di Andrea Cauda – 5° dan Iaido
12 aprile 2017

 

Il movimento è la vostra arma.

Riflessioni post-seminario di Magglingen 2017. 

Spesso sentiamo sottolineare dai Maestri, sia giapponesi che europei, che tanto si prodigano nel trasmetterci quel qualcosa che ci manca,  l’importanza dell’uso del corpo in tutti i movimenti che eseguiamo. Credo sia una delle parti più difficili da imparare e poi da sviluppare nella pratica dello Iaido, anche perché solitamente, almeno per i primi anni, si è abituati a concentrare la propria attenzione sulla spada, sui tagli, sul noto e così via. E da un certo punto di vista, può considerarsi corretto questo tipo di insegnamento, in quanto pratichiamo un’arte marziale che prevede l’uso della katana, quindi saperla “maneggiare” e rispettare è di vitale importanza.

Ad un certo punto, però, del proprio percorso, in un modo o nell’altro bisogna cambiare mentalità, bisogna rendersi conto che la katana da sola può fare ben poco, se dietro non vi è un corpo in movimento. Movimento corretto, puntuale, forte, preciso e stabile. E qui inizia il difficile.

È da qualche anno che rifletto su questa cosa, e onestamente non sono ancora riuscito a metterla in atto. Possiamo esser tecnicamente bravi, avere una buona presenza, ma se l’uso del corpo è sbagliato, l’essenza stessa dello Iaido perde di credibilità e di efficacia.

Andrea Cauda Kiryoku

Ed è a questo punto che mi ricollego al titolo, che deriva da una frase detta da Renè Sensei durante l’ultimo seminario svoltosi a Magglingen, in occasione del quale ci sono stati anche gli esami per il passaggio di grado. Come sappiamo, Renè Sensei, e ovviamente tutti gli altri maestri, fra tutti Mansfield Sensei, ha sempre insistito molto su questo concetto, ovvero sull’uso della pancia, del tanden, in ogni taglio, e non solo, che eseguiamo.

“Il movimento è la vostra arma”, queste sono le parole che più mi hanno colpito. Per qualcuno non sarà una novità ed effettivamente non lo è neanche per me, ma renderlo così chiaro ed esplicito ha rinforzato ancora di più un’idea che spesso ci dimentichiamo e rimane assopita nella nostra mente. Come ha spiegato molto bene Mansfield Sensei, ormai i movimenti della spada e del kata in generale li conosciamo, non abbiamo bisogno di pensarci (tralasciando ovviamente lo studio del Koryu, che richiede invece anni e anni di studio metodico e progressivo), quindi perché complicare il tutto? Perché eseguire movimenti aggiuntivi e inutili e rimanere quindi “scoperti” all’attacco dell’avversario?

Tutto deve esser più naturale, fluido e morbido. Capire davvero che è il nostro corpo che spaventa, sorprende e finisce il nemico e non solo una spada che cade dall’alto. E arrivati ad un certo livello della propria pratica, tutto ciò diventa sempre più fondamentale.

A tal proposito, ulteriori riflessioni giungono anche in merito alla velocità e rigidità nell’eseguire i kata. Queste derivano altresì da discorsi effettuati con Claudio, Danielle, Renè Sensei e Carlo Sappino e che portano tutte alla stessa conclusione. Fino al 4° dan, in particolar modo per chi come noi ha sempre svolto le gare, si può accettare che il proprio Iaido abbia un certo tipo di velocità, forza e mentalità: è per così dire corretto, poiché concetti più alti ed evoluti come la compassione nella pratica, kikentai no ichi, fluidità nei movimenti ecc., probabilmente diventeranno più consapevoli più avanti e saranno oltretutto necessari e fondamentali per proseguire nel cammino.

Vedremo quindi uno Iaido più a scatti, fin troppo veloce, aggressivo. In un modo o nell’altro molti di noi sono passati attraverso questa fase. Adesso però, è giunto il momento di cambiare; ho compreso, anche grazie ai continui rimandi dei Maestri che ad un certo punto insistono molto su questo passaggio,  che tutto ciò deve lasciare spazio ad uno Iaido più grande, lento, consapevole nel corpo, fluido e continuo e soprattutto credibile e realistico.

Ogni movimento dovrà avere un senso ed uno scopo intrinseci, dovrà esserci una mente svuotata da ogni turbamento e pensiero aggiuntivo, eseguendo il tutto nella maniera più naturale possibile. Spesso pensiamo di dover tagliare con forza per esser più efficaci, di dover esser veloci per sorprendere il nostro avversario immaginario, senza renderci conto che questi aspetti riducono notevolmente la credibilità e il senso stesso del nostro Iai.

È davvero uno dei concetti più difficili da metter in pratica. Dobbiamo quindi pensare ad una mente ed un corpo sempre presenti, efficaci nel momento giusto, ma entrambi vuoti, liberi da distrazioni, movimenti inutili e superflui.

Solo così lo Iaido avrà ciò che gli spetta e merita: un profondo realismo.

 

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