LA PREMESSA

Non è importante – ai fini di questo articolo – sapere chi sono Natali e Rastrelli.

Basti sapere che sono due persone che praticano Iaido (e anche Jodo), hanno lo stesso grado ed uno, per forza di cose, è più bravo dell’altro.

L’OBIETTIVO

Ciò che mi prefiggo con questo scritto è cercare di capire perché uno diventa migliore in un’arte marziale rispetto all’altro.

Certo i fattori sono tanti e diversissimi tra loro.

Se sei un “Andrea Cauda” allora sei nato con la camicia e non devi preoccuparti molto; in te c’è già la predisposizione giusta per diventare il migliore.

Altrimenti l’unica cosa certa è che:

per diventare bravo dovrai faticare tanto.

LA REGOLA

Fin qui immagino nessuno possa eccepire la mia tesi.

Sappiamo tutti infatti che il vero segreto per eccellere in qualsiasi disciplina è la regola delle 10.000 ore.

In breve la teoria afferma che “chiunque può primeggiare in qualsiasi disciplina, se vi si applica intensamente per un sufficiente periodo, quantificato in 10 mila ore.”

practice makes perfect

LA DOMANDA

Tralasciando il background esperienziale dei nostri due protagonisti, possiamo dire che entrambi hanno una quantità di ore di allenamento molto simile, entrambi hanno preso lo studio dello Iaido seriamente, entrambi si allenano più volte a settimana ed entrambi partecipano a seminari nazionali ed internazionali. Da qualche tempo hanno in comune anche gli stessi maestri.

Ma uno è più bravo dell’altro… perché?

La regola delle 10 mila ore ha sicuramente una sua valenza ma sono dell’idea che non prenda in esame alcuni aspetti fondamentali.

QUANTITÀ E QUALITÀ

Il primo aspetto è che la regola parla di quantità (di ore) e non tiene conto della qualità dell’allenamento. Se il mio kirioroshi è sbagliato (quindi non so tagliare), dopo 10.000 ore probabilmente continuerò a commettere lo stesso errore senza nessun miglioramento.

Strettamente legato al concetto di qualità appena visto, ci sono – imho – altri aspetti da prendere in considerazione come il tipo di pratica svolta e la presenza di un bravo maestro che possa indicarti la giusta via da seguire.

LA MIA IDEA

In sostanza, sono arrivato alla conclusione che la quantità di ore di allenamento è fondamentale (ad un certo livello, in esami e gare, viene valutata la profondità di pratica) ma bisogna che sia un allenamento intelligente con una metodologia che possa essere utile per comprendere errori e miglioramenti.

Quindi oltre alla quantità di ore serve un bravo maestro una metodologia che preveda analisi, obiettivi da raggiungere, indicatori di qualità che consentano di capire il livello raggiunto e un cervello possibilmente attivo.

IL SENSEI

Nello Iaido, come per tutte le arti marziali, non si impara sui libri e non si impara dai video che si trovano sul web; per apprendere è fondamentale seguire un maestro.

Come già detto, Natali e Rastrelli seguono gli stessi maestri ma con una differenza tutt’altro che sottile. Rastrelli (almeno fin quando era in Italia) poteva seguire i maestri molto da vicino, vivendo nella stessa città e frequentando costantemente le loro lezioni. Natali invece, vivendo in un’altra città, è costretto a far tesoro delle nozioni apprese durante un seminario e/o un allenamento specifico e poi rielaborare il tutto, cercando di metterlo in pratica, in autonomia nel suo dojo.

Si potrebbe affermare che Rastrelli è avvantaggiato perché ha la possibilità di essere seguito maggiormente. Eppure Natali è più bravo. 

Alessandro Natali iaido

I LIMITI DELL’INSEGNAMENTO

I nostri due protagonisti sono entrambi istruttori ed hanno imparato quanto possa essere difficile insegnare. 

Ci sono problemi di comunicazione (la maggior parte delle cose che si dicono non vengono percepite e/o memorizzate dall’allievo), ci sono problemi fisici e posturali da tenere in considerazione, e infine c’è anche da risolvere la questione dei diversi livelli di competenza dagli allievi.

Su quest’ultimo punto vorrei soffermarmi perché ritengo sia importante ai fini del quesito in oggetto.

In una sessione di allenamento ci sono solitamente persone con gradi, esperienza e competenze diverse.

Questo vuol dire che nello stesso istante l’istruttore deve dare indicazioni “generali” che vadano bene un po’ per tutti. 

Sappiamo però che le indicazioni rivolte agli allievi con poca esperienza sono completamente diverse da quelle che bisognerebbe impartire ai gradi più alti. Ogni allievo deve essere seguito in modo diverso e adeguato. Il rischio è insegnare a correre a chi non sa ancora camminare o annoiare con una passeggiata chi potrebbe e vorrebbe procedere velocemente.

ALLENAMENTO “ATTIVO”

Per questo motivo non è pensabile affidare lo sviluppo e il progredire del proprio livello solo grazie alle indicazioni del sensei e solo limitatamente alle lezioni in dojo

Claudio e Danielle lo hanno più volte spiegato utilizzando il concetto di allenamento con mente attiva.

Per lo Iaido, ovvero uno studio continuato e ripetuto degli stessi movimenti, questo tipo di allenamento è anche l’unico sistema per rendere la pratica dinamica, proficua, divertente e mai noiosa.

Progredire nella pratica vuol dire seguire un maestro ma al contempo analizzare attivamente se stessi. Guardarsi, riprendersi e criticarsi costruttivamente. 

Porsi degli obiettivi a breve e lungo termine e cercare in tutti i modi di raggiungerli. E come dicono i Maestri Giapponesi, praticare sempre con lo stato mentale come fossimo bambini, di chi non sa e vuole solo imparare.

Ma questo si può fare solo quando hai la possibilità di allenarti in base ai tuoi obiettivi e solo quando si conduce una pratica libera. 

La pratica libera è necessaria per analizzarsi e assimilare ogni singolo dettaglio, ogni singolo movimento studiandolo in una maniera che non sarebbe possibile durante una pratica guidata con i sensei. 

Ogni istante della giornata é buono per poter “pensare” e progredire ben sapendo come, in ogni arte marziale, il pensiero (ripensare a tutti i singoli movimenti per i principianti o per esempio il giusto ritmo o il riai del kata per i più esperti) e la cosiddetta visualizzazione mentale siano aspetti fondamentali per migliorare e raggiungere gli obiettivi. 

Rastrelli Iaido
Foto di Giulio Cianchini

LA PRATICA LIBERA

Nella pratica libera si ha la possibilità di “lavorare” su tutti quegli aspetti utili al tuo miglioramento. Si può esercitare, approfondire e migliorare proprio quella tecnica o quel movimento che pensi debba essere migliorato

Tutto ciò nella pratica in dojo, con i sensei costretti a dare linee guida generali che vadano bene per tutti, ovviamente non è possibile. 

Nella pratica individuale si può scomporre ogni kata in singoli movimenti permettendo di verificare se quanto fatto sia corretto. Non solo, é possibile eseguire il movimento con ritmi diversi (slow motion, lento, normale, veloce) per lavorare su precisione efficacia e fluidità. 

Se capisci che il tuo problema è la postura nei kata in piedi, devi allenarti su quello, per mesi non solo una volta. E se il sensei si focalizza per un periodo sui kata in ginocchio, tu devi trovare il tempo per allenarti sui kata in piedi. E’ fondamentale.

In un altro articolo avevo descritto il mio personale metodo di allenamento con degli schemi di valutazione e correzione che mi sono serviti molto.

Avere a disposizione del tempo per la pratica libera (se guidata e supervisionata dai sensei è ancora meglio) è il modo migliore per migliorare, raggiungere gli obiettivi ed auto-motivarsi.

la vera motivazione nasce e cresce dentro di te

Vista la lontananza geografica dal dojo dei maestri, di sicuro Natali ha più pratica libera e attiva rispetto a Rastrelli.

UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ

Vuoi veramente imparare lo Iaido? 

Pensa prima di rispondere. Lo vuoi veramente. E’ uno dei tuoi obiettivi a lungo termine?

Bene allora metti tutta la tua attenzione, il tuo impegno e impara.

Detlef usa spesso una domanda provocatoria: 

Ti piace lo Iaido? Si, e allora perché non impari?

Ha ragione! 

Com’è il nostro approccio allo Iaido durante le lezioni e fuori da esse?

Che priorità ha lo Iaido nella vita di Natali e Rastrelli?

L’ATTEGGIAMENTO MENTALE

L’atteggiamento mentale durante la pratica, ed in particolare la pratica libera, deve essere quindi di apprendimento attivo.

Invece di pensare a far fischiare la spada cerchiamo prima la consapevolezza di ciò che facciamo, dei nostri movimenti della comprensione reale di ciò che facciamo applicando con voglia e serietà uno studio attivo.

Alessandro Natali iaido

LA CONCLUSIONE

Lavorando sempre con dei Maestri – tra i migliori in italia – si può correre il rischio di lavorare tanto e bene ma senza far lavorare il cervello. Un buon allenamento deve prevedere anche una buona parte di pratica attiva dove il termine attiva non è riferito solo al corpo ma anche e soprattutto alla mente.

Ho avuto la fortuna di potermi allenare anche in Giappone nel dojo di Ishido Sensei e in Inghilterra nel dojo di Andy Watson

In entrambi i dojo ci si allena quasi totalmente tramite pratica libera!

Io penso sia questo il vero segreto che rende una persona più brava dell’altra: una definizione chiara degli obiettivi da raggiungere, una pratica seria e costante sotto la guida di un bravo maestro, una mente attiva, una buona dose di pratica libera e tanta voglia di raggiungere risultati straordinari.

per avere risultati straordinari 
dobbiamo fare qualcosa di straordinario

Del resto, uno studio fatto in questo modo porta ad un miglioramento non solo della nostra pratica ma di noi stessi nella vita di tutti i giorni, che è poi lo scopo ultimo dello Iaido.

L’EPILOGO

Ma alla fine Natali è più bravo di Rastrelli?

Si lo è. Natali ha fame, molto più che Rastrelli e non parlo solo della voglia di mangiare (su quella nessun dubbio che Natali sia un campione!) ma di quella fame, di quella voglia di imparare e migliorare che forse Rastrelli non ha.

Di quella fame che ti fa prendere appunti quando il maestro spiega, quella voglia di mettersi sempre in gioco, di fare domande, di voler provare e riprovare, che ti porta nel tuo dojo a praticare, da solo o con i fidati compagni, quei singoli movimenti – tramite anche la pratica libera e con mente attiva, perché non c’è il sensei che ti corregge – finché quella sequenza non abbia una minima parvenza di kata corretto.

Quindi Natali batte Rastrelli, ma non è questo il punto.

Natali e Rastrelli sono solo due prestanome. Al loro posto, senza andare troppo lontano, potevo citare Cauda e Regaldi, Battista e Sappino, Bonacina e Cardani, e tanti altri. 

Nello Iaido l’unica e vera competizione è con noi stessi. 

Per vincere, dobbiamo solo comprendere cosa vogliamo veramente e gestire i nostri limiti. 

La vera vittoria è darci il permesso di dare il meglio di noi stessi e di esserne soddisfatti. 

la verità è che nello iaido come nella vita 
l’unico vero fallimento è 
non permettersi di dare il meglio di sé

Se riusciremmo ad arrivare ad un esame o ad una gara preparati, calmi e sicuri, avremmo già vinto, perché, comunque vada, sapremo di aver fatto tutto il possibile e aver dato il meglio di noi stessi. 

Natali, Rastrelli e l'importanza della pratica libera

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