Omaggio a “Tonari No Totoro” (Il mio vicino Totoro) del Maestro Regista Hayao Miyazaki

A cura di Stefania Battista

Il mio vicino Totoro
Il mio vicino Totoro. Fonte Wikipedia

Ho scelto di non raccontare qui di seguito la trama del film perché facilmente intuibile.

Vi darò, invece, alcuni spunti su cui riflettere, alcune chiavi di lettura, assolutamente non personali, ma frutto di analisi accurate che esaltano la volontaria intenzione del grande Maestro Miyazaki di stupire e di stupirsi raccontando ricordi della propria infanzia ed esaltando alcune delle vere ricchezze della vita.

“I Totoro” sono una famiglia di animali fantastici composta da tre esemplari: il minuscolo Totoro Chibi, il piccolo Totoro Chu e il Grande Totoro. Innocui spiriti della foresta dal carattere mansueto e dai magici poteri attraverso cui il regista Maestro Hayao Miyazaki offre un omaggio alle risorse creative ed emotive dell’infanzia, capaci anche di trasfigurare il dolore.

Una favola sorridente, nella quale aleggia costantemente il senso del lutto e della perdita, e che contiene un sottofondo dolorosamente realistico, riscattato in ogni momento dalla leggerezza della fiaba; la morte stessa è evocata in vari momenti. 

Tutto traspare nel racconto come un sogno, ma non è un sogno e questa sensazione riflette perfettamente l’ambizione poetica del Maestro di creare un film dai contenuti sempre in bilico tra il tono realistico e quello onirico. L’apparizione di Totoro può essere considerata come una proiezione onirica del bisogno di aiuto e di conforto in un mondo in perfetta armonia tra uomo e natura. Sono esaltati i doni della terra e la simbiosi con la natura più che smarrita appare reale

Non è splendido quest’albero? Ed è qui da tempo immemorabile. A quell’epoca, l’uomo e gli alberi erano amici…

L’armonia tra natura e civiltà è un tutt’uno con quella tra mondo infantile e mondo adulto. Totoro dimostra come tra la generazione dei padri e quella dei figli non vi sia contrapposizione, bensì complicità.

La dimensione fantastica di fugaci apparizioni in un’atmosfera misteriosa creata dall’oscurità e dal vento con allusioni a spettri e ad elementi religiosi conduce lo spettatore alla porta del mondo straordinario ritrovandosi così nella tana del Grande Totoro varcando quella soglia in modo graduale e impercettibile. In Totoro gli altari che compaiono non hanno solo un valore decorativo, ma forniscono informazioni etnosociologiche e narrative. Ogni singola inquadratura è capace di fornire una grande quantità di elementi anticipando, alle volte, la conclusione della scena.

Miyazaki ha voluto restituire quel misto di sensazioni gioiose e dolenti, di perdita e di scoperta, che è stato proprio della sua infanzia e lo è forse dell’infanzia di tutti. 

E’ sicuramente un film ispirato ai ricordi d’infanzia di Miyazaki e dietro all’apparenza giocosa nasconde temi malinconici legati alla paura della perdita della madre, dell’infanzia e della sicurezza che entrambe rappresentano. Ciò che rende il film affascinante per gli spettatori di ogni età e di tutte le culture è il modo in cui tali temi sono resi universali utilizzando icone della cultura sia giapponese sia occidentale.

Infine, con l’uso leggero ed orecchiabile della musica il Maestro delle anime in Tonari No Totoro ha stemperato elementi drammatici alternandoli a momenti scherzosi.

La colonna sonora di chiusura riassume cosi in modo semplice ed efficace il senso poetico del film:

Totoro, Totoro, Totoro, Totoro
Qualcuno furtivamente 
seppellisce noci nel sentiero.
Quando spunterà un piccolo germoglio,
troverai una parola d’ordine segreta:
il passaporto per la foresta.

Comincia un’avventura meravigliosa.
Il mio vicino Totoro, Totoro, Totoro, Totoro, 
che ha vissuto nella foresta
dai tempi remoti.
Il mio vicino Totoro, Totoro, Totoro, Totoro, 
solo nella propria infanzia,
uno ti può far visita:
un incontro meraviglioso.

La pioggia cade alla fermata dell’autobus,
se lo spirito è bagnato fradicio,
apri il tuo ombrello per lui.
Il passaporto per la foresta
apre la porta magica.

Il mio vicino Totoro, Totoro, Totoro, Totoro,
suona un’ocarina 
nelle notti illuminate dalla luna.
Il mio vicino Totoro, Totoro, Totoro, Totoro,
se mai dovessi incontrarlo,
una fortuna meravigliosa 
arriverà per te

Ho guardato ed osservato le scene di questo film innumerevoli volte ed ogni singola volta ha rappresentato un arricchimento aggiuntivo. 

In un’intervista condotta da Noriaki Ikeda, Miyazaki confessa la speranza che dopo la visione del suo film, si possa ancora conservare la curiosità di guardare sotto la veranda della propria casa alla ricerca delle ghiande aspettando l’arrivo dei piccoli Totoro….

Poter incontrare Totoro è sicuramente una grande fortuna che ognuno di noi può sperare di avere. 

Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki
I nonni realizzano una fermata del bus a forma di Totoro per i loro nipotini. @Culturainquieta

BIBLIOGRAFIA

  • Alessandro Bencivenni. Hayao Miyazaki-Il dio delle anime; Ed Le Mani, 2003
  • Matteo Boscarol. I mondi di Miyazaki- Percorsi filosofici negli universi dell’artista giapponese; Ed Mimesis, 2016
  • Anna Antonini. L’incanto del mondo-Il cinema di Miyazaki Hayao; Ed Il Principe costante, 2005

Hayao Miyazaki

A cura di Lele Bo

Hayao Miyazaki è nato a Tokyo nel 1941, e dopo essersi laureato nel 1963 all’Università di Gakushuin in Scienze Politiche ed Economiche, è entrato a far parte della Toei Animation Company. Ha lavorato a molte serie televisive e lungometraggi, spesso in collaborazione con Isao Takahata, e agli inizi degli anni ’80 si è trasferito a Los Angeles per studiare animazione. Ha fondato lo Studio Ghibli (pronunciato jee-blee, ji-bu-ri in giapponese) nel 1985 insieme a Takahata e da allora ha diretto otto lungometraggi, oltre a diverse serie televisive. Creativo eclettico, Miyazaki ha inoltre pubblicato anche numerosi libri con poesie e disegni e ha disegnato palazzi, tra cui il Ghibli Museum nel parco di Mitaka a Tokyo.

Oltre ai numerosi riconoscimenti internazionali,  il Festival del Cinema di Venezia gli ha consegnato nel 2005 il Leone d’Oro alla Carriera, il primo in assoluto destinato a un regista di film di animazione. 

Dato l’enorme successo del suo lungometraggio “Il mio vicino Totoro”, Totoro è diventato infine anche il logo dello Studio, usato a partire dal 1991.

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