Considerazioni personali e ricordi dell’esperienza giapponese 2016.

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di Danielle Borra
 

Quest’anno la partenza è stata difficile, un sacco di scadenze lavorative nelle settimane precedenti, le lauree giovedì e venerdì prima di partire, un accumulo che non lascia libera la mia mente.

Quando torneremo sarà anche peggio e nessun wk libero fino a metà luglio!

In realtà sono stanca e avrei  bisogno di una  vacanze ma il Giappone è tutto meno che una vacanza.

Poi non mi sento pronta, non ho preparato adeguatamente il taikai………insomma non vorrei partire. Si parte ovviamente! Patisco il viaggio e la prima notte giapponese (la predisposizione del proprio animo conta molto!!)

Lunedì  cominciamo, siamo in palestra alle 9,30 e si parte con  il solito ritmo: palestra (10-12), pranzo, palestra (13-16), merenda, palestra (18,30-23) cena e birra (quest’anno tanta birra!)

E comincia la magia, entro nel ritmo, sono stanca ma felice, mi diverto, tutto dentro di me cambia. Fare allenamento nel dojo del Maestro è così, è un luogo diverso, con una profondità di pratica che non si riesce ad immaginare fuori di lì, e non puoi che lasciarti trasportare da tutta l’energia che circola in quel luogo, in quelle persone. Probabilmente tutti i dojo giapponesi sono così ma io conosco solo questo e mi fa quest’effetto tutti gli anni.

Sono contenta e la settimana fluisce. Il Maestro dice che ho mantenuto bene il mio livello rispetto all’anno scorso, contraddicendo perfettamente la mia percezione e anche questo è un bel mistero…. Ma da tempo so che la mia conoscenza dello iaido è limitata! Comunque piovono correzioni di tutti i tipi anche su cose di base, ovviamente!

Si parte per Kyoto, abbiamo spazio per un po’ di turismo. Kyoto è bellissima anche se quest’anno le folle di turisti, fra cui un numero impressionante di cinesi, mi fanno capire il significato di turismo sostenibile. Non si può visitare nulla!!!

Però c’è il mercatino al tempio dove turisti ce ne sono pochi (se non contiamo la CIK con Moretti, Verrina ma sarò veramente a Kyoto? ). L’occhio di falco di Stefania individua ben due statuine di Akita! Comprerei tutto, tsube, ceramiche, vestiti….bisogna tenersi perché domani ci saranno i banchetti delle cose di Iaido e si sa che quelli sono irresistibili per Zanoni!

E siamo al giorno della dimostrazione, si comincia alle 8,30 e si finisce alle 20. Interminabile ma bellissimo, un’ emozione unica far parte di tutte quelle persone che si ritrovano ogni anno insieme al Butokuden. L’ho già detto lo scorso anno ma vedere tutti i Maestri che ho conosciuto in Europa fare la loro dimostrazione è sempre un momento impagabile.

Il giorno dopo ci accatastiamo nella  sala in cui vengono fatti gli esami di jodo, abbiamo dovuto scegliere fra vedere gli esami di jodo o di iaido poiché sono in contemporanea. E siamo lì quando il Maestro Renè fa il suo esame e Claudio per primo vede il risultato positivo della seconda prova! 8° dan!!! Anche questa un’emozione indescrivibile!

Si torna, stanchi ma con uno spirito diverso.

Ci sono molte cose e molti aneddoti: lo street food, le birre artigianali giapponesi, il posto del sakè con il Maestro di tempura, Totoro, le giapponesi ubriache, ecc. Ma fra tutto ricorderò per sempre la faccia di Alessio quando si è reso conto che il maestro aveva provato su di lui la prima parte del kata ukigumo con una spada vera (avete presente? Quella parte in cui si batte con il filo della spada sul torace dell’avversario?). Impagabile anche quello!

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di Claudio Zanoni

Siamo appena tornati dall’ultimo viaggio in Giappone,  con un fardello sulle spalle difficile da portare.

Sono stato “ rimproverato” ,se posso usare questo termine anche se quello più corretto sarebbe umiliato, dal maestro per due giorni.  Chiariamo però questo punto, umiliato per la mia incapacità non per volere del Maestro che tanto si prodiga provando ad insegnarmi delle cose, ma  forse non sono alla mia portata per adesso.

Un viaggio difficile per molti motivi.  Una stangata che non ti aspetti. Aveva iniziato a Villinghen nel 2015, ma proprio da quella stangata avevo provato a cambiare delle cose, pensando nella mia stupidità di essere riuscito a fare dei passi avanti ed invece mi sono ritrovato ancora più indietro ” buongiorno Zanoni ben svegliato”.

Sono stati 4 giorni di pratica intensa, con le ginocchia rosse da far paura, con male dappertutto, ma la cosa che faceva più male era vedere la faccia sconsolata di Ishido o quella di Morishima, dopo una serata intera passata a provare ad insegnarmi  OROSHI  ed io non riuscire a farlo.  Credo che esistano poche cose così frustranti.

Il resto del viaggio è proseguito senza sbalzi ma forse proprio questi primi 4 giorni, mi hanno ritrasformato nel solito “tarantolato” e quindi anche i miei compagni di viaggio hanno patito questa situazione.

Che altro dire, un Kyoto taikai senza fama e senza lode con un Uki Gumo molto “bloccato”, ed infine la gioia più grande, assistere ad un evento eccezionale il passaggio ad 8 dan di jodo  di Renè.

Grande Sensei.

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di Stefania Battista

1.  23 aprile 2016… destinazione Kawasaki – Japan

Per la quarta volta imbarcavo bagagli e me stessa sul volo diretto a Tokyo, ma per la prima volta l’obiettivo era diverso.
Emozione, timore e profondo senso di inadeguatezza accompagnavano la mia mente mentre parevo concentrata a fissare il piccolo monitor posto sul sedile di fronte su cui scorreva la traiettoria del volo. La seguivo con lo sguardo. Il piccolo aereo si avvicinava alla meta ed immaginavo come sarebbe stato quel giorno, i giorni successivi a quello e pensavo, quasi non credendo a quello che accadeva o sarebbe accaduto.
Avrei incontrato il Maestro Ishido e nel suo Dojo avrei potuto praticare e quello sarebbe stato non il punto di arrivo dopo qualche anno di pratica, ma il punto da cui partire….
Forse avrei anche potuto incontrare Totoro.

2.  Kawasaki – Kyoto

Molti sono stati gli insegnamenti ricevuti.
Alcuni verbali, altri dimostrativi altri ancora solo di pensiero, ma altrettanto efficaci e diretti.
… La pratica dello iaido ha l’obiettivo comune di migliorarsi credendo via via sempre di più in se stessi e di migliorare se stessi di fronte alle difficoltà della vita anche quando il risultato può sembrare scontato, ma non è detto che lo sia.
L’apprendimento è favorito se si ha la giusta apertura mentale, se si conoscono i principi, se si ha la volontà e soprattutto l’umiltà necessarie e se si conoscono i limiti oltre cui non esaltarsi per la vittoria e non abbattersi per la sconfitta.
… In più, oltre a questa magia di sensazioni vissute, ho anche incontrato Totoro…

3.  4 maggio 2016… destinazione Torino – Italy

Il profumo del the verde sorseggiato nei momenti di pausa nel Dojo, l’emozione di aver praticato all’interno di quel vecchio Dojo con il Maestro Ishido e la maestosità del Kyoto Taikai accompagnavano i miei pensieri mentre con lo sguardo seguivo la traiettoria di rientro.

Posso e devo ringraziare i Maestri Danielle Borra Sensei e Claudio Zanoni per aver voluto condividere questa volta anche con me l’esperienza della pratica in Giappone le cui emozioni sono e saranno rivissute sempre anche nel nostro Dojo.

Grazie.

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di Alessio Rastrelli

Per il terzo anno consecutivo ho avuto il piacere e l’onore di accompagnare i miei maestri – Borra e Zanoni – al consueto viaggio in Giappone, questa volta con anche Stefania Battista.

Si lo so, potevo scrivere Claudio e Danielle al posto dei cognomi ma poteva apparire troppo amichevole e considerando che vengo usualmente additato come ‘lecchino’, cerco di utilizzare una forma più impersonale e distaccata.

Chi dovesse pensare ad un viaggio di piacere specifico subito che il programma non prevede turismo ma solo allenamento duro, continuo e costante. Poi per fortuna così non è stato: nei limiti del possibile siano riusciti anche a visitare posti nuovi, e, soprattutto, abbiamo dato soddisfazione a lingua, palato e stomaco. Un po’ troppo forse ma ne è valsa la pena.

Abbiamo mangiato di tutto e dappertutto, per strada, al pub, alla taverna con una manciata di posti a sedere, al classico bancone con il cuoco che cucina davanti a te, alla bettola dove sei costretto ad ordinare prima ad un distributore automatico e poi sperare che qualcuno ti porti da mangiare, fino al ristorante di gran classe.

Abbiamo bevuto una media di 3 litri di birra a testa ogni giorno, tranne Stefania che è andata avanti a Cola ed acqua.

Ma veniamo allo Iaido.

Una settimana di allenamento intenso a Kawasaki nel dojo di Ishido sensei e quattro giorni a Kyoto per il Kyoto taikai.

Già solo entrare nel dojo di Ishido sensei non è cosa per tutti, si respira aria di serietà, rispetto, storia, fatica, successi, figuriamoci praticare lí alla presenza dello stesso Ishido, di Morishima, di altri settimi e ottavi dan, di Mansfield, di Bean, di René… ci si sente veramente piccoli piccoli e, nel mio caso, assolutamente fuori luogo.

Non sono lí certo per meriti ma solo perché i miei sensei hanno avuto la bontà di portarmi e di questo ne sarò sempre grato.

L’allenamento è duro e Ishido sensei non sembra essere particolarmente felice del nostro livello. Solo negli ultimi giorni, probabilmente apprezzando il nostro impegno e dedizione, risulterà più sorridente.

Particolarmente bella e formativa la lezione dell’ultimo pomeriggio in dojo. Ci ha spiegato nei dettagli Ryuto, Ukigumo ed Yama Oroshi. A proposito di Ukigumo, ho anche avuto la fortuna di impersonificare l’avversario mentre Ishido eseguiva il kata e provare l’ebrezza di ‘ricevere’ un colpo fortissimo sul petto e scoprire, solo alla fine, che si trattava di una katana vera.

Al Kyoto Taikai invece ho rivissuto l’emozione dell’anno scorso trascorrendo due giorni interi, come spettatore, a vedere embu, esibizioni, esami in un ambiente mistico (tutto svolto in un tempio) e con tantissimi partecipanti.

Ho visto esibizioni impeccabili ma anche altre più discutibili. Bravi Claudio e Danielle, il loro embu è stato molto bello.

Il giorno dopo ho anche vissuto l’emozione indescrivibile dell’esame di René, passato con successo, da ottavo dan di Jodo.

Da questa avventura torno con qualche kilo in più, molta più esperienza di Iado, amicizia rafforzate, un completo per fare Jodo (idea di René), una Tsuba antica, tanta stanchezza e un conto in rosso in banca.

Ma più di tutto, la consapevolezza di – nonostante tanti sbagli – essermi impegnato e aver dato il meglio di me.

Grazie ai miei compagni di viaggio per avermi sopportato e supportato.

 

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