Benvenuto nella rubrica di mental coaching: utilizzare la mente per ottenere risultati migliori.
Il mio intento è quello di fornirti alcuni spunti per riuscire a dare il meglio di te negli allenamenti, nelle gare e negli esami di iaido e jodo.

Articoli precedenti:
1 - Introduzione

Il primo passo per lo sviluppo delle abilità mentali è la formulazione e la pianificazione degli obiettivi.

Uno studio condotto diversi anni fa su un campione significativo di persone evidenziò che le persone di successo hanno un comune denominatore: porsi degli obiettivi; pensare a ciò che vogliono e fare qualcosa per ottenerlo.

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

SENECA

È l’obiettivo che ci dà la direzione, ci guida, ci fa capire se il vento ci è favorevole o meno, dà un senso alla nostra fatica e ci motiva a impegnarci sempre più.

E più ti muovi nella direzione dei tuoi obiettivi, più ti senti soddisfatto delle tue capacità. Ogni passo che fai nella direzione dei tuoi obiettivi incrementa la fiducia che puoi raggiungere nel futuro degli obiettivi ancora più grandi.

Che si tratti di arti marziali o di carriera professionale, impostare il proprio lavoro avendo ben chiari gli obiettivi, è uno dei punti essenziali per il successo.

Nella definizione degli obiettivi è importante notare come sia più importante porre l’attenzione sulla prestazione piuttosto che sul risultato. Il passaggio di grado o la vittoria ad una gara non dipendono interamente da noi ma anche dall’arbitraggio o dal livello degli avversari. Arrivare però all’esame o alla gara nella migliore condizione psico-fisica e dare il 100% delle nostre possibilità, dipende dalla qualità e dalla quantità del lavoro svolto e soprattutto da noi stessi.

La vittoria non è qualcosa su cui abbiamo il pieno controllo. E’ giusto sognare la vittoria, ma ciò a cui dobbiamo e possiamo tendere è realizzare la nostra migliore prestazione possibile.

Se ti impegni a dare il massimo, tutto sommato (considerato il mal di pancia, considerati gli imprevisti ed i tuoi rivali), qualsiasi cosa accada tu avrai raggiunto comunque il tuo obiettivo e alla fine potrai essere soddisfatto di te a prescindere dal risultato. Non esiste magia in grado di darti la certezza matematica della vittoria, ma la vera magia è costruirsi la certezza di poter dare sempre il meglio di te.

Gli obiettivi devono essere stimolanti, sfidanti. Devono essere importanti per te. Se ti poni un obiettivo troppo semplice da realizzare, non sarai davvero motivato a fare tutto quel che serve per perseguirlo. Ma devono essere anche misurabili, raggiungibili, realistici e soprattutto hanno bisogno di una scadenza. Darti un limite nel tempo sarà uno stimolo per spingerti all’azione e mantenere alta la concentrazione. Per approfondire questi concetti ti consiglio la lettura dell’articolo di Gabriele Gerbino: porsi degli obiettivi.

In occasione dello stage primaverile di Iaido che si è tenuto a Modena lo scorso week-end ho chiesto ad alcuni partecipanti quali fossero i loro obiettivi e ho ricevuto come risposta: superare l’esame da sesto dan al primo colpo, vincere la medaglia d’oro ai prossimi campionati europei, entrare in Nazionale, essere un bravo insegnante e, ancora, migliorare sempre più.

La parte difficile è capire cosa fare per raggiungere questi obiettivi. Continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto potrebbe non bastare.

Per raggiungere qualcosa che non haI mai ottenuto fino ad ora, devi diventare qualcuno che non sei mai stato.

Comincia a pensare a tutte le azioni pratiche che, nel tempo, ti porteranno a raggiungere il tuo obiettivo. In pratica dovrai suddividere il tuo obiettivo a lungo termine in sotto obiettivi che una volta determinati si possono trasformare in azioni ed essere messi in agenda.

Un buon punto di partenza è determinare dove sei. Qual è oggi la tua situazione rispetto all’obiettivo?

Prendiamo per esempio un obiettivo che mi riguarda da vicino. Vuoi superare l’esame da sesto dan? Cosa è richiesto per il sesto dan?

Danielle Borra sensei, scrive:

Il nostro iaido per affrontare questi esami deve essere privo di errori evidenti di grossa portata, deve essere naturale e possedere un buon ritmo, una naturalezza, dignità e bellezza che solo la profondità di pratica possono dare. Deve inoltre contenere i significati intrinseci nel budo e quindi permettere di trasmettere emozioni e Riai.
La pratica costante e continua è il presupposto di base ma non basta. E’ necessario inoltre che la persona abbia il giusto atteggiamento mentale, deve volere veramente arrivare a quel grado e praticare con sincerità.

Serve quindi sicuramente una tecnica corretta. Commettiamo ancora “errori evidenti”? Quali sono i nostri punti critici? Scriviamoli su un foglio (scrivere è fondamentale, ci obbliga a pensare più lentamente e ci dà la possibilità di ragionare con noi stessi) e attribuiamo ad ogni punto una scadenza temporale.

Stesso lavoro va fatto anche per gli altri criteri richiesti per il superamento degli esami e mi riferisco a profondità di pratica, compostezza mentale, metsuke, kihaku, ki ken tai ichi, riai, fukaku, ecc.

Ogni volta che ne abbiamo la possibilità, invece di eseguire le tecniche e i kata con movimenti automatici ormai acquisiti, concentriamoci sui singoli punti che vogliamo migliorare in base alla scadenza che ci siamo dati. Claudio Zanoni sensei, allo stage suddetto, ha ribadito più volte che diamo troppa importanza alla spada. Molto spesso pensiamo unicamente al taglio tralasciando tutto ciò che avviene prima, come il furikaburi (la preparazione al taglio), la postura ed il corretto uso dei piedi. Solo rallentando e facendo attenzione ai nostri punti critici potremo riuscire a migliorarli. E solo dandoci delle scadenze ben precise saremo stimolati a compiere questo tipo di lavoro.

La nostra mente inconscia ha bisogno di un sistema composto da scadenze per ogni compito che ci siamo imposti. Senza questo sistema, si rimandano sempre tutte le cose più importanti, invece quando ti sei posto un obiettivo e hai messo da parte tutte le scuse che ti impedivano di raggiungerlo, è come schiacciare sull’acceleratore della nostra mente inconscia.

Per raggiungere gli obiettivi servirà tanta volontà e motivazione. Molto spesso, osservando altre persone che praticano iaido e jodo, noto la loro bravura e penso a come sarebbe bello se anche io raggiungessi il loro livello. Fin quando questo pensiero è incentrato su un grado più alto, c’è sempre la naturale scusa che quella persona ha più anni di pratica di me e pertanto è normale che sia più bravo. Quando però vedo altri del mio stesso grado o addirittura di un grado inferiore allora tutto cambia.

Cosa fa quella persona di diverso da quello che faccio io? Qual è la qualità che mi manca? Come faccio ad ottenerla?

Il raggiungimento di quella qualità potrebbe essere un nostro obiettivo. Non c’è nulla che non si possa raggiungere, se abbiamo impegno, disciplina e tanta motivazione.

Ma di questo, che pure è molto importante per tutti noi, ne parleremo la prossima volta.

2 COMMENTS

  1. I like this kind of normal modern-day approach to budo, just because we practice an ancient art does not mean that we shouldn’t use the intellectual tools that modern society has provided.

    My only concern is about the very idea of setting goals and creating systems for achieving those goals. Often the goal is “I want to pass my next dan grade” or “I want to win the European championships”. In both these cases the solution is often “Do more training” and then all of the sub-tasks that come out of this solution (e.g. go to more seminars, go to more squad training, go to other dojos, keep fit etc.).

    I’m interested to hear what other applications and variations of this goal -> strategy -> solution there are, simply because I did a lecture on this very thing last weekend and found it a rather dry area for discussion.

  2. Hi Sensei, thank you for your comment.
    I reply on both web platforms (website and Facebook) to make the discussion easier to share.

    As written in the introduction (https://kiryoku.it/mental-coaching-1-introduzione/) I will develop the topic (how to improve with your mind) in several articles. The purpose of this article was just to give the rightest importance to goal setting, which is in my opinion, the first step in developing mental skills.

    To answer your question, I think that passing a dan grade or winning a championship should be understood more as a wish than an actual goal.

    At the last national iaido seminar I attended, there were over 100 people. The thing that struck me the most, (actually not just me) is that no one asked questions. The theory is well known by all, but in practice there were very few people (and I was not among them) who made a correct iaido. The perception of what we do does not correspond to reality. For example, I think the concept of ki-ken-tai-ichi is clear to everyone, but how many of us can claim to perform a kirioroshi at the right time and with the correct use of the body?

    As you say, we increase our practice hours to improve, but sometimes this is not enough.
    There is no strategy, no well-defined objectives.

    The basic requirements are:

    – Have a Sensei
    – Practice in the dojo all the time
    – Go to national and international seminars
    – Practice also outside the dojo (10 minutes at home every day, even without the sword, would improve our iaido a lot)
    – Take notes (on paper!)
    – Record videos of your performances and review yourself in slow motion (anyone can do it with a smartphone)
    – Carefully observe what and how others do (we are very good at seeing others’ mistakes, but we hardly analyze the positive points that could improve our practice)

    All these points improve our depth of practice but must then be converted into an improvement plan. It’s not enough just to practice. We need to stop and think about our areas for improvement. We need to put together all the corrections received from our sensei, those received in the seminars, the critical points detected by the videos and the positive things seen in other people. All this summarized on paper leads us to understand what our areas for improvement are.
    We should give a short-term deadline to each area and work on it. These will be our sub-tasks which, if achieved, allow us to obtain the long-term goals of passing dan grade and winning championships.

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