Venerdì sera, quando sono andata a dormire, ero un terzo dan. Lunedì mattina, quando mi sono svegliata, ero un quarto dan e un arbitro nazionale. Cos’è successo? Cos’è cambiato?  Secondo me, proprio niente!

Se uno degli scopi dichiarati dello iaido è quello di farci diventare delle persone migliori, cosa significa essere “diventata” quarto dan?

Kokoro no kamae, ken no kamae, mi no kamae, sono tre volti di un’unica realtà in equilibrio che, coesistendo armonicamente, danno origine al ricercato ki ken tai no ichi, un’impostazione che è fra i cardini primari nello studio dello iaido. 

Per trovarli, dobbiamo intraprendere un viaggio alla scoperta di noi stessi, esplorando la nostra identità con gli strumenti che ci vengono forniti dallo studio, dall’esperienza e dallo scambio con chi percorre con noi questa stessa strada e può guidarci. 

La mia poetessa preferita, Sei Shōnagon, scrisse nelle Note del guanciale “È strano, ma nulla come il cuore umano perde più facilmente l’​equilibrio”. La ricerca dell’equilibrio, sia esso nel cuore, nell’energia, nella mente o nel corpo, nella velocità o nella potenza, è qualcosa che permea ogni singolo giorno di studio di chi si dedica allo iaido. Si tratta di un’iniziativa spesso molto frustrante. 

C’è un ingrediente basilare al cuore della ricerca, che è il cambiamento. Durante il nostro studio, la tecnica evolve. Evolvono anche i parametri che la Zen Ken Ren ci fornisce aggiornandosi di anno in anno. Evolve l’esperienza, se le diamo modo di farlo praticando. Evolve il nostro atteggiamento verso noi stessi, verso la disciplina e verso il prossimo… In una parola, cresciamo – non sempre, a volte involviamo e non vorremmo ammetterlo, ma per la maggiore ci piace pensare di tendere al meglio.

Il cambiamento è il fratello del respiro di chiunque si dedichi allo studio dello iaido e desideri avanzare in esso. Quando ero un mudan osservavo le sedie degli arbitri con il batticuore, perché per qualche motivo io volevo ardentemente vedere le stesse cose che gli occhi degli arbitri erano in grado di vedere. Guardavo con ammirazione e meraviglia i quarti esibirsi nel koryu sullo shiaijo. In quei giorni io immaginavo che il mio recente passaggio di grado, il famigerato quarto dan, mi avrebbe regalato una sensazione di trionfo. Capirete la sorpresa quando mi sono resa conto che non è stato esattamente così!

campionati iaido 2021 bonacina
Foto by Alessio Rastrelli

Sono felice, non fraintendetemi. Dopo un anno e più di lockdown, di tende stracciate, quadri bucati e muri autografati col chiburi evitando accuratamente di fare il contropelo ad Iron con lo iaito, anche se mi sono impegnata molto sfruttando ogni singolo minuto in dojo non ero per niente sicura di poter ottenere questo risultato. Il mio unico obiettivo era dare il massimo, per non aver nessun rimpianto al momento del giudizio. 

Forse ora, semplicemente, mi è davvero chiaro che non arriviamo mai da nessuna parte… E va bene così. Non esiste un vero traguardo raggiunto il quale si possa dire, “ecco, sono arrivato”. Se per me è cambiato qualcosa, da venerdì scorso a oggi, forse si tratta più che altro di burocrazia. Anche prima volevo diffondere la disciplina che sto studiando, anche prima volevo essere in grado di valutare un incontro, anche prima volevo perfezionarmi. Ora, semplicemente, incontro gli standard minimi per poterlo fare sul piano legale e agli occhi di chi è più esperto, sulla base di criteri concordati. Qualcosa di cui rallegrarsi il tempo di una birra, ma niente su cui accomodarsi.

Forse l’insegnamento più grande che abbia realizzato in questo denso, densissimo week end in cui sono stata competitore, aspirante arbitro ed esaminanda, è la disposizione spirituale necessaria ad accogliere e sviluppare “il cambiamento”. A vederne la necessità.

Sabato e domenica mattina ripetevo a me stessa, cara Chiara terzo dan, sii il supporto del tuo kohai. Rispetta i maestri. Dai l’esempio. Ricorda i chakuganten e il regolamento arbitrale per saperli, non per l’esame. Comportati in maniera responsabile. Sii un punto di riferimento per la squadra. Fai tutto questo e, all’hajime, metti a tacere la mente, apri il cuore, emana energia. 

Stamattina dico a me stessa, cara Chiara quarto dan, fai tutto questo, ma fallo meglio, che il quinto è vicino.

Chiara Bonacina

clicca qui sotto per leggere altre riflessioni sui Campionati di Iaido 2021
1
2
3
Previous articleOtake Sensei Jodo Kihon – 2° parte
Next articleTaira No Kiyomori
Bergamasca, laureata in Scienze Filosofiche, poliglotta. Ama il cinema, le arti marziali e il tiro a segno. Pratica iaido dal 2012, fa parte della Nazionale Italiana di Iaido dal 2013. Nel 2021 ha ottenuto la qualifica di allenatrice e quella di arbitro nazionale.
Nato a Catania nel 1991, laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, lavora come Software Engineer presso aziende americane. Oltre la tecnologia, nutre una profonda passione per le arti marziali, praticando Karate per 8 anni e successivamente, dal 2016, Iaido.
Ho iniziato a studiare iaido nell'ottobre 2018. Mi sono avvicinato a questa disciplina un po' per caso. Sono appassionato di manga giapponesi, ne ho letti molti e il mio personaggio preferito è Zoro di One Piece. Ciò che mi ha colpito di più di questa disciplina è vedere come gesti apparentemente semplici sono in realtà i più complessi da eseguire correttamente perché spesso corpo e mente non agiscono all'unisono e per cambiare ciò servono tanta pratica e perseveranza.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here