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Il nome scientifico è Aegagropila Linnaei, la famiglia è qulla delle Cladophoracee, ma è più simpaticamente nota con il nome di Marimo, nome composto dai termini giapponesi Mari, pallina, e Mo, indicante generalmente le piante d’acqua.
È un’alga che si sviluppa come una morbida sfera verde brillante dalla superficie vellutata, conosciuta fin dall’inizio del XIX secolo, ufficialmente scoperta in Europa, chiamata Marimo dal botanico giapponese Tatsuiko Kawakami solo alla fine dello stesso secolo, e già nota alla popolazione autoctona giapponese degli Ainu come torasanpe, anima del lago, o tokarippu, cosa che rotola nel fango.
I Marimo in Giappone sono tipici del lago Akan, nell’Hokkaido, la più settentrionale delle isole giapponesi, e sono considerati come una sorta di speciale monumento naturale, oltre ad essere stati nominati Tesoro Nazionale Giapponese nel 1921, e ai quali tra l’altro è stato dedicato un museo sull’isola di Churui, una delle quattro del lago Akan, all’interno del quale è possibile osservare dal vivo queste simpatiche alghe in un acquario gigante creato a somiglianza del lago Akan stesso, oltre che attraverso a telecamere subacquee che possono dare un’idea del loro ambiente naturale.
In realtà quest’alga può crescere in tre diverse forme
- sulle rocce, in genere sui lati in ombra
- filamenti liberi, ovvero ciuffi filamentosi sul fondo dei laghi
- a palla, la forma più nota anche commercialmente, dai cui il suo appellativo di alga palla
e in comune, come intuibile dal primo tipo, hanno la caratteristica di non amare particolarmente la luce e di crescere molto lentamente: i Marimo a palla infatti crescono di circa cinque millimetri all’anno, ma hanno una longevità incredibile, e sono pertanto considerati come regali particolari per augurare longevità, oltre ad avere un costo proporzionale alla loro vita e quindi alla dimensione.
La forma sferica garantisce la funzione clorofilliana indipendentemente da quale “lato” sia esposto, a differenza delle foglie, e curiosamente sono soggette ad un naturale declino in termine di popolazione a causa dell’eccesso di nutrienti derivanti da agricoltura e allevamento ittico, che ne causano spesso la scomparsa dai laghi.
Uno infatti degli aspetti peculiari dei Marimo tenuti in casa è quello di richiedere una cura veramente ridotta al minimo: poca esposizione alla luce, e soprattutto mai diretta, nessuna alimentazione, cambi d’acqua non troppo frequenti, meglio se declorata, che li rendono “compagni” adatti a tutti coloro che come me non brillano per passione e capacità manutentive di acquari e piante in vaso, pur restano una piacevolissima presenza sulla scrivania. A tal proposito sono anche utilizzati come strumenti per l’educazione verso l’ambiente: queste alghe definite anche come “da compagnia” vantano infatti un merchandising di tutto rispetto grazie ad una bambolina chamata Marimokkori, sintesi di Marimo e Makkori, termine onomatopeico giappoenese che indica qualcosa che cresce sotto i vestiti, e a volte dotata di perfino vibrazione, realizzata con un sistema elettromeccanico che la fa muovere, dandole un che di vitale. In realtà l’associazione del Marimo con l’educazione ambientale è più legata alla sua funzione simile ad un Tamagotchi vivente, mentre la bambolina, che viene spesso indicata come inquietante a causa del suo particolare rigonfiamento e ad un sorriso non propriamente bonario, ma che comunque suscita ilarità, ha incontrato fortune diverse nel tempo, arrivando a non voler più essere venduta, ma resta comunque un gadget particolare apprezzato da bambini e adulti. Al giorno d’oggi il Marimokkori dà la forma a innumerevoli oggetti d’uso comune, ne sono stati realizzati diversi tipi, e l’immagine è stata anche ridisegnata in stile manga per commercializzare cibi e snack.
Anche se legata alla popolazione Ainu, la relazione tra i Marimo, la popolazione e la sua tradizione è però controversa. Nonostante nell’Hokkaido si organizzino anche festival dedicati all’alga palla, da una parte gli Ainu apprezzano il fatto che l’area del lago Akan venga invasa dai turisti, e dall’altra contestano che non esistano dati storici o leggende che li colleghino ai Marimo, anzi, erano ritenuti piuttosto una seccatura in quanto si impigliavano continuamente nelle reti da pesca. L’unica “leggenda” è quella riguardante l’origine dei Marimo, che deriverebbe dalla tragica fine di una ragazza Ainu, figlia di uno dei capi tribù della zona che si innamorò di un uomo di rango inferiore, relazione naturalmente osteggiata dalla famiglia di lei. Durante la loro fuga d’amore, caddero sfortunatamente nelle acque del lago, dove affogarono insieme, restando per sempre uniti sul fondo: secondo la leggenda, furono quindi tramutati in Marimo, motivo per il quale questa pianta è oggi nota anche come sinonimo di affetto, amore eterno e buona sorte di coppia, regalati spesso alla persona con la quale si vorrebbe passare insieme il resto della vita.
Una leggenda tragicamente romantica che pare avere più appiglio per il richiamo dei turisti che non con la tradizione degli Ainu, il cui apprezzamento per la natura resta comunque un profondo valore spirituale. Durante i tre giorni del Marimo Festival che si tiene ogni anno in ottobre sin dal 1950 si possono apprezzare le celebrazioni Ainu per questa pianta, che culminano il terzo giorno quando un anziano della comunità a bordo di una piccola imbarcazione di legno riporta gentilmente e rispettosamente i Marimo sul fondo del lago.
Sia come sia, al giorno d’oggi il mercato dei Marimo è in crescita, anche se spesso non sono sono gli originali naturali a palla: la vendita infatti è controllata dalla Commissione per la Pesca dell’Hokkaido, che offre Marimo realizzati dall’arrotolomento artificiale della varietà filamentosa in modo da prevenire il depauperamento di quelli a palla.
Per chi comunque fosse affascinato da queste alghe ma non volesse impegnarsi nell’accudirle è possibile invece sfruttare l’app “Marimo” (https://apps.apple.com/jp/app/marimo-shui-caode-xiaosana/id398361669) che permette di fare crescere la simpatica palla in un acquario virtuale: come un nuovo Tamatgochi, il Marimo cresce un pochino di giorno i giorno, ma se non lo si cura abbastanza l’acqua assumerà un aspetto fangoso e porterà alla triste fine la nostra palla.
Una caratteristica molto particolare dei Marimo è quella del galleggimento: in natura durante il giorno le sfere spesso galleggiano a pelo d’acqua poiché la fotosintesi produce ossigeno che le spinge verso la superficie, mentre un’altra grande fonte di ossigeno deriva dall’assorbimento di una gran quantità di nitriti, nitrati e componenti ammonici nell’acqua e il gas rilasciato è quindi osservabile sotto forma di bollicine visibili in superficie sugli steli.
Sono stati condotti esperimenti di varia natura su quella che è stata definita la danza dei Marimo, ovvero il caratteristico movimento quotidiano dal fondo verso la superficie dell’acqua che avviene esclusivamente di giorno. Nonostante l’ossigeno prodotto dalla fotosintesi e dal metabolismo sia il principale responsabile, si ritiene i Marimo siano dotati di un orologio circadiano biologico, che li porti a raggiungere la superficie durante le ore più luminose per massimizzare la fotosintesi, mentre si pensa che l’affondamento notturno sia imputabile a motivi di protezione dal freddo eccessivo o dal ghiaccio che possa formarsi sulla superficie dell’acqua.
Che siano tenuti in acquario o in vaso, i Marimo si produrranno quindi in questa simpatica danza (https://www.youtube.com/watch?v=zTuvdcytq_g) che contribuisce a renderli simpatici compagni di tavolo. Non aspettatevi comunque danza scatenate, in genere si muovono lentamente in verticale, ma in virtù di moti relativi tra diversi Marimo presenti in un vaso possono muoversi anche in altre direzioni, dando realmente l’idea di simpatici animaletti che giocano.
Grazie all’attenzione minima che richiedono si possono anche portare in vacanza, e mi piace pensare che apprezzino particolarmente il cambio d’aria e la vista sui monti, dato che li vedo sempre più propensi a scatenarsi nelle loro danze felici. Ovviamente, poi, fate attenzione al gatto, perché sono palline irresistibili che sono bellissime da sgattare fuori dal vaso.
lele bo
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