di Claudio Zanoni – 6° Dan Iaido Renshi
14 luglio 2016

 

Nelle arti marziali una delle cose più importanti è la continuità della pratica, una Via deve essere seguita come tale e perciò la pratica deve essere costante. Frequentare regolarmente il proprio dojo è una parte fondamentale della pratica, anche quando siamo stanchi, fa freddo o avremmo altro da fare, si dovrebbe dare la priorità alla pratica ed alla frequentazione del dojo.

Uno degli insegnamenti che ci provengono dal Giappone è la necessità di apprendere con costanza di migliorare continuamente, questo si può ottenere solamente frequentando il dojo con regolarità.  Immergersi nella pratica due tre volte la settimana permetterà al nostro corpo di apprendere con molta più semplicità e i nostri risultati saranno sicuramente migliori. In questo modo il nostro miglioramento sarà costante e decisamente più veloce.  Una Via è una strada da percorrere, ognuno di noi ha una sua velocità di apprendimento, ma la pratica costante e continua fa si che la crescita sia più rapida proprio perché il corpo impara molto lentamente, ma dimentica anche molto lentamente, e quindi le correzioni ravvicinate permettono di non perdere terreno ma  di continuare ad avanzare correttamente.

La frequentazione regolare del dojo serve anche a migliorare il nostro spirito. Ogni compagno che pratica con noi, emette delle energie che circondano tutti i praticanti e le nostre stesse energie avvolgono i nostri Sempai ed i koai, se queste energie nascono da uno spirito calmo tranquillo che si sente a suo agio nel dojo saranno sicuramente positive e renderanno più facile l’apprendimento delle tecniche, la propria pratica ne risulterà più tranquilla, più serena e quindi si riuscirà ad apprendere meglio e più velocemente.

 

Lo iaido è l’arte di guadagnare la vittoria attraverso  vie pacifiche, tenendo a mente la necessità di conoscere molti e di non uccidere nessuno”

 

A questo punto entra in gioco la necessità di scegliere e seguire un Maestro, io credo che una scelta oculata si dovrebbe fare non prima del 3° oppure del 4° dan, prima ci si può limitare a vedere più strade, ma una volta che si è scelta la propria, si deve cercare di approfondire più possibile questa strada.

Per molti il Maestro deve essere necessariamente Giapponese, mi ritrovo tantissime volte in Italia ma anche in Europa a sentir dire il mio Maestro è tizio o caio, quando in realtà questa affermazione non si basa su un reale rapporto Maestro/allievo. Le persone in realtà vedono quello che definiscono come loro maestro solamente 1 volta l’anno ad uno stage pubblico, non c’è nessuna relazione diretta. Questo non è il rapporto allievo/Maestro, non c’è nulla di più sbagliato che pensare che basti fare uno stage ogni tanto per essere allievo di qualcuno.

Il rapporto allievo/Maestro si basa sulla pratica assieme, sulla fiducia che si ripone nel Maestro,  sulla condivisione di momenti e di scelte.

Io ho un Maestro Europeo,  7° Dan Renshi, che mediamente vedo 10 o 12 volte l’anno, con cui mi sento regolarmente e con cui ho un rapporto intenso da circa 13 anni, nel frattempo ho anche la fortuna di poter frequentare una volta l’anno il dojo in Giappone del Maestro Ishido e ovviamente di partecipare a tutti gli stage in Europa che il Maestro Ishido tiene, ma non per questo io sono allievo del Maestro Ishido, sono allievo del Maestro Van Amersfoort anche se  ho la fortuna di essere stato scelto dal Maestro Ishido come suo rappresentante per l’Italia. Questo mi apre le porte del suo dojo in Giappone, mi permette di vestire il suo Mon, e molte altre cose di cui mi ritengo estremamente orgoglioso.

Ma sono altrettanto orgoglioso del rapporto che ho con il mio Maestro Renè, che seguo con lealtà da oramai 13 anni, lealtà non vuol dire sottomissione, ma vuol dire che ho sempre seguito i suoi insegnamenti, cercando di fare esattamente quello che mi chiedeva, senza mai domandarmi se fosse corretto oppure no.  Lui è il mio Maestro e se vuole che una cosa sia fatta in un determinato modo devo farla così come lui mi spiega, poi magari col tempo se ne parla si riflette, si cambiano delle cose e si cresce insieme. Bisognerebbe sempre avere la massima fiducia nel proprio Maestro, per me questa continua relazione fa si che io capisca molto velocemente quello che il maestro mi chiede e che quindi lui non debba sprecare tempo e parole a spiegarmi ogni volta le stesse cose.  Il nostro rapporto è così profondo che alle volte non servono nemmeno le parole ma basta un gesto, uno sguardo ed io capisco cosa debbo provare a cambiare.

 

“Non fare domande al tuo Maestro, trattieni il “perché” come qualcosa che dovrai scoprire guardando nel fondo del tuo cuore”

 

All’inizio ho detto che bisognerebbe almeno essere 3° dan,  ma sarebbe molto meglio essere 4° dan nel momento di scegliere, in modo da aver sviluppato una buona consapevolezza di quello che si vuole imparare. In Italia ed in Europa molto spesso si vede gente che cambia Maestro, non c’è nulla di più sbagliato nel Budo, quando si fa una scelta quella deve essere per il resto della nostra vita nel budo, per questo è opportuno fare una scelta oculata.  L’unico motivo per cui si dovrebbe cambiare il Maestro è la morte dello stesso, non perché l’altro mi è più simpatico o perché politicamente mi offre dei vantaggi.

Scegliete bene e seguite per tutta la vita il vostro Maestro, questo vi renderà migliori come Iaidoca e come uomini, nella via che avete intrapreso.

 

 

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