«IPPONME – MAE» …………. «YOI»

Rumore ovattato di Hakama-Sabaki. Silenzio.

La mente ripercorre i passaggi 

“Estrarre con le anche; Tsukagashira al centro; Sayabiki, Sayabanare; Kissaki allineato con l’attaccatura del braccio” 

DAVANTI A ME: NESSUNO

«HAJIME» 

Nukitsuke

Getto un’occhiata al Kissaki per vedere se è dove dovrebbe….

Faccio forza con il mignolo sinistro contro l’obi….

Ma a che serve ormai? Tutto sarebbe dovuto accadere prima.

La mente ripercorre i passaggi.

“Come pungere dietro l’orecchio sinistro; non scendere sotto la linea orizzontale; nessuno stop; posizione della lama alla fine del taglio”

DAVANTI A ME: NESSUNO

Furikaburi, Kirioroshi

Mi sembra che il taglio sia stato piccolo, come al solito. 

Il pugno sinistro è davanti all’ombelico?

Getto un’occhiata al Kissaki per vedere se è dove dovrebbe…. 

Ma a che serve ormai? Tutto sarebbe dovuto accadere prima. 

La mente ripercorre i passaggi.

Spada all’altezza della spalla; non chiudere il gomito; il Chiburi come un taglio; la velocità, il ritmo, la punta a 45°” ….

DAVANTI A ME: NESSUNO

Chiburi

Noto

Stefano Banti

Ho praticato tanti anni così, collegando l’uno all’altro i vari Chakugan-ten, come a disegnare un’invisibile pista cifrata, alla ricerca di una perfezione che non esiste. 

La grande soddisfazione nel sentire il suono della spada, più ce n’è meglio è, ma poco altro.

Nessun Metsuke, nessun Riai, poco Zanshin e spesso a sproposito: ridicole smorfie feroci scambiate per la pienezza del vuoto.  

Cioè nulla di tutto ciò che rende queste sequenze un vero combattimento.

Certo lo Iaido è l’arte dell’immaginazione, tutti a cercare il famigerato Kaso-teki, il nemico immaginario che dovrebbe esserci e che io non sono mai riuscito a vedere.

Ma questa non è una giustificazione, perché anche quando l’avversario è lì di fronte in carne ed ossa, come nel Jodo, le cose vanno più o meno alla stessa maniera: sequenze ormai super apprese, con il tachi che non riesce ad attaccare e il jo che se ne va per conto proprio.

I punti da tenere presente per gli esami di grado medio-alto, diciamo dal quinto dan in su, sono veramente sconfortanti perché contengono tutto quello che a me manca.

Che fare quindi?

La prima cosa è convincersi che una buona esecuzione, senza errori tecnici ma priva di spirito, non ha alcun valore, non è un obiettivo da ricercare.

Dopo anni di pratica, sono riuscito a fare questo primo passo fondamentale: capire che stavo andando nella direzione sbagliata.

Mi era stato detto e ripetuto tante volte da tante persone, ma c’era come un corto circuito che mi impediva di vedere me stesso come gli altri mi vedono.

Come ha detto il Maestro Murata in un suo recente webinar, il peggior nemico della nostra pratica è la mente, con i fantasmi che essa è in grado di generare. 

Ma di questo mi occuperò più dettagliatamente in seguito. 

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