Sì, credo sarà un week end che mi resterà nel cuore e nella mente come uno dei più belli che abbia mai vissuto.

Giovedì 31 si parte per Atene, raduno della nazionale di Iaido per i 26° Campionati Europei. Campionati che non pensavo di vivere da atleta: la bocciatura di maggio in Giappone per il mio esame da 7° dan  mi ha obbligato a pormi la domanda, partecipare oppure no?

 La risposta mi  viene suggerita dall’amico Andy Watson: “puoi fare un bell’embu sabato e poi domenica l’esame!”.  Così decido di partecipare ancora quest’anno, anche se, ovviamente, la mente e la preparazione vertono sull’avvenimento di domenica.

Seminario interessante più per la parte arbitrale, i punti portati all’attenzione da Kusama sensei sono i soliti di questi ultimi due anni, nessuna novità.

Venerdì sera ci ritroviamo con i ragazzi e cerco di spronare tutti a dare il massimo, non che ce ne sia bisogno ma  quest’anno i campionati saranno un po’ diversi, ci sono tantissimi atleti (circa 250), per accorciare i tempi nelle pool faremo i saluti fuori dagli shiaijo, un inizio distante dalla normalità e questo può creare apprensione.  Come al solito, cerchiamo di tranquillizzare i nuovi e meno esperti e diamo loro le indicazioni di massima. Abbiamo due team manager favolosi e molto preparati e rassicuriamo tutti che saranno accompagnati passo passo nella competizione.

Sabato mattina iniziano le gare, sono concentrato, il mio obiettivo minimo è uscire dalle pool in modo che i maestri possano vedermi bene per domenica, ma allo stesso tempo seguo bene gli incontri dei ragazzi. L’unica concessione sono le cuffiette e la musica che  oramai è una tradizione. Finalmente tocca a me, vinco i miei incontri e sono primo della pool, poi incontro Harry e subito dopo Yuki, vinco anche questi incontri e sono di nuovo in finale, anche quest’anno. Anche il resto della nazionale si dimostra fantastica e agguantiamo quattro finali su sette: non era facile, dovevamo ripeterci dopo due anni di trionfi, forse non abbiamo lo stesso numero di medaglie  dello scorso anno ma comunque siamo lì tra i più bravi d’Europa.

Iniziano  le finali: prima i  kyu, Di Vozzo vola, alla sua prima esperienza è subito oro.  Tocca ai nidan dove Gerbino centra anche lui il massimo traguardo, anche se è una new entry nei secondi dan… E sono due. Chiara purtroppo dopo un bellissimo incontro si deve accontentare dell’argento, ma tira in maniera favolosa.

Dopo una finale dei 5° dan superlativa  con un Jesper impressionante per lo iaido che esprime,  tocca a me ed al mio amico Michael. Oramai sono anni che ci troviamo lì, inizia lo shiai, vado tranquillo ma deciso, mi sento bene, credo di fare un bello iaido, anche se probabilmente non al mio massimo, ma una finale europea è sempre una finale,  l’emozione c’è ed è forte. Siamo alla fine, l’arbitro centrale si alza e dà l’Hantei, le bandierine si alzano e sono tutte e tre per me, ho vinto ancora un altro europeo, ma cosa ben più importante i maestri giapponesi hanno visto sia me che Michael, hanno visto il nostro iaido, abbiamo lasciato il nostro biglietto da visita  per l’esame di domenica.

Oramai sono abituato: dopo ogni vittoria c’è qualcosa che non va e anche quest’anno non mi fanno gioire. Appena finita la premiazione arriva Danielle che mi dice, “Kusama sensei ha detto che è bello ma non è ancora meraviglioso, ci sono dei pezzi belli ma non è unito”, arriva anche René e mi dice bene o male le stesse cose… Mi prende lo sconforto, non credo di essere in grado di fare meglio di così, lo dico sia a René che a Danielle che cercano di spiegarmi delle cose, ma le mie orecchie sono chiuse. Non è abbastanza, ancora non è abbastanza, mio Dio!! Come faccio?

Si torna in albergo si beve una birra,  la facciata deve rimanere intatta, facciamo la riunione squadra e incoraggiamo chi non ha avuto risultati,  cerco di concentrarmi sulla squadra ed ho già la formazione in testa, ma passo la notte praticamente insonne pensando a cosa devo fare, a cosa posso fare e a cosa sarò in grado di fare.

Domenica mattina si va al palazzetto, sono concentrato sulla competizione a squadre.  Alberto sembra un agente dell’FBI e mi dà tutte le informazioni che mi servono, la competizione a squadre è una cosa a cui tengo particolarmente e su cui è un po’ di anni che non riusciamo ad esprimerci ed ottenere risultati, ma quest’anno sono tutti e quattro belli carichi.

Non sbaglio una formazione,  vinciamo le pool e battiamo anche l’Ungheria, siamo in semifinale dove ci aspetta l’Olanda…. Anche qui azzecco la formazione,  è l’unica speranza per poterla battere. Purtroppo è troppo forte per noi, le strategie non bastano, ma siamo tornati sul podio. I ragazzi mi hanno fatto un altro bellissimo regalo, visto che sarà probabilmente il mio ultimo anno come coach.

Vado a cambiarmi, Davide e Gege vengono con me.  Sono il più rapido, torno nella sala e mi preparo a scaldarmi… “KK 6 8 10 e 11 questi i kata d’esame, dai, ce la posso fare” questo è quello che mi ripeto, e se poi fallisco? 

Subito dopo… Le emozioni sono tante e contrastanti, la consapevolezza di aver lavorato tanto e bene, ma anche il dubbio che non sia ancora abbastanza è sempre lì che spunta.

Inizio a scaldarmi davanti a Danielle che cerca ancora di spiegarmi cosa ha capito da Kusama sensei, cerco di cambiare ancora delle cose, arriva anche René che mi dice che devo rallentare il ritmo, devo tagliare con la punta e muovere bene il corpo con la spada in tutti i passaggi. Ci provo, faccio tre volte i 6 kata d’esame. Alla terza arrivo a 6.40, il tempo è buono ma non devo rallentare troppo… Va bene, vado così, molto più lento della competizione, cercando di tenere un seme costante per tutto l’embu – è una cosa che sfinisce.  Basta, tengo le forze per l’esame, più pronto di così in questo momento non posso essere.

Iniziamo 4° / 5° /6° dan, vedo l’esame di Davide e mi sembra buono. Prendo posto nella seconda fila sulla seconda sedia, numero 707, mi fa sorridere e penso di essere 007 l’agente invincibile.

Iniziamo noi i settimi: guardo Michael, mi sembra tenga il ritmo della gara, c***o cosa faccio? Vado anche io come in gara? O provo a concentrarmi su quello che ho cambiato 30 minuti prima, quello che mi hanno detto René e Danielle? Ma soprattutto, riuscirò a farlo?

Tocca a me, i sensei (Danielle e René) mi hanno chiesto/detto una cosa ed io provo a farla, mantengo seme per tutto l’esame,  non 6 kata separati ma uno solo. Cerco di metterci tutta la tecnica che ho e anche il mio fighting spirit, mi sembra buono, ma è una mia impressione.  

Finisco l’esame. Pauijssen mi si avvicina e  viene a dirmi “6.50”, accidenti, per un pelo ma non sono uscito. Menomale, questo è importante, buttare tutto all’aria per il tempo sarebbe veramente un peccato.

Decido di aspettare nell’angolo e non parlo con nessuno, in Giappone tutti mi avevano fatto i complimenti, e poi mi avevano segato, ora me ne sto lì dietro in  un angolo aspettando, cerco di non guardare René e Danielle perché so già che mi direbbero che è andata bene e non voglio per scaramanzia. Prima dell’inizio degli esami dei 5°dan dovevo urinare e avevo pensato, che scemo, ormai è troppo tardi. Adesso non sento più nulla,  sono teso come la corda di un violino, sarà stato abbastanza? Sarà stato buono?

Finalmente arrivano i primi tabelloni: prima i gradi più bassi, poi i 6°ed i 7°… C’è, il 707 c’è!!!! E finalmente posso lasciarmi andare, arriva Danielle, arriva René con le lacrime agli occhi, poi tutti i ragazzi della squadra e poi una marea di gente a farmi le congratulazioni… È andata finalmente, sono talmente preso che mi dimentico quasi di andare a registrare e pagare l’esame… Ci mancherebbe.

Non so descrivere le sensazioni, sicuramente la felicità è tanta, la consapevolezza di aver lavorato nel modo giusto… In albergo Kusama sensei  e Nakamura sensei si raccomandano di continuare a praticare per l’8 dan – non ce n’è bisogno, prossimo appuntamento 2029 Kyoto.

Ma le emozioni non sono finite. La sera facciamo la riunione finale prima del Sayonara. Sono felicissimo, tutto è andato benissimo. I ragazzi ancora una volta mi lasciano senza parole, regalandomi un libro con le dediche di alcuni dei compagni  che sono passati in nazionale. Nascondo gli occhi umidi, ma il cuore è pieno di emozione, anche adesso che scrivo queste quattro righe ho gli occhi lucidi.

Zanoni

Che dire di questo week end? Porto a casa personalmente una medaglia d’oro ed il 7° dan. 

Come Coach, 3 ori,  un argento, un fighting individuali e un bronzo a squadre, ma soprattutto una dichiarazione d’affetto che difficilmente potrò mai scordare.  Lavoro, dedizione, obiettivi comuni, un gruppo coeso, questo è il risultato di tutto il tempo e le energie che ho dedicato a questo progetto.

Il prossimo maggio si concluderà probabilmente un ciclo, Zanoni e la Nazionale, se ne aprirà un altro con altri personaggi, e spero (ne sono sicuro)  che anche loro amino come ho amato io questa nazionale.

Dal profondo del mio cuore va un grazie infinito: al Shishō per avermi accettato all’interno del suo gruppo ed avermi insegnato tantissimo in tutti questi anni, ai sensei e senpai dell’Hombu Dojo in Giappone per avermi accolto e dimostrato con il loro esempio e il loro aiuto quanto dovevo (e debbo ancora)  studiare nello iaido, a Danielle Borra per avermi aiutato e supportato e sopportato in questo cammino (ce ne saranno altri sappilo), a René Van Amersfoort perchè in 16/18 anni di lavoro assieme mi ha aiutato a raggiungere questo risultato, ai miei allievi che mi spronano sempre a fare meglio per poterglielo trasmettere, ai ragazzi della Nazionale che mi hanno sopportato in questi anni (tanti), a tutti i sensei Giapponesi ed Europei che mi hanno sempre aiutato a progredire con suggerimenti e correzioni in questi anni, a tutti gli amici Europei con cui ho incrociato la spada in 21 anni di campionati Europei.

Si ricomincia,  stasera si va in palestra e si ricomincia la pratica, cosa è cambiato? Nulla: keiko, keiko e keiko, solo questa strada abbiamo. Adesso posso iniziare a preparare il 4 dan di jodo, vediamo se riesco per marzo, il mio sensei mi dirà se posso tentare, e quindi si ricomincia a praticare come sempre.

Claudio Zanoni, 7 dan renshi

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© Si ringraziano Kim Croes e Joel Bergmark per le immagini.

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