Mifune Toshiro è nato a Tsingtao il 1º aprile del 1920, nella provincia cinese dello Shandong, ai tempi ancora sotto l’occupazione giapponese in seguito alla cattura della città dal dominio coloniale tedesco durante la prima guerra mondiale, da genitori giapponesi di religione metodista, al tempo stabilitisi in Cina inizialmente come missionari. Il padre, Tokuzo, era originario di Yurihonjo, nella prefettura di Akita, nella regione del Tohoku, mentre la madre preveniva della prefettura di Niigata, nella regione del Chubu.

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Crebbe con la famiglia dapprima presso Dalian, nella provincia cinese del Liaoning, e poi, tra i quattro ed i diciannove anni d’età, in Manciuria, lavorando nel laboratorio fotografico del padre, fotografo e importatore.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, in seguito all’invasione giapponese della Cina, il giovane Toshiro venne arruolato nell’aviazione nipponica, in qualità di fotografo, dove rimase per sei anni. L’esperienza della guerra ebbe un’importante influenza formativa sul suo carattere: all’inizio, i suoi compiti furono incentrati sul mettere insieme le foto scattate da aerei da ricognizione per creare mappe del territorio nemico, ed fu con questa attività che sviluppò un approccio meticoloso e coscienzioso al lavoro.

Durante la fase finale della guerra, Mifune fu assegnato come ufficiale istruttore ad una base tokkotai, unità di attacco speciale a Kyushu, nella base kamikaze di Kumanosho a Kumamoto. Parte del suo lavoro consistette nel dare un vero e proprio saluto ai giovani piloti kamikaze prima che questi partissero per le loro missioni suicide. Secondo il racconto di Mifune stesso, avrebbe offerto a ciascuno degli aviatori condannati una cena con sukiyaki e lo avrebbe ammonito di non urlare “Viva l’imperatore” alla fine, quanto piuttosto di andare incontro alla morte gridando per la propria madre, dicendo che non ci fosse alcuna vergogna in questo. Incaricato per lo scatto delle foto commemorative dei piloti prima della loro partenza, concentrò il suo obiettivo sui volti più fanciulleschi e con le guance arrossate. “Mandare questi giovani dalla faccia fresca in missioni da cui non sarebbero mai tornati è stato estremamente doloroso”: negli anni successivi, Mifune pianse mentre raccontava queste esperienze dei tempi di guerra ai suoi figli. Per come la vedeva, la guerra non era altro che un “massacro insensato”.

Quando nel 1946 venne congedato e rimpatriato a Tokyo, trovò lavoro, grazie all’aiuto di alcuni amici, presso gli studi cinematografici della Toho, in qualità di assistente operatore di ripresa. 

L’anno successivo, a causa di uno sciopero che aveva coinvolto gran parte dei propri attori, gli studi Toho organizzarono un concorso per trovare volti nuovi da utilizzare nei propri film. Mifune venne iscritto al concorso da alcuni amici e venne successivamente selezionato insieme ad altri quarantotto aspiranti attori e attrici da una sterminata lista di quattromila candidati. Il suo esordio avvenne, nello stesso anno, nel film Le montagne d’argento (Snow Trail, Shin Baka Jidai) diretto da Senkichi Taniguchi, recitando al fianco di Takashi Shimura, suo futuro partner cinematografico (oltre 50 film) in diversi film di Kurosawa, ai tempi sceneggiatore del primo film di Mifune. In occasione del concorso degli studi Toho nel 1947 conobbe la sua futura moglie, Yoshimine Sachiko, che sposò tre anni più tardi nel febbraio del 1950; all’inizio contrari al matrimonio, i genitori di lei, un’agiata famiglia di Tokyo, si convinsero ad accettare la proposta di Mifune soltanto dopo una lunga opera di convincimento di registi Senkichi Taniguchi e Kurosawa Akira. Dal matrimonio, durato fino alla morte di lei, avvenuta nel 1995, nacquero due figli, Shiro e Takeshi, ed ebbe una terza figlia, Mika, avuta nel 1982 da una lunga relazione extraconiugale con l’attrice Kitagawa Mika.

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La svolta della sua carriera avvenne durante un provino per un film: l’esito fu negativo e Mifune non ottenne la parte, però la sua performance rimase impressa al regista Kurosawa, che assistè al provino e che lo scritturò infine per il suo successivo film, L’angelo ubriaco. In questo film, Mifune si immedesimò talmente bene nel proprio ruolo, uno yakuza tubercolotico, che il regista decise di ampliare la sua parte, originariamente secondaria, e di promuoverlo al ruolo di co-protagonista al fianco nuovamente di Takashi Shimura. È da questo film, datato 1948, che ebbe inizio il sodalizio tra Mifune e Kurosawa; l’attore recitò il ruolo del protagonista in tutti i film del regista (eccetto Vivere del 1952) fino al 1965.

Con il film Rashomon arrivò il successo internazionale per entrambi: il film vinse il Leone d’Oro al Festival di Venezia del 1951 e successivamente anche l’Oscar per il miglior film straniero e permise al cinema giapponese di farsi conoscere anche ad occidente.

Rashômon - Film (1950) - MYmovies.it
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Dopo questo film seguirono altri ruoli importanti e sempre più maturi, per Mifune, sotto la guida di Kurosawa: interpretò il ruolo di Rogozin ne L’idiota, il contadino ed aspirante samurai Kikuchiyo ne I sette samurai, recitò ne Il trono di sangue, adattamento della tragedia Macbeth di William Shakespeare, fu il samurai Sanjuro ne La sfida del samurai, ruolo tra l’altro che gli permise di conquistare la Coppa Volpi come miglior attore a Venezia.

Parallelamente alle sue prove nelle pellicole di Kurosawa, Mifune fu diretto da cineasti altrettanto importanti come Mizoguchi Kenji, Inagaki Hiroshi, Kobayashi Masaki, Honda Ishiro, Naruse Mikio, Kinoshita Keisuke. Il sodalizio con Kurosawa terminò nel 1965, con il film Barbarossa, a causa di alcune frizioni che nacquero tra i due: l’attore si risentì molto di non poter partecipare ad altri film durante la produzione, Kurosawa invece, dopo l’uscita del film, accusò Mifune di aver calibrato male la sua interpretazione. Le loro carriere si divisero e tra i due scese il gelo: si riconciliarono soltanto il giorno del funerale del regista Honda, nel 1993, dopo quasi trent’anni di silenzio.

Dopo Barbarossa, Mifune proseguì la sua carriera, recitando in numerosi altri film; prese parte anche ad alcuni lungometraggi statunitensi, come Duello nel Pacifico (1968), Sole rosso (1971), 1941 – Allarme a Hollywood di Steven Spielberg (1979) con il compianto John Belushi. Ebbe inoltre successo grazie al celebre ruolo televisivo di Toranaga nella miniserie americana Shogun tratta dall’omonimo romanzo di James Clavell, nel 1980, al fianco di Richard Chamberlain.

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Sole rosso, Immagine da https://www.blu-ray.com/movies/Red-Sun-Blu-ray/138301

Leggendario attore giapponese ed acclamato internazionalmente, Mifune Toshiro ha ricoperto ruoli di elevata complessità psicologica ed emotiva, tanto che la critica lo ritiene uno dei migliori attori della storia del cinema. Fu grande amico dell’attore Nakadai Tatsuya, con cui ha recitato in sedici film, e grazie alle interpretazioni internazionali strinse una grande amicizia con gli attori americani Scott Glenn, William Holden e Charlton Heston.

Oltre che attore fu anche regista, con Gojuman-nin no isan (Legacy of 500.000) del 1963, e produttore, oltre che della stessa pellicola, di oltre una dozzina di film fino al 1984 con la Mifune Productions fondata nel 1962, mentre tra i doppiatori italiani vanta nomi come Arnoldo Foà, già voce italiana, tra gli altri, di attori del calibro di John Wayne, Jean Gabin, Kirk Douglas, Peter Lorre, e in tempi più recenti Luca Ward, iconica voce nazionale di Pierce Brosnan, Russel Crowe, Keanu Reeves, Jason Statham e Mel Gibson, solo per citarne alcuni.

Dalle memorie di Kurosawa si apprende quanto il regista stimasse Mifune: “aveva un genere di talento che non avevo mai incontrato prima nel mondo del cinema giapponese. A impressionare era soprattutto la velocità con cui si esprimeva. L’attore giapponese medio ha bisogno di tre metri di pellicola per comunicare un’espressione. A Mifune ne basta uno. Tutto gli esce direttamente con una rapidità tre volte superiore. Non ho mai visto in un attore giapponese un tal senso del ritmo. Eppure, con tutta la sua vivacità, è di una sensibilità finissima. Lo so, sembrano lodi esagerate, ma tutto quel che dico è vero. Se mi costringessero a trovargli un difetto, direi che ha una voce un po’ aspra, che quando viene registrata diventa un po’ difficile da capire. È difficile che mi lasci impressionare dagli attori, ma nel caso di Mifune ero completamente soggiogato”.

Avendo interpretato oltre centocinquanta ruoli nella sua immensa carriera, va anche ricordato che Mifune è senza dubbio l’attore più conosciuto in occidente, con una fama che iniziò a consolidarsi a livello planetario con Rashomon.

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George Lucas e Mifune Toshiro, immagine da https://www.facebook.com/ToshiroMifuneOfficial

Tra i grandi rifiuti si annovera invece quello di interpretare Obi-Wan Kenobi in Guerre Stellari di George Lucas: la figlia Mika raccontò che il rifiuto derivò dal fatto che  il padre fosse preoccupato che il film sarebbe stato di qualità scadente, finendo per banalizzare l’immagine del samurai, su cui Lucas aveva basato gran parte del personaggio e del suo stile di combattimento. Il regista americano, da sempre grande ammiratore del cinema giapponese e di Kurosawa, ci avrebbe tenuto moltissimo ad avere Mifune nel suo film, in parte basato sul film di Kurosawa del 1958 La fortezza nascosta. Ma all’epoca, ha ricordato ancora Mika, “i film di fantascienza erano fatti male, gli effetti speciali non erano avanzati e lui provava molto orgoglio per la figura del samurai. Allora si parlò anche di fargli interpretare Darth Vader in modo che il suo volto non si vedesse, ma alla fine rifiutò anche quello”.

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Nel 1970 prestò il suo volto per la pubblicità della birra Sapporo, ritenuta adatta ad un pubblico femminile per il suo sapore delicato, ma per la quale l’azienda giapponese volle cambiare il preconcetto lanciando la campagna “Gli uomini tacciono e bevono Sapporo” legando l’immagine della bevanda all’uomo simbolo del momento. Ma in quello stesso periodo dietro il successo dell’attore cominciò a precipitare la vita privata, a causa dell’infedeltà e dell’alcool che avevano messo a dura prova il suo matrimonio: la moglie Sachiko presentò infine una petizione per divorzio mediato dal tribunale, con una causa che si protrasse per cinque anni. Dopo l’inizio della mediazione per il divorzio, Mifune si trasferì con la sua amante Kitagawa Mika e decise di sposarla ma Sachiko, tuttavia, ritirò la sua petizione, dichiarando che sarebbe rimasta la moglie di Mifune Toshiro, rimanendolo in effetti fino al giorno in cui morì, senza concedergli mai il divorzio.

Nel 1979, inoltre Mifune subì una grave battuta d’arresto professionale quando il suo braccio destro alla Mifune Productions lasciò l’azienda per fondare uno studio rivale, portando con sé la maggior parte degli attori della compagnia. Annullata dal colpo, la Mifune Productions registrò un netto calo, ma anche se sbalordito, Mifune sopportò stoicamente quello che ritenteva un tradimento, senza una parola di rimprovero ai dipendenti che lo stavano abbandonando. Tuttavia, si disse che Mifune, un tempo allegro e scherzoso, fosse diventato taciturno e con le spalle piegate.

La Mifune Productions chiuse il suo studio nel 1984, dopo ventuno anni e tredici film: a quel punto Mifune aveva sessantaquattro anni ed aveva fisicamente oltrepassato il suo apice, ma le offerte di lavoro continuavano ad arrivare. Sia che lavorasse in Giappone o all’estero, la celebre star del cinema usava viaggiare invariabilmente da sola, non accompagnata da manager o assistenti, e quando le persone del settore lo esortavano almeno a servirsi di un autista per trasportare lui e il suo bagaglio, usava rispondere “finché posso camminare, non voglio disturbare gli altri”.

Nel 1990, mentre si trovava in Alaska per le riprese di Shadow of the Wolf (Agaguk, L’ombra del lupo), Mifune si ammalò ed iniziò a soffrire di vuoti di memoria. Poi, nel 1992, si separò da Kitagawa dopo una relazione durata vent’anni e si ritirò a vivere da solo. Il figlio maggiore di Mifune, Shiro, offrì una spiegazione per la rottura: “mentre mio padre era via per girare all’estero, Mika eliminò la lapide commemorativa della famiglia Mifune, che mio padre considerava come un tesoro. Quando lo scoprì, diventò furioso con lei” ponendo quindi fine al rapporto. Dopo una separazione durata ventuno anni, nel 1993 la moglie Sachiko rientrò nella vita di Mifune, ed ebbe un ruolo attivo nelle cure dell’attore, la cui demenza purtroppo stava peggiorando rapidamente, ma il ricongiungimento purtroppo non durò a lungo, a causa della morte di Sachiko nel 1995: Mifune cadde in un profondo stato di depressione e l’ulteriore aggravarsi dell’Alzheimer e il sopravanzare di un tumore ne minarono inevitabilmente e definitivamente la salute e causarono un suo brusco completo ritiro a vita privata.

Due anni dopo, il 24 dicembre 1997, Mifune Toshiro morì nell’ospedale di Mitaka a Tokyo all’età di settantasette anni. La causa della morte fu un’insufficienza multiorgano: aveva riversato fino all’ultimo grammo di energia fisica ed emotiva nella sua vita e nel suo lavoro finché non era rimasto più nulla. Per il suo funerale Kurosawa scrisse una lettera d’addio all’insegna della grande amicizia e profonda riconoscenza: “Abbiamo fatto parte insieme dell’età dell’oro del cinema giapponese. Se ripenso a ogni film, non avrei potuto farli senza di te. Hai dato tanto di te stesso, grazie. Per un’ultima volta davanti a una bottiglia di sake, vorrei poterti dire tutto questo. Addio, amico mio. Ci rivedremo presto”. 

Il grande regista morirà appena otto mesi dopo e in meno di un anno il cinema giapponese perse due delle sue figure più importanti e celebri.

r/cinemasets - Akira Kurosawa and Toshiro Mifune on the set of Yojimbo (1961) (x-post r/movies)
Kurosawa e Mifune sul set di Yojimbo, immagine da https://www.reddit.com

La recitazione di Mifune conquistò il pubblico mondiale con un eloquio minaccioso dal tono alto, una risata sarcastica, movenze plastiche e feline nelle radure e tra gli alberi, i sentieri di un bosco o per le strade dei villaggi, così come con gesti semplici come il grattarsi la corta e rada barba prima di una risoluzione o lo sguardo fisso sul nemico o sulla vittima: nonostante le innumerevoli interpretazioni nei ruoli più disparati, impersonificò l’immagine del samurai, del ronin, del nobile, del ladro omicida, del contadino che vuole riscattarsi, nell’immaginario di milioni di fan, una figura armata di spada, spesso imbattibile per tecnica o senso dell’onore, icona incontrastata dello spirito del guerriero giapponese.

Ma con una vita passata davanti alle telecamere, quale è stato realmente l’approccio di Mifune all’arte della spada?

Anche se Mifune non aveva un grande pregresso come artista marziale, è stato comunque in grado di rendere i suoi personaggi realisticamente credibili: Stephen K. Hayes, uno dei pionieri del ninjutsu in Ohio (Stati Uniti d’America), e che ha lavorato con l’attore giapponese sulle scene della serie Shogun, disse che la sua sola presenza in un film di samurai riusciva ad evocare l’immagine del guerriero assoluto. Nonostante le sue carenze marziali, era profondamente impegnato nel comprendere i sentimenti del personaggio che interpretava, e quando veniva educato nelle tecniche e nei movimenti del combattimento e li interpretava comunque a suo modo, appariva così realistico e convincente sullo schermo da portare gli spettatori a credere che quello che vedevano era veramente cosa fosse il combattimento con la spada.

In molti quindi si sono posti la domanda se Mifune avesse delle reali conoscenze marziali, e come è facile immaginare, in mancanza di tali conoscenze, anche lui, come molti attori, ebbe il supporto di maestri legati al mondo della spada. Una figura di spicco fu sicuramente Sugino Yoshio sensei (1904-1998), che collaborò con Mifune in quasi tutte le sue parti da guerriero. Sugino sensei fu uno studente diretto di Morihei Ueshiba nei primi anni ’30, aprendo poi un dojo affiliato all’Aikikai nel 1935, e fu studente di Kano Jigoro, per arrivare negli anni ’40 ad insegnare a tempo pieno kenjutsu, aikido, judo e naginatajutsu: dal 1937 Sugino sensei insegnò Katori Shinto ryu nella prefettura di Chiba in qualità di istruttore di budo presso il Chiba Teacher’s College e la Fuji Elementary School di Asakusa, insegnò naginata alla Yokohama Girl’s Vocational, e judo alla Keio Secondary School.

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Sugino Yoshio sensei. Immagine da aikojurnal.com

Alla fine della seconda guerra mondiale anche Sugino sensei fu costretto a consegnare le sue spade, ma non si ritirò dall’insegnamento, fino a quando, negli anni ’50 potè aprire legalmente il suo nuovo dojo. Negli stessi anni la Società di Promozione delle Arti Marziali Classiche Giapponesi gli inviò una comunicazione con la quale veniva informato che il regista Kurosawa avrebbe girato un nuovo film sul tema dei samurai e si augurava di poterlo avere come istruttore dei suoi attori: il titolo di quel film era I sette samurai, e segnò l’inizio della collaborazione del sensei con il mondo del cinema giapponese. La stessa comunicazione fu inviata anche a Sasamori Junzo della scuola Ono Ha Itto ryu, e i due sensei incontrarono Kurosawa nel 1953, il quale dopo una breve descrizione della trama del film disse di voler rendere il film godibile in diversi nuovi modi, uno dei quali era quello di rendere le scene di arti marziali più adrenaliniche e realistiche e che per aiutare gli attori ad ottenere l’autenticità dell’azione, aveva quindi richiesto la collaborazione dei due maestri: dopodiché cominciarono tutti a discutere animatamente sul film e sul budo in generale. Sasamori dovette però abbandonare presto l’incarico a causa di un ulteriore impegno all’estero affidatogli dal Ministero dell’Educazione, e si congedò con parole che lasciarono un profondo senso di integrità ed onore in tutto il cast: “anche se devo lasciare questo incarico, non c’è veramente nulla di cui preoccuparsi, poichè Sugino sensei può insegnarvi qualsiasi cosa, dalla lancia allo iai e perfino l’aikido, vi lascio quindi in ottime mani”, rifiutandosi perfino di partecipare al set fotografico commemorativo della pellicola in quanto non aveva contribuito personalmente. Seguendo le parole di Sasamori, Kurosawa non richiese la collaborazione di altri maestri e affidò tutto al solo Sugino sensei, il quale cominciò quindi con le basi della spada e dello iai del Katori Shinto ryu, partendo dalla corretta postura, dall’impugnatura e dai movimenti della spada tipici di questa scuola, insegnando agli attori tecniche le più autentiche possibili dal punto di vista marziale, approfondendo ulteriormente il nuovo linguaggio cinematografico di Kurosawa basato sui primi combattimenti di spada violentemente realistici, tracciando il segno per il futuro del cinema giapponese. Il regista fu colpito da ogni aspetto del sensi, inclusi la sua postura e il  portamento, al punto di chiedere ai suoi attori di emularlo in ogni suo movimento, tanto da farli allenare giorni e giorni anche solo a camminare con la spada al fianco.

Per rendere un’idea del realismo ricercato da entrambi i punti di vista, cinematografico e marziale, e il grande clima di rispettosa collaborazione tra i due maestri, si ricorda come, in una scena critica del film, Kurosawa volle una ripresa ravvicinata di Mifune al centro di una battaglia: Sugino sensei propose una tecnica con la quale l’attore avrebbe dovuto muovere la spada per tagliare il collo dell’avversario, ma il regista la rifiutò in quanto la spalla dell’altro attore avrebbe oscurato il volto di Mifune e suggerì invece un movimento alternativo, che fu a sua volta rifiutato da Sugino sensei in quanto non in linea con i principi del bujutsu.

Un altro aneddoto mi riporta alla mente il perentorio comando di van Amersfoort sensei in tutti i suoi innumerevoli stage per portarci ad una tecnica e un riai corretti (CUT! CUT! CUT!): di fronte ad una performance evidentemente poco credibile degli attori, Sugino sensei si mise ad urlare “No, no, no! Non in quel modo. Tagliate! Tagliate! Per l’amor del cielo, nessuno spadaccino starebbe mai in piedi come un piccione sulle sue zampe. Dovete mantenere la tensione nelle gambe ruotando più in fuori le ginocchia” per poi aggiustare fisicamente la postura del malcapitato di turno per dimostrare come dovessero fare e costringendo ogni attore a lavorare duramente per ottenere la sua approvazione.

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Sugino sensei e Mifune, immagine da https://www.aikidosangenkai.org/blog/interview-yoshio-sugino-katori-shinto/

Secondo le memorie di Sugino sensei, Mifune, con il quale lavorò successivamente anche in Hidden Forest e Yojimbo, era fisicamente potente e riusciva a mantenere le anche basse e saldamente ancorate creando una completa stabilità dell’intero corpo; e anche Ishibashi Sumie, allieva e assistente del sensei durante le riprese, disse dell’attore che nell’instante in cui impugnava una spada, le sue anche si abbassavano in una solidità profonda meravigliosa da vedere.

Dal canto suo, Mifune studiava sempre i suoi ruoli entusiasticamente, cercando informazioni voracemente e facendo ripetutamente le stesse domande finché non fosse convinto di aver compreso cosa dovesse sapere per dare alle sue performance marziali la migliore autenticità possibile, il che faceva strenuamente impegnare Sugino sensei per insegnare ad un allievo così entusiasta, arrivando a sfidare l’attore nel fare movimenti ritenuti impossibili da suoi compagni. Anche se qualcosa non veniva al primo tentativo, l’impegno di Mifune era totale al punto da insistere finché movimenti e tecniche non fossero quelli voluti dal sensei. E ad un allievo simile, Sugino sensei fu solo deliziato di poter offrire sfide sempre maggiori sapendo che l’attore non si sarebbe mai risparmiato per incontrare il risultato richiesto.

In una scena iniziale di Yojimbo, ad esempio, il personaggio del samurai di Mifune provoca tre ladri locali affinché estraggano le loro armi, dopodiché esplode in un’azione sorprendente tagliandoli tutti e tre, usando movimenti così rapidi che l’occhio dello spettatore riesce a malapena seguire. La tecnica di Mifune usata in questa scena, chiamata gyaku nuki no tachi, è particolarmente difficile: la lama viene estratta con la mano destra usando una presa inversa, portata sopra la testa, invertita e abbassata di nuovo con un altro movimento di taglio. 

Video : Gyaku Nuki no Tachi, Katori Shinto ryu su https://www.youtube.com/watch?v=Os3mWiJmX6U

Ma Mifune se la cavò con una precisione così esplosiva che anche Sugino non poté fare a meno di rimanerne impressionato. E perfino quando le pessime condizioni climatiche costrinsero alla sospensione delle riprese, Mifune si allenò spesso con Sugino: il figlio del sensei, Sugino Shigeo, ricorda come l’attore continuasse a chiedere insistentemente al sensei se la postura fosse corretta o se l’uso della spada fosse corretta in una particolare situazione, a dimostrazione della profonda volontà di voler padroneggiare la lama, al punto che lo stesso sensei arrivò successivamente a dire che Mifune rubò l’arte di Katori Shinto ryu e ne rese una propria, motivo per il quale dopo che Mifune aprì la propria casa di produzione, tutte le scene di combattimento ebbero i tratti distintivi di Katori Shinto ryu.

La sfida del samurai - Wikipedia
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Non è possibile terminare la biografia di un così grande attore senza lasciare almeno uno sguardo sulla sua immensa filmografia, a costo di impegnare il lettore in una ulteriore dozzina di pagine: cercando di consolidarla nel minore spazio possibile, quanto segue permetterà di avere un’idea della ricchezza di opere che Mifune Toshiro ci ha lasciato, anche solo scorrendoci sopra velocemente per arrivare al fondo. Divisa in base al ruolo che ricoprì nella realizzazione del singolo titolo, come attore, regista o produttore, per il cinema o per la televisione, il seguente elenco vorrebbe essere ancora un tentativo di offrire un’immagine lampo come riconoscimento finale al più grande attore giapponese di tutti i tempi, ormai entrato nella leggenda.

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Attore – Cinema

  • Le montagne d’argento (Ginrei no hate), regia di Senkichi Taniguchi (1947)
  • Shin baka jidai (Zen), regia di Kajirō Yamamoto (1947)
  • Shin baka jidai (Go), regia di Kajirō Yamamoto (1947) – non accreditato
  • L’angelo ubriaco (Yoidore tenshi), regia di Akira Kurosawa (1948)
  • Il duello silenzioso (Shizukanaru kettō), regia di Akira Kurosawa (1949)
  • Jakoman to Tetsu, regia di Senkichi Taniguchi (1949)
  • Cane randagio (Nora inu), regia di Akira Kurosawa (1949)
  • Datsugoku, regia di Kajirō Yamamoto (1950)
  • Ishinaka sensei gyojoki, regia di Mikio Naruse (1950)
  • Scandalo (Shūbun), regia di Akira Kurosawa (1950)
  • Konyaku yubiwa, regia di Keisuke Kinoshita (1950)
  • Rashomon (Rashōmon), regia di Akira Kurosawa (1950)
  • Sasaki Kojiro, regia di Hiroshi Inagaki (1950)
  • Ai to nikushimi no kanata e, regia di Senkichi Taniguchi (1951)
  • Aika, regia di Kajirō Yamamoto (1951)
  • L’idiota (Hakuchi), regia di Akira Kurosawa (1951)
  • Kaizoku-sen, regia di Hiroshi Inagaki (1951)
  • Sengoha obake taikai, regia di Kiyoshi Saeki (1951)
  • Kanketsu Sasaki Kojirō – Ganryū-jima kettō, regia di Hiroshi Inagaki (1951)
  • Bakurō ichidai, regia di Keigo Kimura (1951)
  • Onnagokoro dare ka shiru, regia di Kajirō Yamamoto (1951)
  • Araki Mataemon – Kettō kagiya no tsuji, regia di Kazuo Mori (1952)
  • Muteki, regia di Senkichi Taniguchi (1952)
  • La vita di O-Haru – Donna galante (Saikaku ichidai onna), regia di Kenji Mizoguchi (1952)
  • Kin no tamago – Golden Girl, regia di Yasuki Chiba (1952)
  • Sengoku burai, regia di Hiroshi Inagaki (1952)
  • Tōkyō no koibito, regia di Yasuki Chiba (1952)
  • Gekiryu, regia di Senkichi Taniguchi (1952)
  • Minato e kita otoko, regia di Ishirō Honda (1952)
  • Fukeyo haru kaze, regia di Senkichi Taniguchi (1953)
  • Hoyo, regia di Masahiro Makino (1953)
  • Himawari musume, regia di Yasuki Chiba (1953)
  • Operazione kamikaze (Taiheiyō no washi), regia di Ishirō Honda (1953)
  • I sette samurai (Shichinin no samurai), regia di Akira Kurosawa (1954)
  • Samurai I: Musashi Miyamoto, regia di Hiroshi Inagaki (1954)
  • Shiosai, regia di Senkichi Taniguchi (1954)
  • Mitsuyu-sen, regia di Toshio Sugie (1954)
  • Dansei No. 1, regia di Kajirō Yamamoto (1955)
  • Tenka taihei, regia di Toshio Sugie (1955)
  • Zoku tenka taihei, regia di Toshio Sugie (1955)
  • Otoko arite, regia di Seiji Maruyama (1955)
  • Zoku Miyamoto Musashi – Ichijoji no ketto, regia di Hiroshi Inagaki (1955)
  • Testimonianza di un essere vivente (Ikimono no kiroku), regia di Akira Kurosawa (1955)
  • Miyamoto Musashi kanketsuhen – Kettō Ganryūjima, regia di Hiroshi Inagaki (1956)
  • Kuro-obi sangokushi, regia di Senkichi Taniguchi (1956)
  • Ankokugai, regia di Kajirō Yamamoto (1956)
  • Aijō no kessan, regia di Shin Saburi (1956)
  • Tsuma no kokoro, regia di Mikio Naruse (1956)
  • Narazu-mono, regia di Nobuo Aoyagi (1956)
  • Shujinsen, regia di Hiroshi Inagaki (1956)
  • Il trono di sangue (Kumonosu-jō), regia di Akira Kurosawa (1957)
  • Arashi no naka no otoko, regia di Senkichi Taniguchi (1957)
  • Kono futari ni sachi are, regia di Ishirō Honda (1957)
  • Yagyū bugeichō, regia di Hiroshi Inagaki (1957)
  • Kiken na eiyu, regia di Hideo Suzuki (1957)
  • I bassifondi (Donzoko), regia di Akira Kurosawa (1957)
  • Shitamachi, regia di Yasuki Chiba (1957)
  • Yagyu bugeicho – Ninjitsu, regia di Hiroshi Inagaki (1958)
  • Tōkyō no kyūjitsu, regia di Kajirō Yamamoto (1958)
  • L’uomo del riksciò (Muhomatsu no issho), regia di Hiroshi Inagaki (1958)
  • Yajikita dochu sugoroku, regia di Yasuki Chiba (1958)
  • Kekkon no subete, regia di Kihachi Okamoto (1958) – non accreditato
  • Jinsei gekijō – Seishun hen, regia di Toshio Sugie (1958)
  • La fortezza nascosta (Kakushi-toride no san-akunin), regia di Akira Kurosawa (1958)
  • Ankokugai no kaoyaku, regia di Kihachi Okamoto (1959)
  • Yamato il grande samurai (Aru kengo no shogai), regia di Hiroshi Inagaki (1959)
  • Le scimitarre dei mongoli (Sengoku gunto-den), regia di Toshio Sugie (1959)
  • L’avamposto dei disperati (Dokuritsu gurentai), regia di Kihachi Okamoto (1959)
  • Nippon tanjō, regia di Hiroshi Inagaki (1959)
  • Ankokugai no taiketsu, regia di Kihachi Okamoto (1960)
  • Kunisada Chūji, regia di Senkichi Taniguchi (1960)
  • 8 dicembre 1941 Tokio ordina: distruggete Pearl Harbor (Hawai Middowei daikaikūsen – Taiheiyō no arashi), regia di Shūe Matsubayashi e Hugo Grimaldi (1960)
  • Otoko tai otoko, regia di Senkichi Taniguchi (1960)
  • I cattivi dormono in pace (Warui yatsu hodo yoku nemuru), regia di Akira Kurosawa (1960)
  • Sararîman Chūshingura, regia di Toshio Sugie (1960)
  • ōsaka-jō monogatari, regia di Hiroshi Inagaki (1961)
  • Zoku sararîman Chūshingura, regia di Toshio Sugie (1961)
  • La sfida del samurai (Yōjinbō), regia di Akira Kurosawa (1961)
  • Gen to fudōmyō-ō, regia di Hiroshi Inagaki (1961)
  • Sanjuro (Tsubaki Sanjūrō), regia di Akira Kurosawa (1962)
  • Il dominatore degli Indios (Ánimas Trujano (El hombre importante)), regia di Ismael Rodríguez (1962)
  • Doburoku no Tatsu, regia di Hiroshi Inagaki (1962)
  • Zoku shachō yōkōki, regia di Toshio Sugie (1962)
  • Chūshingura, regia di Hiroshi Inagaki (1962)
  • L’ultimo volo delle aquile (Taiheiyo no tsubasa), regia di Shūe Matsubayashi (1963)
  • Anatomia di un rapimento (Tengoku to jigoku), regia di Akira Kurosawa (1963)
  • Gojuman-nin no isan, regia di Toshirō Mifune (1963)
  • Il grande corsaro (Dai tozoku), regia di Senkichi Taniguchi (1963)
  • Shikonmado – Dai tatsumaki, regia di Hiroshi Inagaki (1964)
  • Samurai, regia di Kihachi Okamoto (1965)
  • Barbarossa (Akahige), regia di Akira Kurosawa (1965)
  • Sugata Sanshiro, regia di Seiichirō Uchikawa (1965)
  • Taiheiyō kiseki no sakusen – Kisuka, regia di Seiji Maruyama (1965)
  • Chi to suna, regia di Kihachi Okamoto (1965)
  • Abare Goemon, regia di Hiroshi Inagaki (1966)
  • Dai-bosatsu tōge, regia di Kihachi Okamoto (1966)
  • Le avventure di Takla Makan (Kiganjō no bōken), regia di Senkichi Taniguchi (1966)
  • Doto ichiman kairi, regia di Jun Fukuda (1966)
  • Grand Prix, regia di John Frankenheimer (1966)
  • L’ultimo samurai (Jōi-uchi – Hairyō tsuma shimatsu), regia di Masaki Kobayashi (1967)
  • Nihon no ichiban nagai hi, regia di Kihachi Okamoto (1967)
  • Chikadō no taiyō made, regia di Kei Kumai (1968)
  • Dal Pentagono al Pacifico: uccidete Yamamoto! (Rengō kantai shirei chōkan – Yamamoto Isoroku), regia di Seiji Maruyama (1968)
  • Gion matsuri, regia di Daisuke Itō e Tetsuya Yamauchi (1968)
  • Duello nel Pacifico (Hell in the Pacific), regia di John Boorman (1968)
  • Fūrin kazan, regia di Hiroshi Inagaki (1969)
  • Safari 5000 (Eiko e no 5000 kiro), regia di Koreyoshi Kurahara (1969)
  • La battaglia di Port Arthur (Nihonkai daikaisen), regia di Seiji Maruyama (1969)
  • Akage, regia di Kihachi Okamoto (1969)
  • Shinsengumi, regia di Tadashi Sawashima (1969)
  • Zatōichi to Yōjinbō, regia di Kihachi Okamoto (1970)
  • Bakumatsu, regia di Daisuke Itō (1970)
  • Machibuse, regia di Hiroshi Inagaki (1970)
  • Aru heishi no kake, regia di Keith Larsen, Koji Senno e Nobuaki Shirai (1970)
  • Gekido no showashi ‘Gunbatsu’, regia di Hiromichi Horikawa (1970)
  • Sole rosso (Soleil rouge), regia di Terence Young (1971)
  • Buona fortuna “Maggiore” Bradbury (Paper Tiger), regia di Ken Annakin (1975)
  • La battaglia di Midway (Midway), regia di Jack Smight (1976)
  • Otoko no shiken (1977)
  • Ningen no shōmei, regia di Jun’ya Satō (1977)
  • Nippon no don – Yabohen, regia di Sadao Nakajima (1977)
  • Yagyū ichizoku no inbō, regia di Kinji Fukasaku (1978)
  • Inubue, regia di Sadao Nakajima (1978)
  • Ogin-sama, regia di Kei Kumai (1978)
  • Akō-jō danzetsu, regia di Kinji Fukasaku (1978)
  • Nihon no don – Kanketsuhen, regia di Sadao Nakajima (1978)
  • Tono Eijirō no Mito Kōmon, regia di Tetsuya Yamauchi (1978)
  • Rebus per un assassinio (Winter Kills), regia di William Richert (1979)
  • Kindaichi Kosuke no boken, regia di Nobuhiko ōbayashi (1979)
  • Onmitsu dōshin – ōedo sōsamō, regia di Akinori Matsuo (1979)
  • 1941 – Allarme a Hollywood (1941), regia di Steven Spielberg (1979)
  • 203 kochi, regia di Toshio Masuda (1980)
  • Inchon, regia di Terence Young (1981)
  • Bushido – La spada del sole (The Bushido Blade), regia di Tsugunobu Kotani (1981)
  • L’ultima sfida (The Challenge), regia di John Frankenheimer (1982)
  • Seiha, regia di Sadao Nakajima (1982)
  • Jinsei gekijo, regia di Kinji Fukasaku, Sadao Nakajima e Jun’ya Satō (1983)
  • Nihonkai daikaisen – Umi yukaba, regia di Toshio Masuda (1983)
  • Umitsubame Jyo no kiseki, regia di Toshiya Fujita (1984)
  • Seijo densetsu, regia di Tōru Murakawa (1985)
  • Genkai tsurezure-bushi, regia di Masanobu Deme (1986)
  • Sicilian Connection, regia di Tonino Valerii (1987)
  • Otoko wa tsurai yo – Shiretoko bojō, regia di Yōji Yamada (1987)
  • Taketori monogatari, regia di Kon Ichikawa (1987)
  • CF gâru, regia di Izō Hashimoto (1989)
  • Morte di un maestro del tè (Sen no Rikyu – Honkakubō ibun), regia di Kei Kumai (1989)
  • Haru kuru oni, regia di Akira Kobayashi (1989)
  • Sutoroberi rodo, regia di Koreyoshi Kurahara (1991)
  • Shogun Mayeda (Kabuto), regia di Gordon Hessler (1991)
  • L’ombra del lupo (Shadow of the Wolf), regia di Jacques Dorfmann e Pierre Magny (1992)
  • Il prezzo della vita (Picture Bride), regia di Kayo Hatta (1994)
  • Fukai kawa, regia di Kei Kumai (1995)

Attore – Televisione

  • Gonin no nobushi – miniserie TV (1968)
  • Dai Chūshingura – serie TV (1971)
  • Samurai senza padrone (Kōya no surōnin) – serie TV (1972)
  • Kōya no yōjinbō – miniserie TV (1973)
  • Ken to kaze to komoriuta – serie TV (1976)
  • Kakushimetsuke sanjo – miniserie TV (1977)
  • Muhogai no suronin – serie TV (1977)
  • Edo no taka – serie TV (1978)
  • Kakekomibiru nanagoshitsu – miniserie TV (1979)
  • Shogun – miniserie TV (1980)
  • Shōgun – Il signore della guerra (Shogun), regia di Jerry London – film TV (1980)
  • Musumeyo! Ai to namida no tsubasa de tobe – film TV (1981)
  • Bungo torimonocho – miniserie TV (1981)
  • Sekigahara, regia di Shin’ichi Kamoshita e Ichiro Takahashi – film TV (1981)
  • Shingo juban shobu dai ichibu – film TV (1981)
  • Kyukei no koya, regia di Hideo Onchi – film TV (1981)
  • Suronin makaritoru – miniserie TV (1981)
  • Shiawase no kiiroi hankachi, regia di Tomio Kuriyama – film TV (1982)
  • Shingo juban shobu dai nibu – film TV (1982)
  • Suronin makaritoru dai nibu akatsuki no shito, regia di Akinori Matsuo – film TV (1982)
  • Shingo juban shobu dai sanbu ai ni iki-ken ni ikiru seishun – film TV (1982)
  • Suronin makaritoru dai sanbu chikemuri no yado – film TV (1982)
  • Suronin makyosashodani no himitsu – film TV (1983)
  • Yusha ha katarazu – miniserie TV (1983)
  • Suronin makaritoru dai yonbu sarumo jigoku nokorumo jigoku – film TV (1983)
  • Suronin makaritoru dai gobu namida ni kieru mikka gokuraku – film TV (1983)
  • Makyo sessho-tani no himitsu, regia di Kiyoshi Nishimura – film TV (1983)
  • Sanga moyu – serie TV (1984)
  • Moetechiru hono no kenshi Okita Sohji, regia di Mitsumasa Saitō – film TV (1984)
  • Natsu no deai, regia di Akira Sakazaki – film TV (1984)

Regista

  • Gojuman-nin no isan (1963)

Produttore

  • Gojuman-nin no isan, regia di Toshirō Mifune (1963)
  • Chi to suna, regia di Kihachi Okamoto (1965)
  • Le avventure di Takla Makan (Kiganjō no bōken), regia di Senkichi Taniguchi (1966)
  • Doto ichiman kairi, regia di Jun Fukuda (1966)
  • L’ultimo samurai (Jōi-uchi – Hairyō tsuma shimatsu), regia di Masaki Kobayashi (1967)
  • Chikadō no taiyō made, regia di Kei Kumai (1968)
  • Fūrin kazan, regia di Hiroshi Inagaki (1969)
  • Akage, regia di Kihachi Okamoto (1969)
  • Shinsengumi, regia di Tadashi Sawashima (1969)
  • Machibuse, regia di Hiroshi Inagaki (1970)
  • Futari dake no asa, regia di Takeshi ‘Ken’ Matsumori (1971)
  • Samurai senza padrone (Kōya no surōnin) – serie TV (1972)
  • Inubue, regia di Sadao Nakajima (1978)
  • Onmitsu dōshin – ōedo sōsamō, regia di Akinori Matsuo (1979)
  • Umitsubame Jyo no kiseki, regia di Toshiya Fujita (1984)

lele bo

FONTI E RIFERIMENTI

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Toshir%C5%8D_Mifune, https://en.wikipedia.org/wiki/Toshiro_Mifune
  • https://www.occhionotizie.it/toshiro-mifune-biografia-carriera-morte-attore-giapponese/
  • http://www.linkinmovies.it/cinema/extra-cinema/8178-toshiro-mifune-il-centenario-della-nascita
  • https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-03/il-samurai-antieroe.html
  • https://blackbeltmag.com/toshiro-mifune-the-man-who-brought-the-samurai-to-life-in-martial-arts-movies
  • https://aikidojournal.com/2018/10/31/the-last-swordsman-the-yoshio-sugino-story-part-3/
  • https://www.sapporobeer.jp/english/company/history/1970.html
  • https://www.comingsoon.it/cinema/news/star-wars-quando-toshiro-mifune-rifiuto-il-ruolo-di-obi-wan-kenobi-e-quello/n52611/
  • https://www.facebook.com/ToshiroMifuneOfficial
  • https://www.nippon.com/en/column/g00317/

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