di Paolo Grassi
Si potrebbe dire, dissacrando un po’, che ormai ne esistono di ogni forma e colore.
Possiamo inoltre dire che ormai tutti i Sensei consigliano ai praticanti di frequentarli.
Quindi dando per scontato che bisognerebbe andarci ogni qualvolta ne abbiamo la possibilità, proviamo a fare un esercizio puramente accademico e riflettere sul perché ci andiamo, quali sono le nostre aspettative e cosa ci portiamo a casa.
Al netto di chi frequenta un seminario per “obbligo” la maggior parte di noi quando si iscrive ad un seminario penso sia spinto dalla volontà di crescere, uscire dalla propria comfort zone, semplificando apriamo il cancello del nostro bellissimo orticello e decidiamo di guardare oltre.
A questo punto, la domanda è, ma cosa penso di trovare?
La nostra cultura, il nostro modello scolastico e in generale il modo in cui abbiamo appreso fin dalla seconda infanzia ci porta a pensare che il Sensei di turno una volta salito sul piedistallo (vedi la cattedra che ha contraddistinto il nostro percorso scolastico) ci regali la verità assoluta che cambierà la qualità della nostra pratica per sempre…
Piccola anticipazione sul cosa ci portiamo a casa, spesso lo fa ma noi non riusciamo ad accorgercene.
Tornando alle aspettative, chi di noi durante un seminario vedendo il Sensei andare a correggere un altro praticamente non ha pensato “ma da me non viene mai?”.
Oppure chi di noi vedendo che la richiesta/requisito per migliorare e’ difficile, non cade dal cielo come la biblica manna, non ha pensato ad un escamotage, per fare meno fatica ad un alibi già pronto per giustificare alla nostra coscienza la scorciatoia o la rinuncia di turno.
Cavoli, questi seminari sembrano un tormento ma allora perché lasciare la soglia del nostro orticello…
Non sono un praticante esperto, conosco molte persone che vivono le nostre discipline da molto più tempo di me, e nel mio piccolo, direi che nel tempo sono arrivato alla conclusione che la traduzione di seminario possa essere, “fatica e mal di testa”.
Si, fatica che vale la pena di fare e mal di testa che vale la pena di avere perche’ ogni volta che vado ad un seminario incontro amici che non vedo tutti i giorni, faccio fatica insieme a loro, condivido con loro il mal di testa che inevitabilmente viene quando ti rendi conto di quanto lontano sei da quella meta che non arriverà mai.
Quando non vedi la luce, vedi un tuo amico che ha acceso un cerino e sta andando nella direzione giusta e allora lo copii…
E scopri che quando il Sensei sta’ correggendo qualcuno, sta correggendo anche te… (la soddisfazione del tuo ego e’ meno importante dell’imparare).
Cosa mi porto a casa, infondo esattamente quello che cercavo, la ricetta per migliorare, se voglio farlo.
E molto di più:
Gli Amici, una risorsa inestimabile da tutti i punti di vista.
Un esempio, I Sensei hanno fatto la stessa fatica e ne fanno ancora, hanno avuto gli stessi mal di testa, e sicuramente ne hanno anche di peggiori oggi.
Infondo se pensiamo che, come mi ha recentemente ricordato un documentario sulla Toyota…
“Qualche volta si vince, tutte le altre si impara”,
Allora da ogni nostro sbaglio dovrebbe nascere qualcosa di buono
Quindi speriamo di trovare il seminario che ci mostri lo sbaglio.
Buon seminario a tutti.
Paolo Grassi