Sono passati alcuni mesi dalla realizzazione del campionato europeo di iaido a Torino, avvenimento che ha coinvolto molte delle persone del nostro dojo. In questi giorni ho ritrovato questi appunti che non avevo pubblicato, e mi hanno fatto ritornare in mente tutta la stanchezza dell’organizzazione di quell’evento ma anche tutte le facce felici e soddisfatte – perché la cosa stava venendo bene – ed il clima di collaborazione e di amicizia fra tutti in quei giorni. Se è vero quanto dice il Maestro, il nostro cuore in quei giorni ha sicuramente fatto dei progressi.
Ancora grazie a tutti!

Ho avuto la fortuna di passare del tempo con il maestro Yamazaki e di poter usufruire delle sue conversazioni. Chi lo conosce sa che il Maestro ha molto a cuore lo iaido italiano ed è una persona con una profondità spirituale rara.
Alcuni anni fa a Modena durante i vari pranzi e cene mi ha detto più volte che nello iaido è importante anche che cosa si dà agli altri. Non si può fare iaido solo per se stessi, chiusi nella propria palestra. Questo è uno iaido sterile, possiamo diventare bravi formalmente ma il nostro cuore non progredisce, il progresso si vede da quanto siamo disposti a dare agli altri. La nostra bravura si misura dalla qualità dei nostri allievi e da cosa costruiamo attorno a noi.

Ha continuato dicendo che quando bisogna esaminare un grado elevato agli esami non si può guardare solo quello che fa in quel momento ma bisogna valutare il suo cuore: c’è pace oppure conflitto, c’è altruismo oppure egoismo. È una cosa molto delicata, ma non si può dare un grado ad una persona che non ha le condizioni “spirituali” idonee.
Il maestro Mitani ascoltava e aggiungeva alcune considerazioni, per esempio ha detto che la ZNKR manda il maestro Yamazaki proprio perché è un maestro di altissima levatura che sa leggere il cuore degli uomini.
Io non so veramente cosa significhi tutto questo, né come si possa “leggere il cuore” di un praticante che non hai mai visto o non conosci, ma mi è molto chiaro che ad un certo punto lo iaido può diventare sterile se non si riesce a dare delle cose agli altri. Dare delle cose può voler dire insegnare ad altri oppure impegnarsi nell’organizzazione per far crescere un movimento.

Impegnarsi senza secondi fini, semplicemente per far progredire il movimento o per far si che un avvenimento riesca bene.
Il dare aumenta il proprio cuore, ci fa crescere come esseri umani e migliora il nostro iaido. Quest’ultimo aspetto non sono proprio in grado di valutarlo, ma non posso che fidarmi dell’esperienza e della profondità di chi ha studiato tanto più di noi!

Danielle Borra, 7 dan kyoshi

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