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Hattori Hanzo
[immagine da https://www.neonsplatter.com/reel-to-reel/kill-bill-vol-1-2003]

Fin da piccolo sono stato attirato dal fascino di un lontano Paese misterioso nel quale, nella mia infantile immaginazione, la vita scorreva tra mille avventure caratterizzate dalle arti marziali in cittadine con le casette di legno o in metropoli più moderne e simili a quella in cui vivevo.

Avendo cominciato a praticare arti marziali da piccolo, figlio di una cintura nera che mi accompagnò sul tatami forse ancora prima che a scuola, non potei che rimanere incollato al video quando le prime reti private nazionali cominciarono a mandare in onda i cartoni animati giapponesi, gli anime. La prima volta che ho sentito il nome Hattori Hanzo ero un piccolo judoka spettatore televisivo entusiasta di Sasuke, il piccolo ninja, ma non posso certo dire che a quell’epoca mi rendessi conto di come la cultura storica giapponese facesse da scenario, opportunamente romanzato, ad un cartone animato per bambini. E così i vari Tokugawa, i Toyotomi, i Sanada, i ninja di Iga e Hattori Hanzo erano solo dei nomi di personaggi di fantasia associati a personaggi che accompagnavano i miei pomeriggi, ma intanto il cattivo di turno, quello che resta più saldamente nella memoria, rimaneva ben impresso nelle mie fantasie e nei miei sogni. Solo molti anni dopo ho cominciato a rendermi conto di quante e quali citazioni, spesso accompagnate da errori storici notevoli ma finalizzati alla storia di fantasia, avessi inconsciamente guardato e ascoltato, e su tutte, quel Hattori Hanzo tornerà più importante e presente che mai.

Hattori Hanzo
[immagine da https://www.comingsoon.it/cinema/news/sonny-chiba-morto-l-hattori-hanzo-di-kill-bill-leggenda-del-cinema-di-arti/n127590/]

Passarono gli anni, ma le passioni e i gusti rimasero più o meno gli stessi. Con l’inizio del nuovo millennio un geniale regista portò sullo schermo una iconica pellicola, divisa in due “puntate”, dal sapore tutto nipponico ma in salsa splatter/b-movie, che strizzava l’occhio alla cinematografia giapponese e allo spaghetti western, con una colonna sonora da antologia: è Kill Bill di Quentin Tarantino, che in un mix esplosivo di riferimenti, azione, arti marziali e combattimenti con la spada, anche lei protagonista della storia, riproponeva a sorpresa un Hattori Hanzo molto particolare. In primo luogo perché vivo ai giorni nostri, e poi perché titolare di un ristorantino di sushi a Okinawa, probabilmente tanto poco esperto nelle arti culinarie (pare che i giappponesi definiscano Okinawa il peggior posto dove mangiare sushi) quanto maestro unico e leggendario della forgiatura delle spade, che realizzerà invece la migliore delle sue lame affinché la nostra eroina possa mettere in atto il suo vendicativo piano per uccidere, appunto, Bill, nonostante la promessa fatta una trentina di anni prima di non realizzare più strumenti di morte.

Definito da Tarantino il più grande attore che abbia mai lavorato nei film di arti marziali, Hattori Hanzo è impersonato in questa pellicola da Chiba Shinici “Sonny”, purtroppo scomparso nel 2021 per complicazioni da Covid, esperto di karate, ninjutsu, shorinji kempo, judo, kendo e goju-ryu karate, e che aveva già impersonato questo leggendario personaggio quando ancora guardavo Sasuke, nella serie televisiva giapponese Kage no gundan (Shadows Warriors), in onda nei primi anni Ottanta.

Hattori Hanzo
[immagine da https://melmagazine.com/en-us/story/sonny-chiba-obituary]

Agli appassionati di arti marziali, soprattutto se praticanti, in mezzo al teatrino comico del rapporto tra quello che appare il proprietario della locanda e il cameriere, nel film di Tarantino si sviluppa la realtà complessa, filosofica e profonda, di un altro rapporto, quello tra Maestro e allievo: quando l’Hattori Hanzo tarantiniano si rivela effettivamente come maestro e non più come locandiere, cambia il registro della comunicazione e dei rapporti, della riconoscenza e della responsabilità. Il cameriere che sembra avercela con il “capo” assume la sua posizione di discepolo e assistente, fedele e pronto ad apprendere, mentre il maestro sprigiona tutta la sua aura e il suo senso di responsabilità per aver “creato” un cattivo discepolo, quel Bill poi diventato uno spietato killer, responabilità che lo porterà quindi ad infrangere la sua promessa, forgiare la sua miglior spada, e donarla alla protagonista che con l’acciaio di Hanzo andrà a ripulire il mondo da un enorme parassita. L’insegnamento che si legge tra le righe è proprio quello del rapporto maestro-allievo, sensei e deshi, l’impossibilità di esistenza dell’uno senza l’altro, e la realizzazione del fatto che il percorso dell’apprendimento non sia solo dipendente dalla capacità del maestro, ma giochi un ruolo essenziale la figura del discepolo e la sua volontà che si manifesta attraverso comportamenti specifici e caratterizzati dal rispetto, che vanno dal linguaggio al rapporto interpersonale, e che pongono l’interessante questione, tipicamente orientale, alla base della differenza tra maestro e insegnante.

Avendo quindi sconfinato dalla fantasia cinematografica alla filosofica realtà delle arti marziali, sorge quindi il dubbio riguardo la figura di Hattori Hanzo: mito o figura storica?

Hattori Hanzo
[immagine da https://www.japanitalybridge.com/2018/01/japan-history-hattori-hanzo/]

Accade a volte che le due cose coincidano, o meglio, si trasformino l’una nell’altra e partendo da una vita realmente vissuta, si delineino successivamente i contorni della leggenda che continua a vivere nella memoria grazie alla cultura popolare.

Hattori Hanzo infatti è considerato il samurai giapponese più famoso di sempre: nato nel 1541 (era Sengoku) con il nome di Masanari in una famiglia di samurai di basso rango, a dodici anni era già un guerriero esperto del quale si narra abbia ricevuto gli insegnamenti sul monte Kurama, luogo di nascita di Sojobo, il Re dei Tengu che insegnò l’arte della spada a Minamoto no Yoshitusne (v. Tengu waza, tra mitologia e storia – e la trilogia Il Tengu che è in te) . A soli diciotto anni venne riconosciuto come maestro samurai e diventò un abilissimo condottiero al servizio del clan Matsudaira, meglio conosciuto in seguito con il nome di Tokugawa, e quindi una delle figure chiave nell’unificazione del Giappone al servizio di Ieyasu. Il padre, Yasunaga, era noto con il nome di primo Hanzo, e per discendenza Masanari ereditò il nome di secondo Hanzo: grazie alle sue abilità in battaglia da stratega, condottiero e spadaccino, si guadagnò presto il soprannome di Oni no Hanzo, il diavolo Hanzo, data la particolare caparbietà nell’inseguire coloro che intendeva uccidere simile a quella di un demone che perseguita le sue vittime e anche per distinguerlo da Watanabe Hanzo (Watanabe Moritsuna),il cui soprannome era Yari no Hanzo (la lancia Hanzo).

Distintosi particolarmente nelle battaglie di Anegawa e Mikatagahara al comando di unità di combattenti di Iga, alla morte di Oda Nobunaga, nel 1582, riuscì a portare in salvo Tokugawa Ieyasu attraverso i territori di Iga e Koga, proprio grazie alle sue conoscenze tra le fila dei ninja, che si unirono a lui in forze per assicurare la salvezza del futuro Shogun. In quanto samurai diede prova di maestria anche in diverse arti, non ultima quella della forgiatura: la sua reputazione nel realizzare armi particolarmente robuste e affilate fu tale che delle sue realizzazioni si diceva fossero in grado di tagliate qualsiasi cosa. Particolarmente legato ai ninja, sviluppò anche le modifiche della katana classica (uchigatana, la spada con lama ricurva) che si dice lo portarono a creare la famosa spada ninja, ninjato e nota anche con il nome di spada Hanzo, più corta, a lama dritta e con la punta squadrata. Un’invenzione che gli si attribuisce in maniera completa è invece lo shuriken, la cosiddetta lama volante altrettanto tipicamente associata ai ninja, creato con il suo amico d’infanzia, Kamiizumi Nobutsuna.

Hattori Hanzo
[immagine da https://www.youtube.com/watch?v=2dA9UcpTAR0, guarda il video The three surprising differences between katana and ninja swords]

Come guerriero e spadaccino si dice che abbia ucciso più di mille nemici in battaglia. Ma anche in questo caso la storia si fonde con la leggenda, che esige il suo tributo e lascia ai posteri un aneddoto particolare, riferito ad un duello in battaglia avveunto con Sishido Baiken, uno shinobi di Iga esperto nel kusarigama, che storia o leggenda vuole abbia battuto combattendo con una mano legata dietro la schiena. Curiosamente questo personaggio risulterebbe essere stato anche un avversario di Miyamoto Musashi, il quale lo uccisè utilizzando il wakizashi, la spada corta, dopo aver perso la katana ad opera della catena del kusarigama dell’avversario.

Hattori Hanzo, dopo il salvataggio di Ieyasu, prestò servizio durante l’assedio di Odawara, al termine del quale fu premiato con 8.000 koku di riso, e successivamente, quando Ieyasu entrò nel Kanto, ricevette altri 8.000 koku, 30 yoriki e 200 pubblici ufficiali al suo servizio, oltre a venire designato il leader dei ninja di Iga al servizio dello Shogun. Alcune fonti storiche dicono che trascorse gran parte dei suoi ultimi anni come monaco sotto il nome di “Sainen” e che avesse costruito il tempio Sainenji, a Yotsuya (Tokyo), per commemorare Nobuyasu, il figlio maggiore di Tokugawa Ieyasu, accusato di tradimento e di cospirazione da Oda Nobunaga e a cui fu ordinato di fare seppuku dal padre stesso: Hanzo fu chiamato come suo secondo ufficiale per mettere fine alle sofferenze di Nobuyasu, ruolo che rifiutò non volendo sollevare la spada sulla discendenza del suo stesso signore. Sembra che Ieyasu, dopo aver saputo delle traversie emotive affrontate da Hanzo, avesse apprezzato la sua lealtà e lasciando le parole “anche un demone può versare lacrime”.

Hattori Hanzo
[immagine da https://cocomootravel.com/2020/11/23/ninja-spots-in-tokyo-japan/]

Dopo la sua morte, avvenuta il 4 novembre 1596, ricevette il titolo di Iwami no Kami e i suoi uomini di Iga furono posti a guardia del Castello di Edo, il quartier generale del governo di un Giappone ormai, finalmente, riunito. Ancora oggi, è possibile vedere una parte dell’eredità lasciata da Hanzo: il Palazzo Imperiale di Tokyo ha infatti ancora un cancello chiamato Hanzomon, il cancello di Hanzo, oltre alla omonima linea metropolitana che va dalla stazione di Hanzomon nel centro di Tokyo alla periferia sud-occidentale. Inoltre il quartiere Wakaba, appena fuori dall’Hanzomon del castello, prima del 1943 era chiamato Iga-cho, città di Iga.

Hattori Hanzo
[immagine da https://www.yotsuya-sainenji.or.jp/index_en.html]

I resti di Hattori Hanzo riposano oggi nel cimitero del tempio Sainenji, che custodisce anche il suo elmo cerimoniale da battaglia e la sua lancia preferita, originariamente lunga 4,3 metri e donatagli da Ieyasu stesso, rimasta purtroppo danneggiata durante i bombardamenti di Tokyo nel 1945.

Ma l’eredità di Hanzo sopravvive anche attraverso vari giochi, libri e film incentrati sulla sua figura, grazie al suo vissuto rimasto come prova che tutto sia possibile quando si abbia determinazione e forza di volontà. La sua figura ha ispirato molteplici personaggi, tipicamente rappresentati in manga e anime, dove trova una sua collocazione di derivazione perlomeno culturale. Dal fumetto a lui dedicato, Hanzo, la via dell’assassino, a parodie fumettistiche nelle quali il suo nome viene storpiato in Hattori Kanzo come in Nino, il mio amico ninja, a personaggi che ne ereditano solo il nome con in Naruto o Hunter x Hunter, si arriva fino ai videogiochi, oltre a quelli di chiara ispirazione storica come Samurai Warriors o Samurai Shodown, anche a quelli ambientati o meno in mondi agli antipodi della cultura nipponica, come in World of Warcraft o Nioh, dove il nome è assegnato a un’arma e il personaggio è anche giocabile, e fino a quell’opera videoludica meravigliosa che è The Witcher 3, nel quale la chiara ispirazione al personaggio di Tarantino e alle qualità di forgiatore vengono assegnate a Éibhear Hattori, un maestro fabbro elfico di Novigrad in grado di fornire al giocatore una moltitudine di componenti di creazione, pietre runiche e diagrammi vari, dopo che nelle vesti di Geralt lo si riporta alle sue pregevoli qualità, da tempo abbandonate.

Hattori Hanzo
[immagine da https://www.reddit.com/r/witcher/comments/37630i/witcher_3_gives_nod_to_quentin_tarantino_npcs/]

Hattori Hanzo ha colpito così profondamente la fantasia e la cultura a livello mondiale che il suo nome è tuttora usato in molti campi e per molti generi. Escludendo quelli più tipicamente legati alle arti marziali, come il sito di materiali per arti marziali Yari no Hanzo, o vari dojo, ne sfrutta il nome (Hattori Hanzo) anche il birrificio marchigiano Mukkeller, che produce una doppio malto definita “il mostro”, così come l’omonimo ristorante e cocktail bar di Milano che invita il degustatore a “scoprire cosa prepari l’acciaio affilato di Hanzo“. Rimanendo in tema di acciaio non poteva mancare il riferimento all’eroe giapponese nella scelta del nome di un’azienda produttrice di forbici per gli artisti del taglio di barbe e capelli, la californiana Hattori Hanzo Shears, che si definisce il più grande venditore al mondo di forbici per capelli, fornendo anche la certificazione dell’acciaio usato, rigorosamente giapponese.

E dopo film d’azione, giochi, fumetti, acciaio e ristoranti, non poteva mancare naturalmente un piacevole brindisi di chiusura grazie alla Ota Sake Brewery, azienda fondata nel 1892 proprio nella valle di Iga, che produce da sette generazioni tutta una serie di sake Hanzo (v. Kanpai, un brindisi con il sake), riconosciuti a livello internazionale con diversi premi di categoria.

Hattori Hanzo
[immagine da https://www.hanzo-sake.com/english/sakebrewing/index.html]

lele bo

Fonti

https://www.samuraihistory.com/hattori-hanzo/

https://en.wikipedia.org/wiki/Hattori_Hanz%C5%8D

https://www.japanitalybridge.com/2018/01/japan-history-hattori-hanzo/

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