“La tua vita inizia dove finisce la tua zona di comfort”.

Neal Donald Walsch

“Il vero problema non è tanto il non uscire dalla propria zona di comfort, ma cadere nell’abitudine di fare sempre le medesime scelte, di adottare sempre le strategie più familiari anche se non sono le più utili.”  

Anna De Simone 

Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.

Henry David Thoreau

La comfort zone è un argomento molto trattato dai life coach e dai motivatori personali e spesso citato anche dal Maestro René.

Ma che cos’è la comfort zone? Esistono molte definizioni:  in sintesi è l’insieme degli atteggiamenti, delle abitudini, dei  comportamenti reiterati che vanno a formare un cerchio ideale dentro al quale decidiamo di vivere.

Nella zona di comfort tutto ci è familiare e ci sentiamo a nostro agio perché le nostre abitudini fanno si che sappiamo gestire le situazioni e non corriamo rischi.

Il cerchio delle nostre abitudini è confortevole e privo di rischi, ma limita la nostra crescita e la nostra capacità di cogliere quelle opportunità che la vita ci offre ma di cui abbiamo paura. Non è ovviamente sempre da considerare negativo nella vita rimanere nella zona di comfort ma potrebbe esserlo per lo Iaido. 

Comfort zone

Girato sullo iaido la comfort zone è continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, continuare con i movimenti che conosciamo senza cercare di cambiare veramente il nostro modo di fare iaido perché questo tentativo di cambiamento ci fa sentire a disagio. Per esempio continuiamo ad usare una certa velocità e ritmo nell’esecuzione dei kata perché è quello a cui siamo abituati e appena proviamo a cambiarlo ci sentiamo incerti ed insicuri,  quindi torniamo velocemente al nostro ritmo abituale. Gli esempi possono essere molti ed insegnando ci si imbatte spesso nella difficoltà di cambiare dei propri allievi e nel ripetersi di atteggiamenti e movimenti sempre uguali.

Il cambiamento ci spaventa e richiede fatica ed applicazione quindi rimaniamo nella nostra area di comfort. Lì le nostre prestazioni sono costanti.  Però così facendo perdiamo delle opportunità di crescita e in qualche modo la mancanza di cambiamento nel tempo provocherà un senso di delusione e sofferenza che magari, sempre per comodità, attribuiremo a qualche cosa di esterno a noi e che piano piano ci farà disamorare di quello che facciamo e abbiamo praticato per molti anni.

Inoltre, a volte,  cominciare a cambiare qualche cosa nel proprio iaido determina un peggioramento iniziale e quindi una cosa che percepiamo come un rischio e che ci fa tornare rapidamente nella nostra zona di comfort. 

Come produrre il cambiamento?

Prima di tutto bisogna diventare consapevoli di quali sono le nostre aree di comfort nel praticare iaido, quali sono i movimenti, la postura, il ritmo a cui siamo abituati ma che dobbiamo cambiare. Senza la consapevolezza iniziale non si va avanti come ho già detto più volte. E’ un punto cruciale perchè a volte insegnando ci si rende conto che non riusciamo ad osservarci con chiarezza ed onestà; guardiamo ma non vediamo, non sviluppiamo la consapevolezza, la percezione della realtà del nostro movimento  e non capiamo la necessità di cambiare.

Per esercitarci potremmo produrre una lista delle cose che vorremmo cambiare nel nostro iaido o di quelle che ci vengono spesso segnalate.  La lista ovviamente non è una cosa statica e probabilmente la aggiorneremo continuamente ma incominciamo a fare una lista e a mettere in ordine di priorità le cose che vogliamo cambiare. Possiamo iniziare da quella che ci piace meno nel nostro iaido oppure da una cosa che riteniamo più facile da cambiare (tanto per non rischiare troppo!!!). 

rené claudio danielle

Cominciamo a cambiare una cosa per volta. Dobbiamo concentrarci su un cambiamento che vogliamo produrre non su tutti i cambiamenti contemporaneamente: è troppo difficile. Scegliamo una cosa che vogliamo cambiare e cominciamo ad esercitarla in palestra, a casa e pensandoci lungo il corso della giornata. Claudio una volta in palestra ha condiviso con tutti noi  che per cambiare il modo di girare e applicare jikuashi ha incominciato a pensarci giornalmente, a provarlo in palestra tutte le sere nei momenti che precedono la lezione o durante la pratica libera e nell’esecuzione dei kata. Inizialmente inciampava spesso, ci ha detto, e perdeva l’equilibrio. Ci è voluto tempo ma alla fine il movimento è cambiato. Il percorso da fare è molto semplicemente  quello descritto da Claudio: scegliere una cosa da cambiare, pensarci, esercitarsi e sperimentare, non farsi scoraggiare da apparenti peggioramenti. 

E’ importante osservare cosa produce il cambiamento e non farsi scoraggiare delle difficoltà,  continuando a provare qualche cosa di diverso, ma , mi ripeto, il punto di partenza è la consapevolezza ed una onesta osservazione di sé stessi. 

 Applicando i termini dell’immagine e dei vari articoli sulla comfort zone dobbiamo passare dalla Fear zone alla Learning zone. Ci vuole una certa forza di volontà e di determinazione per produrre il cambiamento ma se riusciamo a farlo in modo sereno e con tranquillità (senza drammi e senza scoraggiarci) probabilmente riusciremo a trasformare il nostro iaido e andare nella growth  zone (e probabilmente avremo imparato a trasformare un pezzettino della nostra vita perché in fondo a questo serve lo iaido). A questo punto avremo allargato la nostra comfort zone. 

Una volta cambiata una cosa dedichiamoci alla seconda della nostra lista e riprendiamo il processo da capo. 

Un altro modo di lavorare su questi concetti è mettersi alla prova facendo cose diverse da quelle abituali. Per esempio se non ci piace essere guardati quando facciamo iaido potremmo offrirci  volontari per una dimostrazione o per farsi correggere in palestra o durante uno stage. Se non ci piace farlo avremo paura e ci sentiremo a disagio, affrontare direttamente la nostra paura provocherà un cambiamento. Non ci piace insegnare? Proviamo a farlo. Non ci piace fare stage all’estero? Andiamo a fare tutti gli stage che possiamo.  Anche qui possiamo iniziare con cose facili e limitate nel tempo tipo una cosa nuova che non ci piace per lezione o a settimana.  

Osservarsi con lucidità e sperimentare è l’unica via al cambiamento che conosco e permette anche di non annoiarsi mai pur ripetendo sempre e solo 12 kata!!!

Danielle Borra, kyoshi 7 dan

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