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TOSHI DENSETSU
(immagine da https://www.pophorror.com/top-15-fears-exploited-horror-movies/)

Mi piace l’horror e il fantastico, e chi segue queste rubriche non potrà non ricordare quanto di questi argomenti sia stato proposto finora, pescando a piene mani dal variopinto mondo del folklore giapponese. Strettamente collegato ai temi già trattati, le leggende metropolitane godono di un interessante valore a cavallo tra molti altri generi di racconti.

Una leggenda metropolitana o urbana è una storia insolita e inverosimile, trasmessa di norma oralmente, che a un certo punto della sua diffusione ottiene larga eco nei media, con ciò ricevendo una qualche patente di credibilità. Normalmente è un racconto relativo a presunti avvenimenti presentati come realmente accaduti e attribuiti a conoscenti, amici o familiari di chi la riporta, o ancora è la  vittima stessa del fenomeno che, convinto dell’autenticità del racconto, riduce la distanza della fonte, al cosiddetto amico dell’amico. La convinzione è dovuta alla natura stessa della leggenda metropolitana la quale, partendo sovente da un fatto realmente accaduto, consente quasi sempre un margine di credibilità, anche se mai correttamente documentate, ma che stimolano la memoria e ne incentivano la diffusione.

Le leggende metropolitane o moderne, perché nate o diffuse nelle città in epoca recente, perpetuano un antico comportamento umano sull’intervento della fantasia su aspetti della realtà che lo circonda, soddisfacendo il bisogno universale di storie che vengono adattate e modernizzate a partire da leggende più antiche.

Poichè la loro nascita e diffusione è tipica di specifici contesti geografici urbani, i temi e i protagonisti possono essere i più disparati possibile, e pensando alla quantità di mostri (vedi Mostri Giapponesi: orrore e paura con un pizzico di educazione – https://kiryoku.it/mostri-giapponesi-orrore-e-paura-con-un-pizzico-di-educazione/) presenti sul suolo nipponico, le loro leggende metropolitane uniscono figure folcloristiche a paure o sentimenti più moderni ma che comunque afferiscono ovviamente alla loro cultura nel senso più lato. Molte delle leggende metropolitane giapponesi hanno quindi come protagonisti fantasmi o esseri simili agli yokai, ai quali spesso i giapponesi reagiscono in maniera completamente diversa rispetto all’eventuale reazione occidentale, o sono caratterizzati da elementi tipici della loro cultura, come il significato dei numeri o dei colori, o di paure altrettanto tipiche di quelle regioni.

TOSHI DENSETSU
(mage from https://nintendon.it/2016/04/12/gli-yokai-questi-sconosciuti-96943)

Non di rado queste storie fanno leva su paure generalizzate o nascono da fatti di cronaca che vengono poi integrati con le parti fanstastiche che, essendo riportate come vissute, in prima persona o da conoscenti o parenti stretti aggiungono quel pizzico di possibilità come se fossero accaduti realmente, procedono con il passaparola e vengono infine amplificati e diffuse dai media: dal momento che hanno origini vaghe e non possono essere confermate né smentite, aumentano la loro credibilità e il loro carico di orrore. Sono quindi i protagonisti dei molti volti della paura giapponese come gli onryo, gli spiriti maligni, gli yurei, i fantasmi moderni, e gli yokai, gli spiriti del folklore locale che continuano a terrorizzare la popolazione di generazione in generazione, spesso con la loro sete di vendetta.

Mentre ci avviciniamo alla festa di Semhain, la festa celtica che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, che come simbolo di passaggio fuori dal tempo è successivamente evoluta verso il carattere mortuario derivante dalla credenza secondo la quale in questo periodo si assottigliasse la separazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Si riteneva che questi ultimi potessero quindi tornare indietro ed entrare in contatto con i primi, ponendo quindi le basi delle feste per onorare i morti che caratterizzano anche la nostra cultura dal tempo dei romani precristiani e che culminano nella moderna evocativa, rappresentativa  e consumistica festa di Halloween.

È con questo “spirito” quindi, il gioco di parole è voluto, che invito il lettore a calarsi nell’atmosfera più appropriata per un breve, nuovo e sicuramente incompleto viaggio per un assaggio del mondo dell’orrore fantastico del Giappone moderno con alcune delle loro Toshi Densetsu, le leggende metropolitane giapponesi.

TOSHI DENSETSU
(immagine from https://kotodamaandteatime.wordpress.com/2017/10/31/culture-club-leggende-metropolitane-giapponesi-e-non-solo/)

KUCHISAKE ONNA, la donna con la bocca lacerata

La prima segnalazione di questa leggenda risale al 1979, e narra di una giovane donna che si aggira per la città con la bocca coperta da una mascherina, e chiede al passante di turno se sia bella: il malcapitato morirà se la risposta sarà negativa, ma se fosse positiva la donna abbasserebbe la mascherina rivelando un’orrenda bocca squarciata da orecchio ad orecchio e chiederà di nuovo se “adesso” sia bella. All’eventuale risposta negativa la Kuchisake Onna ucciderà il passante, mentre risparmierebbe la vita a chi rispondesse ancora positivamente, pur venendo mutilato allo stesso modo della donna.

Si dice che la causa di tutto ciò sia un intervento di chirurgia plastica finito male e che abbia portato alla pazzia la giovane donna, in perenne caccia di vittime per placare la sua malvagia sete di vendetta.

TOSHI DENSETSU
(immagine from https://alessandrogirola.me/2017/07/12/il-tunnel-maledetto-di-kiyotaki/)

LA GALLERIA KIYOTAKI

Costruita nel 1927, questa galleria collega la parte nord di Arashiyama con la vicina città di Sagakiyotaki, come parte della ferrovia Atagoyama, ed è caratterizzata da storie di violenza, presagi, suicidi e apparizioni. In relazione a questa galleria sono riportati numerosi casi di incidenti mortali reali accaduti agli operai che la realizzarono, deceduti a causa delle pessime condizioni di lavoro, vittime di incidenti ferroviari e perfino di persone che furono giustiziate proprio in quell’area. Si dice che gli spiriti di tali persone siano stati visti girare di notte nei pressi della galleria.

A peggiorare ulteriormente la fama di questo posto c’è la sua lunghezza, 444 metri, numero particolarmente sfortunato per i giapponesi in quanto il numero 4 può leggersi “shi”, che con un  kanji diverso ma omofono significa morte invece che quattro: la leggenda vuole che si vedano gli spiriti riflessi negli specchietti laterali delle auto come in quelli stradali posti alle estremità della galleria, che i segnali stradali cambino improvvisamete da rosso a verde durante la notte, il tutto causando quindi incidenti letali.

Inoltre poiché si narra che quello della galleria sia un luogo popolare per i suicidi, ha cominciato a spargersi la voce dello spirito di una donna vestita di bianco morta suicida sulla strada sopra la galleria e caduta quindi sopra l’entrata della stessa, spirito che salterebbe sui cofani delle auto, e della quale si sentirebbe l’urlo agghiacciante, causando ulteriori incidenti.

TOSHI DENSETSU
(immagine from https://www.leggendemetropolitane.eu/post/e-voi-l-avete-sentita-l-autostoppista-fantasma-versione-tsunami)

PASSEGGERI FANTASMA

Anche in questo caso la leggenda ha un epilogo infausto per l’autista, in genere di taxi, che dovesse incontare una persona che chieda di poter salire sul veicolo di notte in una strada poco illuminata. Il passeggero, solitamente seduto sui sedili posteriori chiede di essere portato in un luogo mai sentito dal malcapitato autista, e comincia quindi a dare informazioni sempre più complesse fino a portare il conducente in luoghi ignoti come vicoli o strade di campagna, ma quando a causa del disagio questi si gira per parlare con il passeggero, scopre non esserci nessuno, e rigirandosi verso il volante ha solo il tempo per realizzare di stare cadendo in un precipizio.

Una versione ancora più recente riguarda lo tsunami del 2011: dopo la tragedia sulle coste orientali dell’isola di Honshu ha cominciato a circolare una versione molto particolare del passeggero fantasma. Una ragazza sale su un taxi e chiede di essere accompagnata in una delle zone sfollate. Il tassista risponde chiedendo se è proprio sicura della destinazione, ma la passeggera è scomparsa. In alcune versioni, prima di scomparire la ragazza chiede se sia morta. Anche se l’autostoppista fantasma è conosciuto ovunque, questa versione ha caratteristiche indubbiamente legate alla cultura del Giappone. Per esempio, anche alcuni tassisti avrebbero raccontato in prima persona la storia, specificando però di non avere avuto paura, che i fantasmi in quelle zone esistono realmente, e che li riprenderebbero volentieri a bordo.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://en.wikipedia.org/wiki/Ox-Head_and_Horse-Face )

GOZU, la testa di bue

Questa leggenda esiste in diverse varianti, accomunate dal fatto di essere talmente orribile che chi la ascolti, la legga o ne senta anche solo parlare, cominci a tremare sopraffatto dalla paura fino alla morte che sopraggiungerà dopo qualche giorno.

La leggenda riguarda il ritrovamento in una landa deserta e disabitata da tempo immemore di uno strano scheletro umano con la testa di mucca, vittima degli abitanti del posto che lo divorarono a causa di una pesantissima carestia che non lasciò nulla di cui nutrirsi, animale o vegetale, atto il quale scatenò una terribile maledizione che scatenàò un vero e proprio inferno nella zona.

Tra le tante varianti diffuse, una narra di un insegnante che per intrattenere i suoi studenti cominciò a raccontare storie dell’orrore, ma quando cominciò a raccontare di Gozu gli venne di chiesto di smettere: come in trance, l’insegnante non riuscì a fermarsi e quando tornò in sé vide gli studenti svenuti e con la bava alla bocca, e molti di loro morirono nei giorni seguenti.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://www.animegeek.com/how-to-beat-and-play-kokkuri-san-game-like-in-tomodachi-game-episode-3/)

KOKKURISAN

Kokkuri è una versione giapponese della tavola ouija, che invece di essere già dotata di lettere, viene invece completata dai “giocatori” che scrivono i caratteri hiragana su un foglio muovedolo poi con le dita su una moneta, prima di porgere a Kokkurisan una domanda.

Molto popolare nei licei giapponesi, questo gioco è circondato da voci e leggende: alcune dicono che Kokkurisan sia in grado di dire ai giocatori la data della loro morte, mentre altri dicono che si può anche non chiedere nulla, ma è necessario comunque finire il gioco in modo corretto, sia salutando Kokkurisan prima di lasciare il tavolo, sia disfandosi degli oggetti utilizzati per il gioco entro un certo limite di tempo, come ad esempio spendere la moneta o esaurire l’inchiostro della penna utilizzata per scrivere gli hiragana.

In caso contrario, i giocatori andranno incontro a disgrazie di varia natura e perfino alla morte.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://japanesestation.com/culture/myth-urban-legend/legenda-teke-teke-hantu-penunggu-stasiun-kereta-api-di-jepang)

TEKE-TEKE

È una leggenda metropolitana giapponese riguardante una ragazza che saltò, o cadde, sopra i binari e fu tagliata a metà dal treno in arrivo: ne esistono anche in questo caso molte versioni e con sviluppi diversi, ma tutte con il solito tragico epilogo.

Una di queste narra di un ragazzo che andando via da scuola, sentì un rumore alle sue spalle. Voltandosi vide una bella ragazza affacciata ad una finestra, con le braccia posate sul davanzale e che lo fissava. Accortasi di essere osservata, la ragazza sorrise e strinse le braccia intorno al corpo e all’improvviso cadde dalla finestra atterrando al suolo. Il ragazzo si rese conto con orrore che la ragazza era priva della parte inferiore del corpo: la ragazza iniziò ad avvicinarsi, correndo sui gomiti e producendo un rumore simile ad un teke-teke-teke. Il ragazzo fu paralizzato dalla paura e in pochi secondi la ragazza fu sopra di lui, estrasse una falce e lo tagliò a metà, rendendolo come lei. Si dice che i malcapitati che vengano uccisi in questo modo diventino teke-teke a loro volta.

In un’altra versione, lo spirito di Kashima Reiko, la ragazza morta sui binari, pare ossessioni gli occupanti delle toilette da cui è possibile vedere le gambe degli occupanti da sotto la porta, chiedendo loro dove siano le sue gambe. Se si risponde in modo non corretto, lei taglierà via le gambe del malcapitato. Per salvare se stessi, e le proprie gambe, le si deve dire che le sue gambe sono alla stazione ferroviaria di Meishin, e rispondere che è stata Kashima Reiko a dirvelo, nel caso in cui lei dovesse chiedere come fate a saperlo.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://www.kunyomi.it/curiosita/gli-hitobashira-%E4%BA%BA%E6%9F%B1-gli-uomini-pilone-giapponesi-e-non-solo/)

HITOBASHIRA, i pilastri umani

Un’altra leggenda cruenta che narra di come i giapponesi abbiao fatto ricorso ai sacrifici umani per garantire stabilità e longevità alle grandi costruzioni, inserendo corpi umani nei muri e nelle fondamenta di castelli e ponti.

Una delle versioni più famose riguarda il castello di Matsue, uno dei pochi castelli medievali giapponesi ancora esistenti nella sua forma originale in legno. In seguito a diversi crolli del muro di pietra della torre centrale, i costruttori si convinsero che un pilastro umano avrebbe dato stabilità alla struttura, così trovarono una giovane donna, la rapirono e la sigillarono nel muro. La struttura venne terminata senza ulteriori crolli, nel 1638, ma si dice che il fantasma della donna continui ad infestare il castello tuttora.

La versione più recente risale invece al 1968 quando il Jomon tunnel, costruito nel 1914 in Hokkaido, venne danneggiato a causa di un violento terremoto: durante i lavori di rinnovamento e riparazione furono trovati numerosi scheletri in posizione eretta all’interno della struttura, come pure ossa e teschi sparsi tutto intorno.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://lidadeghkhadirian.altervista.org/okiku/)

LA BAMBOLA DI OKIKU

È ritenuta una delle più famose bambole maledette del Giappone, acquistata nel 1918 da un giovane di nome Eikichi Suzuki in un negozio di Sapporo come regalo per la sorella minore Okiku. La bambina se ne innamorò subito ma purtroppo morì improvvisamente per malattia dopo poco tempo. I suoi familiari piazzarono quindi la bambola su di un altare dove ogni mattina pregavano per la figlia deceduta, ma pochi mesi dopo, iniziarono a notare che i capelli della bambola crescevano in modo del tutto innaturale. Nel 1939 la bambola venne affidata al tempio di Mannejin dove tuttora si trova e i suoi capelli continuano a crescere. Per il momento nessuno ne ha trovato una spiegazione anche se pare che un’analisi abbia appurato che i capelli della bambola siano autentici capelli umani.

Si è ipotizzato che, essendo capelli umani quelli incollati con colla naturale nei fori del cranio della bambola, possano aver creato una qualche reazione anomala e aver continuato a crescere. Si parla però di 25 cm all’anno di crescita, del tutto spropositato per una qualche semplice reazione chimica: si dice che vengano infatti tagliati regolarmente anche se ormai la bambola non viene più esposta al pubblico.

Inoltre, cosa che si può notare dalle foto messe in circolazione, si sostiene che anche la sua fisionomia stia lentamente cambiando: le labbra appaiono ora socchiuse, come per voler dire qualcosa o per offrire un respiro al prossimo visitatore incauto.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://www.youtube.com/watch?v=8p_v62P0leo)

L’INFERNO DI TOMINO

Si tratta di una poesia particolarmente disturbante che conterrebbe una maledizione terrificante al suo interno: si dice che chiunque la legga ad alta voce verrà colpito da qualche sciagura. L’Inferno di Tomino è stata scritta da Yomota Inukino ed è inclusa nel libro “The Heart is Like a Rolling Stone” (Kokoro wa korogaruishi no yo ni) nel 1919.

La leggenda narra di Tomino, una bambina giapponese affetta da disabilità fisica e odiata dalla famiglia. Questa triste vita portò Tomino alla follia, e scrisse una poesia dal testo demoniaco per sfogare tutto l’odio provato verso i genitori, maledicendo chiunque la leggesse. I genitori di Tomino, trovando e leggendo la poesia, rimasero traumatizzati e per punire la figlia la chiusero in cantina, dove morì di polmonite. Si dice che l’anima della bambina si sia impressa nelle parole della poesia, infittendo ancora di più la maledizione.

È possibile trovare questa poesia cercando su Google e se ne può anche ascoltare una versione in giapponese su Youtube: da notare che la persona che ha creato il video, ha usato un programma per la lettura, in quanto i giapponesi non osano leggerla ad alta voce.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://grapee.jp/en/68412)

LA STANZA ROSSA

Leggenda molto recente che ha come mezzo di diffusione internet e un misterioso pop-up su una pagina web raffigurante una porta dipinta di rosso (esiste realmente un video in flash disponibile in rete). Anche se chiuso, questo pop-up continua a riaprirsi, con una voce infantile che chiede “ti piace?” svariate volte, cambiando tono, diventando strana e distorta e modificando infine la domanda in “ti piace la stanza rossa?”. Si narra che gli sfortunati che si sono imbattuti in questa pagina sia stati trovati privi di vita nelle loro stanze con le pareti tinte di rosso dal loro stesso sangue.

Questa leggenda urbana ha avuto una diffusione planetaria proprio grazie a Internet e saltò purtroppo agli onori della cronaca nera quando una ragazzina giapponese di undici anni uccise una sua compagna di classe nella scuola elementare di Okubo, a Sasebo: si scoprì durante le indagini che il movente era il bullismo, attuato anche lasciando messaggi irridenti su internet, e sul computer della piccola omicida venne trovato un bookmark al video della leggenda stessa.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://www.mangaforever.net/246486/le-10-leggende-giapponesi-piu-spaventose )

LE TOILETTE MALEDETTE

Non una leggenda metropolitana singola, ma il posto dove sono ambientate diverse versioni della stessa leggenda secondo le quali misteriosi spiriti chiedono al malcapitato di turno se preferisca il mantello, o il vestito, o la carta igienica, blu o rossi, oppure se vogliano un amico o ancora vengano chiamati essi stessi ripetendo più volte il proprio nome.

Le origini non sono chiarissime e alcune si attestano intorno al 1950 narrando del fantasma di un bambino giapponese sfortunatamente deceduto nei bagni della sua scuola durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il luogo stesso poi, risulta essere caratteristico nella cultura giapponese in quanto storicamente è la stanza più piccola e più buia della casa, e quella in cui si possa essere in qualche modo più soli e vulnerabili.

La fine per chi dovesse incontrare queste creature è diversa, più o meno cruenta, a seconda della versione, mentre l’unico modo per salvarsi è rispodere che non si ha bisogno di nulla o non si abbia una preferenza.

Queste sono solo alcune delle toshi densetsu giapponesi, portate poi a conoscenza di tutto il mondo, e molto più velocemente, dai più moderni mezzi di comunicazione che non le più classiche leggende e storie dell’orrore giapponese conosciute con il nome generico di Kaidan e che si basano sul folklore: si dice che il Giappone sia il Paese con più spiriti, e anche le leggende mitologiche a loro collegate sono infinite. A differenze di queste che spesso hanno un fondamento educativo, le leggende metropolitane fanno però leva sulla paura e sulla possibile, ma inverificabile, credibilità, rendendole ancora più inquietanti.

TOSHI DENSETSU
(immagine da https://www.scratchbook.net/2017/10/orrore-terrore.html)

lele bo

FONTI

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Leggenda_metropolitana
  • https://moretta1987.wordpress.com/2012/10/22/leggende-metropolitane-dal-sol-levante-4/
  • http://boospettro.blogspot.com/2014/05/kokkuri-san-kokkuri-san-se-ci-sei-muovi.html
  • http://www.giapponizzati.com/2013/09/03/teke-teke-la-donna-tagliata-a-meta/
  • https://horrordapaura.forumfree.it/?t=65854472
  • https://cursed.forumcommunity.net/?t=51775503
  • https://yumenikki.forumfree.it/?t=67700961
  • https://www.gdrzine.com/2012/12/19/storie-di-immagginaria-realta-la-stanza-rossa/
  • https://www.wired.it/play/cultura/2019/08/31/leggende-metropolitane-giappone/

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