Riflessioni sul ki-ken-tai tra kendo e iaido. 

Prendo spunto riportando integralmente la voce di glossario di Anna Rosolini nella sua rubrica. 

Ki Ken Tai Ichi : unità di spirito (Ki), spada (Ken) e corpo (Tai). Ki è lo spirito, Ken (spada) si riferisce all’uso della spada, Tai si riferisce al movimento del corpo e alla postura. Questo termine esprime un concetto fondamentale: il taglio deve essere portato dal corpo con un movimento collegato all’attacco dell’avversario. Quando Ki, Ken e Tai lavorano insieme in armonia e nel giusto momento, allora si creano le condizioni per un taglio corretto.” 

Quando ho iniziato a fare kendo, moooolti anni fa, mi fu spiegato il ki ken tai ichi in maniera estremamente tecnica. In effetti all’epoca non sarei stato in grado di capire di più. 

Ki, lo spirito che si esprimeva con un potente kiai, l’urlo per i non addetti, tramite il quale dimostrare, dichiarando il bersaglio, l’assoluta intenzionalità dell’attacco che si stava portando … 

MEEEEEEENNN … 

KOTEEEEEEEEE … 

Ken, la spada, si manifestava colpendo il bersaglio col mono uchi, il terzo terminale della spada, la parte più tagliente di una katana in quanto la parte che prende la massima velocità durante il taglio. Questione di fisica e di velocità angolare e tangenziale in funzione del maggior raggio, rispetto al centro di rotazione, di cui usufruisce l’ultimo terzo della lama … 

Tai, il corpo, che si doveva manifestare con un potente “pestone” sul pavimento nello tsugiashi, il passo per attaccare e lo spostamento in avanti del corpo dopo aver colpito. 

Per anni questo è stato il credo, poi, all’inizio del secolo, sono approdato allo iaido. 

Di ki ken tai non ho sentito parlare fin quando ho cominciato a prepararmi per gli esami più avanzati. 

La cosa più evidente ed immediata è stata la scomparsa del kiai come manifestazione del ki … ma su questo punto tornerò dopo. 

Il ken resta come spada che deve colpire in modo adeguato: deve essere un taglio corretto con asuji corretto, alla giusta distanza in modo che a colpire kaso teki sia il mono uchi della spada … 

Tai, come nel kendo e con più evidenza nel kendo no kata, il piede d’attacco arriva a terra un attimo prima dell’impatto della spada sul bersaglio, mentre il piede posteriore chiude spostando il corpo quanto basta per essere un tutt’uno col taglio che la spada nel frattempo completa. 

Resta il ki, lo spirito, che nello iaido a parer mio si manifesta con quell’insieme di tecnica, metsuke, zanshin, ritmo e atteggiamento, insomma quella pressione sull’avversario, quel kigamae, che se nel kendo non è difficile comprendere, data la presenza fisica dell’avversario, non lo è altrettanto nello iaido. 

Dei tre, il ki è probabilmente l’aspetto più difficile da realizzare, anche perché lo dobbiamo ricercare in noi stessi, non può essere insegnato da terzi, non può essere studiato su documeni di alcun genere. Si possono però trovare importanti punti di riferimento osservando gli embu di alcuni Maestri capaci di esternare il loro ki, ma soprattutto sforzandosi di eseguire il kata figurandoci un kasoteki realistico e “vivo”. 

In fine, torno agli aspetti tecnici del ki ken tai, limitandomi ad analizzare un kirioroshi dello iaido ed un men (attacco alla testa) del kendo. 

KEN I ICHI
KEN I ICHI

In entrambi i casi, una frazione di secondo prima dell’impatto della spada sul bersaglio corrisponde il posizionamento del piede d’attacco [vedi punto (1) nei due schizzi grafici]. 

Successivamente, il piede di spinta chiude il passo proiettando il corpo in avanti nel kendo e chiudendo il taglio nello iaido [vedi punto (2)]. 

Il che è ovvio, kaso teki può essere tagliato, l’avversario nel kendo no … 

Conclusione: “ken i ichi” è una locuzione giapponese che significa: “la spada è una” nel kendo come nello iaido, le sfumature cambiano, l’essenza della spada no. 

Gambatte o-kudasai. 

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