, non definitivo, ma pur sempre un traguardo a considerarlo un vero punto di ri-partenza.
Ripartenza che presuppone un impegno rinnovato, ad un livello se possibile superiore, per far fronte a quel tacito impegno d’onore per cui ciò che si è ricevuto va restituito.
“benvenuto nel club del lavoro duro” cit. Stefano Ferro
Questo pensiero mi porta a ringraziare sicuramente la mia Maestra Danielle e gli altri Maestri come Zanoni Sensei, Van Amersfoort Sensei, Momiyama Sensei, e molti altri ancora che, poco o tanto, hanno contribuito alla mia evoluzione sulla Via della spada e, con la stessa intensità, a ringraziare tutti coloro che mi seguito sulla Via.
Perché avere degli amici, più che degli allievi, che si rivolgono a te per avere un sostegno per la loro evoluzione, ti costringe al massimo impegno personale per onorare degnamente la loro fiducia. Molto probabilmente senza di loro non sarei arrivato a tanto. Per questo, a tutti loro, dedico un grazie speciale.
Il pre-esame.
25/10 Zawierce, Polonia, capo della Commissione Esaminatrice il Maestro Junichi Kusama. Non so cosa abbia esattamente portato alla mia bocciatura, ma sospetto che qualche difficoltà iniziale, durante rei-ho, nel maneggio del sageo abbia avuto una discreta parte. Sicuramente avevo perso quella calma fondamentale per l’esame.
25/11 Modena, kangeiko, il maestro Kusama, presenti Claudio e Danielle, lo scrivente e il traduttore, mentre in un clima informale e rilassato prende un caffé nel corridoio della palestra del CUS di via Campi, parlando di criteri d’esame, mi fissa per un attimo negli occhi e dice “… Per me se uno sbaglia rei-ho ha già finito il suo esame”.
Forse tutto è stato casuale, anche se non lo credo, e mi piace pensare che il Maestro Kusama volesse indicarmi la Via per migliorare.
In ogni caso in questi mesi, il rovello principale è sempre stato l’incertezza non tanto sul cosa si dovesse fare, ma sul come fare per costruire un modello di kata accettabile da portare all’esame. Rallentare, non mettere forza, ma neanche far sbadigliare chi ti guarda, dare ritmo … insomma, cose che comprendevo, ma che non mi sembrava mai di saper dosare adeguatamente.
L’esame.
“fai come sai fare, non pensare, fai il tuo iaido” cit. Danielle Borra
Che invidia per gli amici torinesi, per la loro possibilità di frequentare assiduamente via Magenta!
A meno di un’ora dall’inizio degli esami queste dieci parole di Danielle mi hanno rimesso in pace con me stesso, mi hanno permesso di presentarmi all’esame con la serenità che mai avrei pensato di raggiungere in una situazione così stressante. Grazie Maestra.
Il resto è andato com’è andato.
Infine, un ultimo grazie ancora a tutti coloro che mi hanno incoraggiato ed aiutato, che mi sono stati vicini e da domani si ricomincia.
Carlo Sappino, 6 dan
Illuminazione e metodo
Lo Iaido è essenzialità efficace, ricerca di una perfezione minimalista dettata dalla semplicità e dall’armonia, ma come tutte le cose semplici racchiude difficoltà difficilmente immaginabili dall’esterno e spesso irraggiungibili dall’interno. Nel passaggio da neofita a principiante a praticante convinto, e sono sicuro anche nell’ulteriore prosieguo verso livelli di esperienza maggiore, sono passato ciclicamente da momenti di folgorante soddisfazione al buio profondo della consapevolezza sincera.
Ho sentito spesso dire che l’illuminazione prima o poi sarebbe arrivata,e mi sto convincendo che questa sia un percorso, tante piccole realizzazioni che messe in fila una dopo l’altra permettano di identificare un obiettivo e illuminare il percorso che, dopo l’analisi della propria pratica, si voglia seguire. Come una candela galleggiante sul fiume, per quanto emozionante possa essere, non riesce a trasmettere la sensazione di centinaia di piccole candele che tutte in fila creano un sentiero luminoso, la singola illuminazione rischia di spegnersi da sola se non la si nutre con una ricerca sincera e costante che rompa le illusioni del quotidiano. Una delle difficoltà è trovare un metodo, e per quanto sia sempre più convinto col passare del tempo che la semplicità paghi, per quanto le parole dei molti Sensei dai quali ho avuto il piacere di ricevere insegnamenti siano univoche sul tema, per quanto sia conscio dei limiti che io stesso creo per via delle mie illusioni, tutto quanto teoricamente compreso in passato ma evidentemente non applicato, si è cristallizzato nell’immagine del fiume coperto dalle candele galleggianti attraverso le parole di Azuma Sensei in occasione dell’ultimo stage CIK di Iaido, rafforzate da un’esortazione di Komura Sensei sotto la cui direzione ho successivamente praticato: prima di tutto bisogna fare un Iaido corretto!
Ci sono arrivato tardi, ma credo di aver compreso quanto abbia la necessità di trovare un metodo, che per quanto semplice possa sembrare, racchiuda in sé tutte quelle singole candele: tutto ciò è passato attraverso i tre segreti di Azuma Sensei, un compendio minimo ma essenzialmente efficace che in pochi passaggi ha apposto il sigillo sull’immagine completa delle candele.
Sen (linea): cercare e comprendere la linea di azione di un kata per la corretta esecuzione, disegnando e percependo le linee che il proprio corpo debba produrre.
Jikuashi (passo perno): gestire le azioni del corpo per variarne la direzione in movimento, comprendendo da dove debba partire ogni singola azione pensando a quale piede ne prenda la funzione in ogni passo.
Jushin (baricentro): mantenerlo sempre al centro del corpo garantendo di non farsi dominare e tirare dalla spada in posizioni scorrette. È inoltre importante comprendere anche che jikuashi non prende il baricentro ma deve gestirlo.
Questi tre componenti sono fondamentali per costruire qualsiasi kata ed è quindi importante metterli sempre in pratica.
Dopo qualche anno di pratica sono faticosamente giunto alla decisione di voler cambiare, di studiare meglio, e mi sono duramente scontrato con i miei difetti e i miei limiti, una lista pressoché infinita come ben sanno tutti quelli che mi hanno aiutato in questo ultimo periodo. L’incontro recente con persone che mi hanno fatto comprendere cosa volessi davvero fare, attraverso l’esempio, il consiglio e i (loro) risultati, mi hanno aiutato a realizzare come dovessi lasciar alle spalle tante cose ed indirizzarmi solo verso la semplicità, la naturalezza e l’armonia: ma avevo bisogno di un metodo che mi permettesse di rimettere insieme tutte quelle illuminazioni parziali.
Credo di aver intravisto come poter procedere solo in questo ultimo periodo e le parole di Azuma Sensei sono state il catalizzatore finale: in fondo, i kata sono “semplici”, il punto di passaggio in cui mi trovo ora corrisponde sicuramente ad un nuovo inizio, i pochi punti chiave illustrati dal Sensei racchiudono in realtà tutti i fondamentali e i principi dello Iaido, e la semplicità che ne deriva è disarmante.
Ora posso studiare con miglior profitto.
Ora ho un metodo.
Emanuele Boccalatte, 4 dan
Thank you Carlo and Emmanuele San, an interesting feedback of your grading test, the feeling, the path to follow and the perspective
Thanks Yves, it was a pleasure reading your positive comment. Looking forward to meeting you again and keep our discussion on saho up.
Thank you Yves, see you soon in Albenga ^_____^//